Da solo non puoi farcela
Chi di voi ha mai vissuto l’esperienza di dover fare, o forse di tentare di fare, da solo un lavoro che avrebbe richiesto la presenza di almeno un’ altra persona?
Spesso è frustrante dover fare un lavoro da solo, sapendo che, se ci fosse stato qualcun altro ad aiutarci, avremmo impiegato la metà del tempo e forse meno, o che il lavoro sarebbe venuto meglio, o semplicemente che avremmo evitato di faticare come delle bestie!
Ma poi, se riusciamo a completarlo, quasi sempre ci fermiamo a contemplare il lavoro, pensando: “Però, mica male per una persona sola!” E così, tronfi nella nostra autostima, vorremmo darci una pacca sulla spalla, stringerci la mano ed offrirci una bottiglia per festeggiare.
Ma non sempre il “fare da soli” si traduce in un trionfo; talvolta può trasformarsi addirittura in una sorta di odissea. Ascoltate questa lettera (reale) spedita da un uomo al Ministero del Lavoro per un risarcimento.
Lettera di un infortunato sul lavoro
Al Ministero del Lavoro.
In risposta alla vostra richiesta di maggiori chiarimenti relativi all'incidente occorsomi, per spiegarvi quanto da me scritto ("Tentativo di fare il lavoro da solo") nella casella n.3 del modulo alla voce "motivo", così rispondo ed illustro.
Sono un muratore professionista. Il giorno dell'incidente stavo lavorando da solo sul tetto di un caseggiato di 6 piani. Finito il mio lavoro, avanzarono circa 100 mattoni del peso complessivo di circa 2 quintali. Pensai che invece di portarli a terra un poco alla volta, avrei potuto calarli con la carrucola e la fune che stavano sul tetto. Fortunatamente c'era anche un barile di misura sufficiente a contenerli.
Riempii il barile e scesi al piano terra ad assicurare la fune. Poi risalii sul tetto e feci ruotare il braccio con carrucola e barile in posizione di calo. Discesi nuovamente al piano terra e sciolsi la fune, tenendola ben stretta per controllare la discesa del barile ma quando questo si fu allontanato dal piano del terrazzo, cominciando così la sua discesa verso il basso, lo strappo fu talmente inaspettato e violento da farmi perdere la mia consueta presenza di spirito: invece di mollare la fune bloccai la presa e così finii col trovarmi lanciato in ascesa veloce verso il tetto del caseggiato.
Al terzo piano incrociai il barile che stava scendendo. Questo spiega la frattura al cranio e la rottura della spalla.
Rallentai un poco ma continuai la rapida ascesa e non mi fermai se non dopo che le dita della mano destra e le nocche rimasero fermamente bloccate sopra la puleggia; questo spiega le fratture alle falangi e le ferite lacero/contuse alle dita.
Fortunatamente a questo punto avevo riguadagnato la mia presenza di spirito e nonostante il dolore tenni stretta la fune con fermezza. Ma in questo momento il barile giunse a terra: il fondo si ruppe ed i mattoni uscirono per il di sotto. Liberato del peso, il barile, che pesava circa 20 chili, non controbilanciò il mio peso di circa 64 Kg e così mi trovai in una rapida discesa lungo il muro. Circa al terzo piano incrociai il barile che saliva. Questo spiega la frattura alle caviglie e le lacerazioni multiple alle gambe.
L'incontro con il barile rallentò un po’ la discesa e così quando arrivai a terra ebbi soltanto tre vertebre incrinate. A questo punto devo dire che stavo seduto su un mucchio di mattoni preso da forti dolori e quasi inconscio e così persi ancora la mia presenza di spirito: lasciai la presa sulla fune e non ebbi neppure la forza di alzare la testa e di accorgermi che il barile stava ancora una volta scendendo a terra. Questo spiega la frattura delle gambe..
Nella speranza di avere chiarito e di essere stato esauriente, rimango a vostra disposizione e porgo distinti saluti.
Ci sono alcune cose che non possiamo fare da soli, pena un disastro totale. Se questo principio è valido nella vita di ogni giorno, vogliamo vedere oggi come si applichi anche alla vita dei credenti, prendendo ad esempio un personaggio famoso del Nuovo testamento: Pietro.
Debbo confessarvi che Pietro mi piace, e mi piace tanto. Anche se non brilla tra gli altri apostoli per intelligenza o capacità di capire le cose al volo (almeno, prima di ricevere lo Spirito Santo!), quello che mi affascina di lui è il suo carattere sanguigno e passionale; è quello che è sempre pronto a combattere, a sfoderare la spada, a mozzare orecchie a destra e a manca.
