Isaia 1° parte
Qualche anno fa, successe che la chiesa di Monterosi decise di predicare tutti i libri della Bibbia; e successe anche che, a me, fortunato come sono, mi capitò di dover predicare il libro di Isaia.
Bene, la mia felicità era paragonabile a quella di uno a cui cada una tegola sulla testa; predicare sul libro più lungo della Bibbia, con i suoi sessantasei capitoli ed i suoi 1247 versetti, era da seeeempre stato il sogno della mia vita!
Ma, a parte gli scherzi, la mia titubanza non era dovuta tanto alla lunghezza del libro, ma alla sua enorme rilevanza all’interno del piano di salvezza illustrato dalla Bibbia.
Non so quanti hanno mai letto Isaia tutto d’un fiato…e non so quanti invece l’hanno “studiato”, magari non versetto per versetto, ma hanno approfondito con l’ausilio di qualche commentario quello che Dio dice per bocca di Isaia.
Sia che apparteniate alla prima categoria o alla seconda… o anche ad una terza… quella che ha letto “qua e la” i brani famosi, ognuno di voi ha percepito la differenza di questo libro con qualsiasi altro libro della Bibbia; forse l’unico accostamento lo si può fare con Apocalisse.
E’ un libro ricco, denso di significati, costellato di profezie.
Isaia inizia a scrivere il suo libro 739 anni prima della nascita di Gesù, ma il suo ministerio profetico coprirà un periodo di quasi 60 anni.
Alcuni hanno addirittura individuato in esso similitudini con la struttura stessa della Bibbia; sessantasei capitoli, come sono sessantasei i suoi libri, dividibili in due parti, la prima di trentanove capitoli, come l’Antico Testamento, la seconda di ventisette, come il Nuovo Testamento.
Un libro che si apre con l’accusa di Dio verso l’uomo a motivo dei suoi peccati, così come si apre Genesi con il peccato originale, e che conclude la prima parte con la profezia della venuta del Principe di Giustizia, così come la predizione di Malachia chiude l’Antico Testamento.
Nella seconda parte troviamo Isaia che grida al popolo di Gerusalemme l’arrivo del Dio sceso in terra, così come il Battista aveva fatto nel Vangelo di Giovanni, e che si conclude con la visione di nuovi cieli e nuova terra così come il libro di Apocalisse narra al termine del Nuovo Testamento.
Ma ora che ho dato prova di aver letto almeno qualcuno dei vari commentari su Isaia, vorrei parlarvi, come mio solito, di cosa ha significato per me la lettura del libro di Isaia; e spero che quanto dirò nella prossima mezz’ora susciti in voi la curiosità di leggere o di rileggere questo libro.
Sarà un breve sguardo a volo d’uccello per darvi un panorama generale, e per evitare di “lessarvi” oggi ci occuperemo della prima parte del libro, ovvero dei primi 39 capitoli.
Questa prima parte è quella che intitolerei “C’era una volta il popolo di Dio”, o più sinteticamente “GUAI”
“Udite, o cieli, e ascolta, o terra, perché l’Eterno ha parlato: "Ho allevato dei figli e li ho fatti crescere, ma essi si sono ribellati contro di me.” (Isaia 1:2 LND)
C’era una volta il popolo di Dio; un popolo che Dio aveva fatto uscire dall’Egitto, a cui aveva consegnato una nazione fertile, e da cui si aspettava di essere riconosciuto come unico vero dio e per questo di essere adorato;
Quello che invece troviamo è un popolo diviso in due; Israele a nord e Giuda a sud, attorniato da popoli fieramente avversi. Ma il reale nemico per il popolo di Dio non è lo straniero, ma qualcosa che, nel tempo, è cresciuto all’interno di esso. Un nemico che ha molte facce, ma un unico nome: ribellione verso i precetti stabiliti da Dio.
I culti si sono trasformati via via in sterili riti superstiziosi,
“Poiché è un precetto su precetto, precetto su precetto, regola su regola, regola su regola, un po’ qui, un po’ là".” (Isaia 28:10 LND)
la moralità è venuta corrompendosi,
“L’Eterno dice ancora: "Poiché le figlie di Sion sono altezzose e procedono con il collo teso e con sguardi provocanti, camminando a piccoli passi e facendo tintinnare gli anelli ai loro piedi,” (Isaia 3:16 LND)
prostituzione, omicidio e furto sono divenute cose di normale amministrazione… si vive per l’oggi, non per il domani
“Invece ecco gioia e allegria si ammazzano buoi e si scannano pecore, si mangia carne e si beve vino: "Mangiamo e beviamo, poiché domani moriremo!".” (Isaia 22:13 LND)
e la gente è tornata agli idoli pagani, dimenticando quel “non avrai altro dio all’infuori di me” scritto sulle tavole della legge.
“Egli taglia per sé dei cedri, prende un cipresso o una quercia che lascia crescere vigorosi fra gli alberi della foresta; egli pianta un frassino che la pioggia fa crescere. Questo serve all’uomo per bruciare; egli ne prende una parte per riscaldarsi e accende il fuoco per cuocere il pane; ne fa pure un dio e l’adora, ne fa un’immagine scolpita, davanti alla quale si prostra. Ne brucia la metà nel fuoco, con l’altra metà prepara la carne, ne cuoce l’arrosto e si sazia. Si riscalda pure e dice: "Ah, mi riscaldo, mi godo il fuoco". Con il resto di esso fabbrica un dio, la sua immagine scolpita, gli si prostra davanti, lo adora, lo prega e gli dice: "Salvami, perché tu sei il mio dio".” (Isaia 44:14-17 LND)
Il Signore non può accettare oltre che il SUO popolo, quello che aveva fatto uscire dall’Egitto ed a cui aveva dato Canaan si comporti in questo modo!
Così egli suscita nei due regni dei profeti, per ammonire circa il salario del loro comportamento. Osea profetizzerà in Israele e Isaia in Giuda.
Sapete, vi debbo confessare che, prima di dover predicare su Isaia, anch’io facevo parte della 3° categoria, di quelli che avevano letto solo i “versetti famosi”, identificando Isaia con il profeta di Gesù, con colui che aveva descritto in modo perfetto oltre settecento anni prima della venuta, l’opera, la morte e la gloria della resurrezione del nostro Salvatore…
Ma, con mio immenso stupore, non era questo tipo di libro che stavo leggendo. Man mano che aggiungevo capitolo a capitolo, invece di trovare il Dio d’amore e di misericordia che conoscevo dal Nuovo Testamento, trovavo un Dio duro, un Dio spietato, un Dio arrabbiato contro tutti che prometteva punizione su punizione, distruzione su distruzione, massacro su massacro…
Per diciotto volte nei primi 39 capitoli Dio inizia una frase con la parola GUAI; è un quadro di devastazione e di dolore quello che spicca.
Ma, attenzione, non sarà Dio a punire e a devastare, ma PERMETTERA’ che altri popoli devastino e uccidano quello che una volta era il suo popolo prediletto.
Qualcuno potrebbe obbiettare: “E, beh? Che c’è di strano? La storia del mondo, in qualsiasi momento ed in qualsiasi regione, non è che una grande e cruenta lotta tra stato e stato.
E’ vero, e nei periodi narrati da Isaia le guerre erano forse ancora più all’ordine del giorno che oggi; ma ciò che mi stupiva non erano tanto le lotte e le invasioni, ma che esse fossero state suscitate, o incoraggiate o anche solo permesse da un Dio che sembrava stare alla finestra e, talvolta, addirittura compiacersi del sangue che vedeva scorrere.
Dice il Signore per bocca di Isaia al cap. 13:Leggiamo assieme (p. 682 NR – p. 774 ND)
“Perciò farò tremare i cieli, e la terra sarà scossa dal suo luogo a causa dell’indignazione dell’Eterno degli eserciti nel giorno della sua ira ardente. Allora, come una gazzella inseguita o come un gregge che nessuno raduna, ognuno si volgerà verso il suo popolo, ognuno fuggirà al proprio paese. Chiunque sarà trovato sarà trafitto, e chiunque sarà preso cadrà di spada. I loro bambini saranno sfracellati davanti ai loro occhi, le loro case saranno saccheggiate e le loro mogli saranno violentate.” (Isaia 13:13-16 LND)
E’ un Dio che non ti aspetti, duro, spietato persino col suo popolo, anzi, specialmente verso esso: cap. 9
Per questo l’Eterno susciterà contro di lui gli avversari di Retsin e spronerà i suoi nemici: i Siri dall’oriente, i Filistei dall’occidente, che divoreranno Israele a bocca spalancata. Malgrado tutto ciò la sua ira non si calma e la sua mano rimane distesa.” (Isaia 9:10-12 LND)
Nei primi trentanove capitoli Dio manda l’uno contro l’altro, dodici popoli, i quali divenngono a turno conquistatori prima e conquistati poi , distruttori prima e distrutti poi.
Dio promette vendetta contro Babilonia, contro l’Assiria, Moab, Damasco, Etiopia, Egitto, Edom, Tiro, Kedar (una parte dell’Arabia), e infine anche e soprattutto Israele, e Giuda, i due regni divisi del popolo che egli aveva amato.
Dodici popoli, tutti e dodici sottoposti al giudizio ed alla distruzione che Dio manda, a motivo della loro empietà per un verso o per l’altro, fino a quando, nessuno in quella regione che ora chiamiamo medio-oriente ne sia rimasto fuori.
Dodici popoli; nessuno degno di essere chiamato “il popolo di Dio”, neppure Giuda ed Israele sono degni del patto di amore suggellato con le tavole della legge.