E’ quello che non ce la fa a non avere l’ultima parola in un discorso; deve sempre aggiungere qualcosa, anche se quello che ha parlato prima è Gesù!
E’ quello che è sicuro di se stesso, che è sicuro di farcela da solo, senza l’aiuto di nessuno…Swarzenegger impallidirebbe a suo confronto.
Beh, forse debbo confessarvi che mi piace così tanto… perché gli somiglio così tanto!
Come Pietro, spesso anche io sono convinto che “posso farcela da solo”; come Pietro anche io mi sbilancio spesso in affermazioni che sono aldilà delle mie reali capacità, sia come uomo che come credente. Ed anche io, come Pietro, debbo spesso contemplare il fallimento totale della mia superbia.
Leggiamo assieme Marco 14:27-31 ( p. 1006 NR- p. 1101 ND).
“27 E Gesù disse loro: "Voi tutti sarete scandalizzati di me questa notte, perché sta scritto: "Percuoterò il Pastore e le pecore saranno disperse". 28 Ma dopo che sarò risuscitato, io vi precederò in Galilea". 29 E Pietro gli disse: "Anche se tutti gli altri si scandalizzassero di te, io non mi scandalizzerò". 30 E Gesù gli disse: "In verità ti dico che oggi, in questa stessa notte, prima che il gallo canti due volte, mi rinnegherai tre volte". 31 Ma egli con più fermezza diceva: "Anche se dovessi morire con te, non ti rinnegherò affatto". Lo stesso dicevano pure tutti gli altri.” (Marco 14:27-31 LND)
(Contesto)
Gesù e gli undici Apostoli sono sulla via che li conduce dalla casa dove hanno consumato l’ultima cena verso il Geztemani, il Monte degli Olivi; è ormai notte, e Giuda è già andato a tradirlo.
Gesù è con i “suoi”, e tra pochi minuti affronterà forse il momento peggiore della sua vita terrena, peggiore forse della stessa croce; sarà il momento in cui la natura umana tenterà sino all’ultimo di vincere su quella divina, dove un uomo prostrato a terra e sanguinante implorerà “Abba, Babbo, Padre, allontana da me questo calice”…
Perché lo sta facendo? Per chi lo sta facendo?
“13 Nessuno ha amore più grande di questo: dare la propria vita per i suoi amici. 14 Voi siete miei amici, se fate le cose che io vi comando.” (Giovanni 15:13-14 LND)
L’uomo Gesù si sta recando tra gli olivi a implorare il suo ABBA, il suo Babbo, di risparmiargli l’atrocità del processo, degli sputi, del dolore…della croce.
Ma il Signore Gesù si sta recando tra gli olivi per confermare al Padre il suo amore verso coloro che ha chiamato pochi minuti prima “suoi amici”, per mettere la firma definitiva e irrevocabile sul progetto che ha per titolo “La Salvezza dei credenti”.
Gesù uscirà trionfante dal Gezemani, la sua natura divina vincerà su quella umana, ed egli pagherà per i molti, per me e per te, scambiando vita per vita, la sua con la mia, sulla croce.
Ma di quegli amici per cui muore, che ne sarà? Saranno lì, al suo fianco, a soffrire e a morire, come dice Pietro?
Il sanguigno Pietro, che vuole avere l’ultima parola in ogni discussione.:” "Anche se tutti gli altri si scandalizzassero di te, io non mi scandalizzerò".
Pietro è un sanguigno, è un impulsivo, di sicuro non è il più maturo nella fede del gruppo… ma di una cosa sono sicuro; Pietro è una persona SINCERA!
Egli nel momento che pronuncia queste parole è sincero, le sta realmente pensando nel suo cuore e le sta dicendo con la sua bocca. Egli pensa realmente che, se mai ci sarà qualcuno che si scandalizzerà di Gesù, quello non sarà lui.
Egli desidera con tutto il suo cuore di seguire Gesù, di accompagnarlo persino dinanzi alla morte…. Ma c’è un problema di fondo.
Pietro ha appena afferrato la corda al cui altro capo è appeso il barile, colmo di 200 kg. di mattoni… che tra poco lo proietterà verso il cielo, spazzando via quella promessa avventata e lasciandolo sospeso in aria, né a terra né sul tetto, né con Gesù, né con nemici di Gesù.