Dio non ha più non popolo eletto!
Lo stesso Isaia, di fronte a tanta devastazione, forse con gli occhi pieni di lacrime, chiede a Dio:
"Fino a quando, Signore?".(Isaia 6:11)
Se Isaia si aspettava dal Signore un “ancora per poco” si sbagliava di grosso!
Egli rispose: "Finché le città siano devastate e senza abitanti, le case siano senza alcun uomo e il paese sia devastato e desolato e finché l’Eterno abbia allontanato la gente e vi sia un grande abbandono in mezzo al paese. Rimarrà ancora un decimo della popolazione, ma a sua volta sarà distrutto (Isaia 6:11)
E’ difficile accettare l’idea di un Dio così spietato.
Fermiamoci un attimo a riflettere; per molti, me compreso, quando penso a Dio inconsapevolmente proietto nella mia mente l’immagine di un Dio sempre sorridente e ben disposto verso il suo popolo.
Questa immagine è assolutamente corretta…ma devo non dimenticare anche l’altra immagine del mio Dio; Egli è un dio d’amore, è vero, ma è anche un Dio SANTO che ODIA il peccato.
Giuda ed Israele erano il suo popolo, ma si erano allontanati da Dio, commettendo ogni sorta di peccato e di deviazione dalla retta via da lui indicata.
C’è il sorriso di Dio per chi lo segue, ma c’è anche l’ira di Dio per chi, avendolo conosciuto, si allontana da lui.
Ma il nostro Dio è comunque un Dio d’amore, e ciò che può sembrare all’apparenza crudele, cela un disegno d’amore infinito verso quel popolo ribelle….
come però al terebinto e alla quercia, quando sono abbattuti rimane il ceppo, così una progenie santa sarà il suo ceppo".” (Isaia 6:13 LND)
Nella distruzione, una progenie germoglierà dal ceppo tagliato; e sarà una progenie SANTA!
Oppure:
“Un residuo, il residuo di Giacobbe tornerà al Dio potente.” (Isaia 10:21 LND)
Giacobbe (che simboleggia il regno di Giuda) avrà quindi un residuo.
Il popolo che Dio amava, sarà sì distrutto, ma un piccolo residuo rimarrà, e tornerà da lui! E darà come frutto una discendenza... SANTA! Una discendenza differente da tutto il resto del mondo!
E, laddove c’era un popolo fiero ed orgoglioso tra altri popoli fieri e orgogliosi, che pensava di poter fare a meno di Dio, ora troviamo quel poco che ne resta, una minima parte, un residuo, indifeso e bisognoso come un bimbo delle cure del Padre; e su questo residuo, proprio perché indifeso e bisognoso di cure e d’affetto, Dio ricostruirà di nuovo un rapporto d’amore.
Eppure il Signore aveva sino all’ultimo lasciato la porta aperta, aveva sino all'ultimo sperato di non essere costretto a distruggere Giuda e Israele, anche se sapeva nella sua onniscienza che il gli avrebbero voltato le spalle.
Leggiamo al capitolo 1 (pag. 669 NR- 763 ND)):
“Udite, o cieli, e ascolta, o terra, perché l’Eterno ha parlato: "Ho allevato dei figli e li ho fatti crescere, ma essi si sono ribellati contro di me.” (Isaia 1:2 LND)
“Lavatevi, purificatevi, togliete dalla mia presenza la malvagità delle vostre azioni, cessate di fare il male. Imparate a fare il bene, cercate la giustizia, soccorrete l’oppresso, rendete giustizia all’orfano, difendete la causa della vedova. Venite quindi e discutiamo assieme, dice l’Eterno, anche se i vostri peccati fossero come scarlatto, diventeranno bianchi come neve; anche se fossero rossi come porpora, diventeranno come lana. Se siete disposti a ubbidire, mangerete le cose migliori del paese;” (Isaia 1:16-19 LND)
Dio sta tendendo la mano ad un popolo divenuto idòlatra, lussurioso e corrotto, offrendo di cancellare TUTTI i peccati; ma mostra anche le conseguenze che comporterà l’essere ribelli anche a quest’ultima chance; “Se rifiutate, sarete divorati dalla spada.”
Ognuno di noi si ricorderà di certo di qualche episodio avvenuto durante l’adolescenza, quando abbiamo scoperto di essere “grandi”, in cui abbiamo finalmente deciso di fare di testa nostra, sebbene nostro padre ci avesse detto di fare l’esatto opposto… ed abbiamo sbattuto violentemente la faccia contro il muro del mondo.
Bene, Giuda si comporta alla medesima maniera, pensa che i consigli del Padre siano fuori moda, che “in fondo” non c’è nulla di male, che “posso cavarmela da solo” ecc. ecc. ecc.
Dio vede, e dice: “Ok! Hai deciso di fare di testa tua. Io manderò Isaia a profetizzare tutte le tue sventure, ma farò in modo che tu non creda a nessuna di esse, perché tu sappia solo dopo che ti saranno accadute che sono stato io a mandarle, perché da te possa finalmente nascere una stirpe santa, una stirpe che si fida e si affida a me, da cui trarre il Principe di Giustizia che ti governerà per sempre.”
Dio metterà in pratica la sua vendetta, usando i popoli come si usa un bastone per percuotere uno schiavo; e Giuda cercherà l’aiuto di un altro popolo (l’Assiria) invece che l’aiuto del Signore; e di esso diverrà schiavo.
Ma per gli Assiri non fu un grande affare essere il bastone di Dio; al capitolo 10 leggiamo:
““Guai all’Assiria, la verga della mia ira nelle cui mani c’è il bastone della mia indignazione!” (Isaia 10:5 LND)
“Ma avverrà che, quando il Signore avrà portato a termine tutta la sua opera sul monte Sion e a Gerusalemme, egli dirà: "Io punirò il frutto dell’alterigia del cuore del re di Assiria e la gloria dei suoi occhi alteri".” (Isaia 10:12 LND)
Dio non ha “cambiato” il suo popolo per un altro, Egli è coerente e non tradisce la parola data, “usa” l’Assiria come suo strumento, ma quindi la punisce per il suo orgoglio e le sua crudeltà.
Isaia continuerà a narrare a Giuda, e a noi, tutte le distruzioni che le toccheranno, sino alla deportazione in Babilonia; ma ciò, come voleva il Signore non porterà a nessun ravvedimento, tanto che Ezechia, uno dei re che si avvicenderanno durante la missione di Isaia, nel sapere che la deportazione a Babilonia sarebbe avvenuta dopo il suo regno, esclamerà:
"La parola dell’Eterno che hai pronunciata è buona". Poi aggiunse: "Vi sarà almeno pace e sicurezza durante la mia vita".” (Isaia 39:8 LND)
In pratica Ezechia dice:”...che m’importa… tanto per quell’epoca sarò morto e sepolto!”
Una bella dimostrazione di responsabilità davanti al suo popolo, non c’è che dire!
“ Siamo giunti al capitolo 39, e come promesso, qui ci fermiamo per oggi., ma prima permettetemi di ribadire alcune considerazioni.
La prima cosa che mi è apparsa chiara è l’immagine di un Dio le cui vie sono diritte e ben delimitate; inutile, anzi, deleterio cercare scorciatoie o improvvisati “fuori pista” per allegre scampagnate tra amici; potrebbero trasformarsi in tragedie.
L’altra è quella di un Dio non “al di sopra” della storia, spettatore degli eventi e delle scelte umane, ma “protagonista” e “artefice” delle alterne vicende dei popoli e delle nazioni. Anche se non possiamo vederla, è la mano di Dio che spinge o lascia, accosta o divide, interviene o permette che le cose avvengano in OGNI momento e in OGNI tempo.
Anche se spesso non ci fa comodo di pensare così, perché vogliamo immaginare il nostro Creatore eternamente con il sorriso sulle labbra, dobbiamo accettare che TUTTO è governato da Lui,
Prima di terminare, tuttavia, a scanso che non dormiate stanotte, pensando che Dio possa ancora punire le iniquità del suo popolo (noi, la sua chiesa), in modi analoghi a quelli illustrati sin qui, vorrei lasciarvi anticipando un versetto che vedremo tra sette giorni, 53:5 (p. 723 NR – p. 808 ND)
“Ma egli è stato trafitto per le nostre trasgressioni, schiacciato per le nostre iniquità; il castigo per cui abbiamo la pace è caduto su di lui, e per le sue lividure noi siamo stati guariti.” (Isaia 53:5 LND)
Nonostante, come popolo di Dio, continuiamo ad essere un popolo mediamente infedele, Gesù ha pagato il castigo che meritavamo al posto nostro; per le sue lividure, siamo stati guariti, per quel castigo abbiamo la pace con Dio.
Lode sia al nostro Salvatore Gesù Cristo.
Isaia 2° parte
Per chi non c’era la scorsa settimana, abbiamo iniziato lo studio del libro di Isaia con una panoramica di tutto il libro.
Isaia scrisse più di settecento anni prima di Cristo, e per un periodi di oltre sessanta anni; egli ci descrive la lenta deriva del popolo eletto lontano dalle leggi di Dio, e il salario di sangue, di morte, di devastazione e di tribolazioni che esso avrà a causa di questa scelta.
Un popolo che non è neppure più “una” nazione, diviso in due regni, Giuda ed Israele.
Nei primi 39 capitoli, invece di trovare il Dio d’amore e di misericordia a cui siamo abituati nel Nuovo Testamento, troviamo un Dio duro, spietato, veemente contro quello che fu il suo popolo, promettere (e permettere) punizione su punizione, distruzione su distruzione, massacro su massacro.