Egli non ha ben compreso la portata della battaglia che si sta prefigurando; in precedenza (in Luca 22:31 p. 1044 NR, p. 1151 ND)) Gesù lo aveva ammonito:
“Il Signore disse ancora: "Simone, Simone, ecco, Satana ha chiesto di vagliarvi come si vaglia il grano.” (Luca 22:31 LND)
Gesù gli stava dicendo:” Pietro, svegliati! Qui si sta per scatenare una battaglia cruenta per la conquista della tua anima e di quella di tutti gli altri miei discepoli; Satana è pronto e deciso a fare quello che si fa al grano; ti metterà sotto gli zoccoli dei cavalli, ti batterà con i bastoni, ti lancerà in aria con le pale, ti farà ricadere nei setacci….”
Come ti sentiresti se qualcuno ti dicesse che tra poco sarai battuto con i bastoni, lanciato in aria, passato al setaccio? Avresti la faccia tosta di dire “OK! Ce la faccio da solo”?
Pietro l’ha avuta V. 33 di Luca 22
“Ma egli disse: "Signore, io sono pronto ad andare con te tanto in prigione che alla morte".” (Luca 22:33 LND).
Quante volte ci comportiamo così; quante volte pensiamo di essere forti, di essere maturi, di avere ormai le spalle sufficientemente larghe come credenti da poter sopportare le avversità e le battaglie spirituali che Satana prepara contro ciascuno di noi?
“Io? Io sono TROPPO FORTE! Fallo solo accostare il “signor Satana” e ti faccio vedere io come gli rompo le corna!”
E poi? E poi succede che, prima che il gallo canti tre volte, la nostra stupenda forza si dilegui; e talvolta non serve neppure di aspettare che il gallo canti una sola volta.
Se solo Pietro avesse posto un minimo di attenzione alle parole che Gesù gli aveva detto qualche secondo prima, invece di pensare all’ennesima battuta con cui avere l’ultima parola in una discussione, avrebbe evitato uno dei disastri più grandi della sua vita di credente.
Luca 22, versetto 32:
“Ma io ho pregato per te, affinché la tua fede non venga meno; e tu, quando sarai ritornato (o ‘convertito’ - NR) , conferma ( o ‘fortifica’ – NR) i tuoi fratelli".” (Luca 22:32 LND)
Se solo Pietro avesse compreso che la vittoria contro Satana non viaggiava attraverso le fibrille dei suoi muscoli, e neppure attraverso i gangli dei suoi nervi, ma SOLO ed ESCLUSIVAMENTE nell’ammissione di essere inerme, indifeso e SOLO…bisognoso delle preghiere e dell’aiuto del “Figlio del Dio vivente” (così come lui stesso lo aveva chiamato qualche tempo prima, in Giovanni 6:69).
Nella vita di credenti, alcune cose le possiamo anzi, le dobbiamo fare da soli; da soli possiamo (e dobbiamo) studiare con costanza la Parola; da soli possiamo (e dobbiamo) amarci gli uni gli altri; da soli possiamo (e dobbiamo) partecipare alle adunanze della nostra chiesa.
In tutte queste attività l’aiuto del Signore aggiungerà benedizione su benedizione, ma la nostra volontà sarà la parte preponderante dello sforzo.
Ma ci sono momenti nella nostra vita dove la nostra volontà o i nostri muscoli spirituali non hanno alcun effetto sulla situazione.
Talvolta Dio permette delle “prove” nella nostra vita, con il semplice intento di farci “ritornare” a Lui, ed esclusivamente a Lui.
Come ci comportiamo nella prova? Mostriamo in nostri muscoli spirituali, come ha fatto Pietro? E’ bastata una semplice domanda di una serva nel cortile di Caifa :” Ma tu…non eri quello che andava girando tutto il Paese assieme a Gesù?” “Chi, io? Mai visto e conosciuto!”.
Quando il peso del barile pieno di mattoni è troppo per i nostri muscoli, piuttosto che aggrapparci alla fune, lasciamola a chi ha i muscoli più potenti dell’intero Creato; lasciamo la fune a Gesù.
“Ma io ho pregato per te, affinché la tua fede non venga meno”
Pietro aveva creduto in Gesù, aveva seguito Gesù, ma ora era lontano da Gesù: “e tu, quando sarai ritornato…(o convertito)”
Qualche volta abbiamo bisogno di ritornare alle nostre origini di fede, di “convertirci” da credenti, ed ammettere che NON POSSIAMO lavorare da soli, che abbiamo bisogno di aiuto… di qualcuno che faccia il lavoro per noi, assieme a noi.