Troviamo un Dio che non ti aspetti, usare i popoli che circondano Giuda come armi affilate e tremende per la sua punizione. Ma in questo panorama desolante, Dio “semina” piccole parole che fanno riferimento ad un “residuo”, una minima parte, indifesa e bisognosa delle cure del Padre, su cui Egli ricostruirà un nuovo rapporto d’amore col suo popolo.
Vi ho già detto la volta scorsa che, arrivare a capitolo 39, è stata una gran fatica a motivo di quel Dio duro e spietato, così lontano da quello d’amore a cui ero abituato nel Nuovo Testamento.
Ma se avevamo intitolato la prima parte del libro “C’era una volta il popolo di Dio”, o più sinteticamente “GUAI”, la seconda parte la potremmo intitolare “”Il ritorno del popolo di Dio” o anche “Non temere!”
Infatti, con mia somma gioia, l’attacco del capitolo 40 aveva ben altro tono: leggiamo (pag. 707 NR – 795 ND)):
“"Consolate, consolate il mio popolo, dice il vostro DIO. Parlate al cuore di Gerusalemme, e proclamatele che il suo tempo di guerra è finito, che la sua iniquità è espiata, perché ha ricevuto dalla mano dell’Eterno il doppio per tutti i suoi peccati".” (Isaia 40:1-2 LND)
Ma sì, ecco le parole che sono abituato a conoscere sulla bocca del mio Signore!
Così come era stato duro e spietato nella prima metà del libro, ora invece il Signore era pieno d’amore e di compassione verso il suo popolo.
Se nella prima parte la parola “Guai” era la più usata, qui essa si trasformava in “non temere”! , che sarà usata 12 volte e “Gioia” che verrà usata 17 volte”; e poi speranza, letizia, consolazione…
Dio ha placato la sua ira, ha purificato il suo popolo, ora può ricominciare da dove Giuda e Israele avevano smarrito la via.
Al capitolo 41 Dio dice di Giuda e Israele:
"Tu sei il mio servo, ti ho scelto e non ti ho rigettato Non temere, perché io sono con te non smarrirti, perché io sono il tuo DIO. Io ti fortifico e anche ti aiuto e ti sostengo con la destra della mia giustizia.” (Isaia 41:9-10 LND)
Un simile cambiamento radicale di rotta potrebbe portare ad una conclusione del genere:
“E’ chiaro, il popolo di Dio ha capito la lezione, è ritornato sui suoi passi, ora può di nuovo contare sull’appoggio del Signore.”
Ma neanche per sogno! Difatti Dio dice (cap. 43):
“Ma tu non mi hai invocato, o Giacobbe, anzi ti sei stancato di me, o Israele! Non mi hai portato l’agnello dei tuoi olocausti e non mi hai onorato con i tuoi sacrifici; non ti ho obbligato a servirmi con offerte di cibo, né ti ho stancato richiedendo incenso, Non mi hai comprato con denaro la cannella e non mi hai saziato col grasso dei tuoi sacrifici. Invece tu mi hai gravato con i tuoi peccati, mi hai stancato con le tue iniquità.” (Isaia 43:22-24 LND)
E un brano al capitolo seguente:che abbiamo letto la scorsa volta dice
“Egli taglia per sé dei cedri, prende un cipresso o una quercia che lascia crescere vigorosi fra gli alberi della foresta; egli pianta un frassino che la pioggia fa crescere…. Ne brucia la metà nel fuoco, con l’altra metà prepara la carne, ne cuoce l’arrosto e si sazia. Si riscalda pure e dice: "Ah, mi riscaldo, mi godo il fuoco". Con il resto di esso fabbrica un dio, la sua immagine scolpita, gli si prostra davanti, lo adora, lo prega e gli dice: "Salvami, perché tu sei il mio dio".” (Isaia 44:14-17 LND)
Giuda e Israele non sono cambiati, e non è in virtù di tale inesistente cambiamento che Dio sta per far cessare le sventure.
Perché allora Dio ha cambiato il suo atteggiamento?
Cap. 43:
“Io, proprio io, sono colui che per amore di me stesso cancello le tue trasgressioni e non ricorderò più i tuoi peccati.” (Isaia 43:25 LND)
Cap. 48
“Per amore del mio nome differirò la mia ira, e per amore della mia gloria la frenerò per non sterminarti.” (Isaia 48:9 LND)
“Per amore di me stesso, per amore di me stesso faccio questo; come potrei infatti lasciar profanare il mio nome? Non darò la mia gloria ad alcun altro".” (Isaia 48:11 LND)
Eccolo, il motivo! Dio, l’IO SONO, il nostro Creatore CANCELLA di sua volontà TUTTE le trasgressioni, e non porta con se la memoria dei peccati del suo popolo, poiché SA che, nonostante esso abbia costatato sulla propria pelle cosa significhi allontanarsi dalle vie del Signore, prima o poi cadrà di nuovo.
Inesorabilmente, la storia è destinata a ripetersi ancora, ed ancora, ed ancora…
“O miserabile uomo che sono! Chi mi libererà da questo corpo di morte? “esclamerà Paolo in Romani 7:24 .. Cosa potrà mai interrompere questa spirale che ci vedrà ripetere in eterno gli stessi errori?
Capitolo 49:
“Egli dice: "E’ troppo poco che tu sia mio servo per rialzare le tribù di Giacobbe e per ricondurre gli scampati d’Israele. Ti ho stabilito come la luce delle nazioni, perché tu sia la mia salvezza fino alle estremità della terra". Così dice l’Eterno, il Redentore d’Israele, il suo Santo, a colui che è disprezzato dagli uomini, al detestato dalla nazione, al servo dei potenti: "I re vedranno e si leveranno, i principi si prostreranno, a causa dell’Eterno che è fedele, il Santo d’Israele, che ti ha scelto".” (Isaia 49:6-7 LND)
Eccolo, il provvedimento divino che spezza il nostro scivolare giù per la spirale del peccato e della ribellione.
Non un servo (è troppo poco! dice Dio) può essere lo strumento della salvezza fino alle estremità della terra, ma qualcuno che sia la luce delle nazioni ed ai cui piedi re e governanti di tutto il mondo si prostrino.
Più volte Dio aveva chiamato Giuda e Israele suoi servi; se quindi nessuno del suo popolo avrebbe mai potuto essere sufficiente per assolvere a questo compito, CHI MAI avrebbe potuto?
Dio, Dio solo, avrebbe potuto. Lui solo, ma questo avrebbe significato mandare qualcuno che avesse da un lato la sua medesima natura divina e dall’altro una forma d’uomo per scendere sulla terra…, per essere servo e strumento perfetto nelle mani del Signore
“ Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio e gli porrà nome Dio con Noi ” (Isaia 7:14 LND)
Per diciassette volte la parola Salvatore era stata usata per identificare Dio, per sole due volte essa è invece riferita a qualcuno che verrà mandato, e significative sono le due parole ebraiche usate per Salvatore.
La prima è Yasha che sta a significare colui che concede un grande spazio per muoversi, ... pensate che , durante la deportazione a Babilonia, il popolo di Dio avrà letto e riletto le profezie di Isaia; cosa pensate potesse significare per un popolo deportato in Babilonia e rinchiuso come schiavo al servizio del re un Salvatore che concede un grande spazio per muoversi?
L’altra è Gah-a, che significa colui che paga per avere in dietro qualcosa.
Dio manderà qualcuno della sua stessa natura per dare uno spazio più grande dove il suo popolo possa muoversi ed a pagare per averlo indietro; e non sarà un prezzo esiguo poiché:
“Voi siete stati venduti per nulla e sarete riscattati senza denaro.” (Isaia 52:3 LND)
Un popolo reso schiavo e senza valore tanto da essere venduto per nulla sarà pagato con la vita di colui che viene a salvarlo, vita per vita.
Ed anche qui scopri un Dio che non ti aspetti; il popolo ebreo attendeva un Salvatore che eguagliasse e superasse i fasti di re Salomone, un principe guerriero che sgominasse ogni nemico di Israele, ed invece si trova di fronte alla descrizione di un uomo sofferente, umile, e solo, ma che da SOLO, ha vinto la morte.
Leggiamo assieme il capitolo 53, dove Isaia descrive, 772 anni prima della croce, chi sarebbe stato, cosa avrebbe fatto, come sarebbe morto e quale gloria spettava al Salvatore: Leggiamolo assieme dal capitolo 52 al versetto 14 fino alla fine del capitolo 53, commentando via via ciò che leggeremo: : (pag. 723 NR- pag. 807 ND)
“Come molti erano stupiti di te, così il suo aspetto era sfigurato più di quello di alcun uomo, e il suo volto era diverso da quello dei figli dell’uomo,
Ecco come appare Gesù dopo la flagellazione!
così egli aspergerà molte nazioni; i re chiuderanno la bocca davanti a lui, perché vedranno ciò che non era mai stato loro narrato e comprenderanno ciò che non avevano udito.”
“Chi ha creduto alla nostra predicazione e a chi è stato rivelato il braccio dell’Eterno? Egli è venuto su davanti a lui come un ramoscello, come una radice da un arido suolo. Non aveva figura né bellezza da attirare i nostri sguardi, né apparenza da farcelo desiderare.
Non è un re a cavallo, non ci sono eserciti dietro di lui
Disprezzato e rigettato dagli uomini,
Gesù viene percosso, sputato e deriso dai militari che lo porteranno a morire sul Golgota
uomo dei dolori, conoscitore della sofferenza, simile a uno davanti al quale ci si nasconde la faccia, era disprezzato, e noi non ne facemmo stima alcuna.”