“E il gallo cantò per la seconda volta; allora Pietro si ricordò della parola che Gesù gli aveva detta: "Prima che il gallo canti due volte, mi rinnegherai tre volte". E, pensando a ciò, scoppiò a piangere.” (Marco 14:72 LND)
Pietro, con i suoi muscoli, con la sua superbia, aveva ora capito, e poteva ritornare a Gesù.
Come vi sareste comportati voi, con un amico intimo con cui avete condiviso tre anni e mezzo della vostra vita, giorno dopo giorno, notte dopo notte, che nega persino di avervi mai conosciuto, figuriamoci di aver girato assieme a voi o di aver condiviso la più piccola ideuzza assieme? Come ci saremmo comportati noi, da uomini, davanti ad un voltafaccia tanto egoistico, per salvare la propria pelle?
“Ho sopportato tante cose, ma questa passa il segno e la misura; questo fallimento è la lapide della nostra amicizia.; non ci sarà una seconda chance. E’ finita!”
Questo sarebbe accaduto se Gesù fosse stato uno di noi; ma, per nostra fortuna e per Sua grazia, Lui è Lui, e noi siamo noi.
Luca 22:
e tu, quando sarai ritornato (o ‘convertito’ - NR) , conferma ( o ‘fortifica’ – NR) i tuoi fratelli".”
Marco 14:27-28
“Voi tutti sarete scandalizzati di me questa notte, perché sta scritto: "Percuoterò il Pastore e le pecore saranno disperse". 28 Ma dopo che sarò risuscitato, io vi precederò in Galilea".
Benedetti siano i “ma” della Scrittura, perché è tramite quei “ma” che Dio ci salva!
C’è un dopo: mentre Satana è interessato alla nostra distruzione, Gesù è interessato ala nostra restaurazione.
Gesù dice: “ Ragazzi, coraggio! Tra poco sarete posti sotto pressione, e farete e direte delle cose che mi faranno un male tremendo…ma voi siete I miei amici! Io muoio per voi perché CREDO in voi! Voglio lavorare con voi; anzi, già vi do il nostro prossimo appuntamento. Sto facendo dei piani su di voi per il dopo fallimento. Ho già scritto il discorso nel quale vi affiderò il mandato più importante e difficile della storia di andare a parlare di me fino ai confini della terra. Pietro, tu mi rinnegherai, ma quando sarai ritornato dal tuo viaggio lontano da me, fortifica i tuoi fratelli. In questo momento tutto è nero, ma io sono ottimista per il futuro. Il presente è l’ora delle tenebre, ma sta per venire l’ora del trionfo e della luce”
Gesù non vuole distruggerci,ma vuole restaurarci. Abbiamo fallito di recente? Siamo caduti nel laccio di Satana? Abbiamo vergogna del nostro fuggire dal cortile di Caifa abbandonando il nostro Signore da solo?
Non dobbiamo temere; Gesù è per noi, non contro di noi, PREGA per noi perché quando saremo ritornati, possiamo aiutare altri fratelli e sorelle ad essere forti e a non cadere.
Per ciascun nostro fallimento, Gesù ha pronto un MA DOPO, TI ASPETTO IN GALILEA:; non lasciamo mai che un fallimento segni la fine o l’inaridimento del nostro rapporto con lui
Ci sono alcune cose che non possiamo fare da soli, pena un disastro totale; vigiliamo sul nostro orgoglio di non voler lasciare la fune al cui altro capo ci sono 2 quintali di mattoni.
Affidiamo le parti difficili della nostra vita di credenti a chi ha i muscoli adatti, fidandoci che egli ci ama, che ci chiama amici, e che è morto per noi.
E non lasciamo che un nostro fallimento ci allontani da lui; c’è per noi un MA DOPO, ed un appuntamento già scritto sul Suo personale taccuino.
E se siamo in questo momento sotto attacco, se il vaglio di Satana sta sconvolgendo la nostra vita, imprimiamo nella nostra mente e nel nostro cuore le parole di Gesù; erano dirette a Pietro, ma valgono anche per me e per te.
“Ma io ho pregato per te, affinché la tua fede non venga meno”
Da solo non puoi farcela; ma c’è il Figlio del Dio Vivente, colui che ti chiama amico e che è morto per la tua salvezza, che prega per te.
Dà a Lui la fune della tua vita in tumulto. Egli ti aspetta in Galilea; è già là, con le sue braccia aperte, pronto ad usarti di nuovo ed a chiamarti di nuovo “amico”.
Note: LND = Bibbia “La Nuova Diodati”
NR = Bibbia “Nuova Riveduta”
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