Tutti i suoi amici, tutti i suoi discepoli lo lasciarono solo dopo l’arresto.
“Eppure egli portava le nostre malattie e si era caricato dei nostri dolori; noi però lo ritenevamo colpito, percosso da DIO ed umiliato.
Gesù grida dalla croce “Dio mio! Dio mio! Perché mi hai abbandonato” nel momento in cui il Padre volge da lui lo sguardo e lo carica di tutti i peccati del mondo, compresi i miei ed i tuoi
” Ma egli è stato trafitto per le nostre trasgressioni,
La lancia entra nel costato di Gesù per decretarne la morte.
schiacciato per le nostre iniquità; il castigo per cui abbiamo la pace è caduto su di lui, e per le sue lividure noi siamo stati guariti.
Noi tutti come pecore eravamo erranti,
Gesù aveva detto “Io sono il buon pastore”.
ognuno di noi seguiva la propria via, e l’Eterno ha fatto ricadere su di lui l’iniquità di noi tutti.
Maltrattato e umiliato, non aperse bocca. Come un agnello condotto al macello, come pecora muta davanti ai suoi tosatori non aperse bocca.
Davanti a un Pilato che lo implora di difendersi, Gesù non profferisce parola.
Fu portato via dall’oppressione e dal giudizio; e della sua generazione chi rifletté che era strappato dalla terra dei viventi e colpito per le trasgressioni del mio popolo?
Gesù è processato davanti ad un tribunale iniquo.
Gli avevano assegnato la sepoltura con gli empi, ma alla sua morte fu posto col ricco,
La tomba del ricco Giuseppe da Arimatea accoglie il corpo di Gesù deposto dalla croce.
perché non aveva commesso alcuna violenza e non c’era stato alcun inganno nella sua bocca,”“Ma piacque all’Eterno di percuoterlo, di farlo soffrire.
Offrendo la sua vita in sacrificio per il peccato, egli vedrà una progenie, prolungherà i suoi giorni,
e la tua progenie, la TUA chiesa è riunita qui oggi per adorarti, Gesù!
e la volontà dell’Eterno prospererà nelle sue mani.
Egli vedrà il frutto del travaglio della sua anima
Il travaglio di Gesù nel Getzemani quando disse “passi da me questo calice”
e ne sarà soddisfatto; per la sua conoscenza, il giusto, il mio servo renderà giusti molti, perché si caricherà delle loro iniquità.
Gesù in croce, ricurvo per il dolore e per i peccati del mondo.
Perciò gli darò la sua parte fra i grandi, ed egli dividerà il bottino con i potenti,
Ecco la gloria di Gesù risorto.
perché ha versato la sua vita fino a morire ed è stato annoverato fra i malfattori;
Gesù crocifisso assieme a due ladroni.
egli ha portato il peccato di molti e ha interceduto per i trasgressori.” (Isaia 52:14-53:12 LND)
Isaia “vede” la croce…forse non capisce appieno di cosa si tratti; sta di fatto che descrive nei particolari la morte del Salvatore e il motivo di quella morte.
C’è un interessante studio sulle “probabilità matematiche” che sia stato “solo un caso” che la figura di Gesù rispecchi tutte le profezie che sono state fatte dai profeti.
Un certo professor Stoner affema che:
“applicando la scienza che regola il calcolo delle probabilità, e considerando solo 8 profezie su Gesù si, si ha che le probabilità che un qualsiasi uomo vissuto dall’inizio della storia abbia le stesse caratteristiche citate in appena 8 profezie della bibbia, sono di 1 possibilità su 100 milioni di miliardi, ovvero 1017”
Per rendere più semplice la comprensione della grandezza della probabilità Stoner fa questo esempio:
“se prendessimo 100 milioni di miliardi di monete da un dollaro e le disponessimo sulla superficie del Texsas, avremmo uno strato di monete alto circa 65 cm.
Contrassegnamo una moneta e mescoliamola tra le altre. Prendiamo quindi una persona e bendiamola, dicendogli che deve tentare di trovare la moneta contrassegnata, che può andare dove vuole ma che avrà un solo tentativo a sua disposizione.
Bene, le possibilità che trovi la moneta in quell’unico tentativo sono (appunto) 1 su 100 milioni di miliardi.”
Questo è quello che succede considerando appena 8 profezie che si sono avverate in Gesù. Ma se considerassimo 48 profezie (e ce ne sono di più) allora le possibilità che Gesù rassomigli “per caso” alle profezie stesse sono 1 su … beh, vi faccio vedere il numero.
A chi, come noi, crede in Gesù, non servono i calcoli statistici per sapere che Gesù E’ il Salvatore. Tuttavia ci fa bene ricordare che Gesù non è un “accidente”, cioè che Gesù non è venuto “a caso” ma secondo un piano stabilito e preordinato sin dalla creazione del mondo.
Sin dalla creazione Dio sapeva che l’essere a cui Egli aveva dato vita, potere e libertà, che ama alla follia e per cui arde di gelosia, un giorno, gli avrebbe voltato le spalle, decidendo di fare di testa propria.
La storia che narra la Bibbia non è la storia di un popolo amato, divenuto infedele che si ravvede, ma di un popolo mediamente infedele, a cui Dio lascia costantemente la porta aperta…ma che continua a scegliere di rimanere lontano dalla presenza del sui Creatore.
E’ questa la storia che anche Isaia narra: ma, nonostante l’infedeltà del suo popolo, nonostante Dio sappia che continuerà a cercare scorciatoie ed a fare scampagnate fuori dai confini delimitati dalla Sua parola, Egli manda un salvatore; e quel salvatore è Egli stesso, nella forma di suo figlio, tramite cui un nuovo patto sarà suggellato.
“"Quanto a me, questo è il mio patto con loro", dice l’Eterno: "Il mio Spirito che è su di te, e le mie parole che ho posto nella tua bocca non si allontaneranno mai dalla tua bocca né dalla bocca della tua progenie né dalla bocca della progenie della tua progenie", dice l’Eterno, "da ora e per sempre".” (Isaia 59:21 LND)
Ed il libro termina con la visione della nuova Gerusalemme Celeste e del Salvatore Gesù che giudica il mondo e punisce i ribelli.
All’inizio avevamo un popolo diviso e forviato, e un Dio di giustizia duro e spietato che dice “Guai!”, che copre il suo volto e usa le nazioni come verga verso di esso.
Poi un Dio placato che volge di nuovo lo sguardo verso Giuda e Israele e dice “Non temere!”, che nonostante l’infedeltà e i peccati del suo popolo decide PER AMORE di cancellare le iniquità commesse.
Ora abbiamo il Dio CHE E’ AMORE che spalanca le braccia e dice: “Eccomi! Sono qui! Sono venuto a salvarti”.
Ma, c’è un’ultima cosa che penso sia fondamentale di sottolineare prima di chiudere: come posso essere certo che tutto quanto detto per i popoli di Israele e di Giuda sia da applicare anche a noi stessi?
Chissà, ci potrebbe essere stato qualcuno che mi ha ascoltato dicendo “ma io non sono il popolo di Dio!” Le tue parole sono belle, Marco, mi piacerebbe essere salvato dal Dio di cui parli… ma io non faccio parte del suo popolo!
Se è stato questo il tuo pensiero, ipotetico ascoltatore, ti prego di leggere assieme a me due ultimi versetti:
Cap. 56: 3
“Non dica il figlio dello straniero che si è unito all’Eterno: "L’Eterno mi ha certamente escluso dal suo popolo". E non dica l’eunuco: "Ecco, io sono un albero secco".” (Isaia 56:3 LND)
“I figli degli stranieri che si sono uniti all’Eterno per servirlo, per amare il nome dell’Eterno e per essere suoi servi, tutti quelli che osservano il sabato senza profanarlo e si attengono fermamente al mio patto, li condurrò sul mio monte santo e li riempirò di gioia nella mia casa d’orazione, i loro olocausti e i loro sacrifici saranno graditi sul mio altare, perché la mia casa sarà chiamata una casa di orazione per tutti i popoli".” (Isaia 56:6-7 LND)
Dio, per mezzo del suo Servo, ha reso me, e te, suo popolo, ma... c’è ancora un ultimo ma che ti divide dall’esserlo pienamente e per sempre: affidare la tua vita a Lui. Perché?
“Ma egli è stato trafitto per le nostre trasgressioni, schiacciato per le nostre iniquità; il castigo per cui abbiamo la pace è caduto su di lui, e per le sue lividure noi siamo stati guariti.” (Isaia 53:5 LND)
Questo ha fatto per noi Gesù; affida la tua vita a lui, e lui, giusto, ti renderà giusto, caricandosi dei tuoi peccati e intercedendo per te, e così farai parte anche tu del nuovo patto tra Dio e il suo popolo.
“"Quanto a me, questo è il mio patto con loro", dice l’Eterno: "Il mio Spirito che è su di te, e le mie parole che ho posto nella tua bocca non si allontaneranno mai dalla tua bocca né dalla bocca della tua progenie né dalla bocca della progenie della tua progenie", dice l’Eterno, "da ora e per sempre".” (Isaia 59:21 LND)
E per questo pregherei ....... di distribuire gli elementi che simboleggiano il patto che Gesù ha suggellato tramite la sua morte tra il Padre e noi, suo popolo.
Se già hai affidato la tua vita a Gesù, , prendi il pane e il vino, ricordandoti che Dio ha stabilito con te un nuovo patto che sei tenuto ad onorare fino al tuo ultimo soffio di vita.
Se ancora non hai affidato la tua vita a Gesù, cosa aspetti? Egli vuole condurre anche te sul Suo monte santo.
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