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01 giugno 2006

L'adultera nel tempio | 1 Giugno 2006 |

L’adultera nel tempio.

Si dice che l’uomo più saggio della Bibbia sia Salomone.
Questo è, in un certo senso, vero; tuttavia siste un altro uomo della Bibbia (e della storia) al cui cospetto la saggezza di Salomone appare come la frase di un folle: quell’uomo è Gesù.
Vorrei mostrarvi un passo dove si dimostra la saggezza di Gesù ed il suo immenso amore per noi: si trova in Giovanni, al cap. 8, versetti da 1 a 11
E Gesù andò al monte degli ulivi. 2 All’alba tornò nel tempio e tutto il popolo andò da lui ed egli, sedutosi, li istruiva. 3 Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna còlta in adulterio; e fattala stare in mezzo 4 gli dissero: "Maestro, questa donna è stata sorpresa flagrante adulterio. 5 Ora, Mosé nella legge ci ha comandato di lapidare tali donne; tu, che ne dici?". 6 Dicevano questo per metterlo alla prova, per poterlo accusare. Ma Gesù, chinatosi, si mise a scrivere col dito in terra. 7 E siccome continuavano ad interrogarlo, egli alzato il capo, disse loro: "Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei". 8 E, chinatosi di nuovo, scriveva in terra. 9 Essi, udito ciò e accusati dalla loro coscienza, uscirono ad uno ad uno, cominciando dai più vecchi fino agli ultimi; e Gesù fu lasciato solo con la donna, che stava là in mezzo. 10 Gesù, alzatosi e non vedendo altri che la donna, le disse: "Donna dove sono quei tuoi accusatori? Nessuno ti ha condannata?". 11 Ed ella rispose: "Nessuno, Signore". E Gesù le disse: "Neppure io ti condanno; va’ e non peccare più". (NR)
A prima vista, sembra un episodio abbastanza normale per una comunità che si basa su di una legge di carattere religioso anche per quello che sono gli aspetti “morali” e “civili della vita:
1. C’è un reato (l’adulterio) che è punibile a norma della Legge di Mosè
2. C’è un reo (la donna)
3. C’è un tribunale (gli Scribi e i Farisei)
4. C’è una pena da applicare (la morte per lapidazione)
5. C’è un luogo dove giudicare (il Tempio)
A prima vista tutto quadra…a prima vista.
Già, perché, se diamo uno sguardo un po’ più attento a tutta la situazione, ci accorgeremo che ci sono molti, moltissimi aspetti dubbi… anzi, che TUTTO non quadra.
Vediamo con ordine perché.
  1. C’è un reato.
Non c’ alcun dubbio; i testimoni anno colto la donna “in flagranza di reato”; l’hanno vista proprio mentre commetteva adulterio.
In Deuterononio, al cap. 22 versetto 22 troviamo la legge a cui fanno riferimento i Farisei e gli Scribi
“Quando si troverà un uomo coricato con una donna sposata, tutti e due moriranno: l’uomo che si è coricato con la donna e la donna. Così toglierai via il male di mezzo a Israele.” (Deuteronomio 22:22 NR)
La legge è chiara; può sembrare crudele (e lo era meno di quanto possiamo credere al giorno d’oggi - e poi vedremo perché), ma i Farisei avevano in questo caso ragione…
se non che, (io non sono un avvocato), ma penso che anche il peggiore degli avvocati a questo punto si alzerebbe a gridare: “Obiezione, vostro Onore”!
Penso che anche voi stessi avete notato la prima “anomalia”…
  1. C’è un reo
La legge di Mosè dice:
“…tutti e due moriranno…”
Dov’è l’uomo con il quale la donna ha commesso adulterio? Qui c’è solo la donna sul banco degli accusati. E’ MOLTO singolare che ci sia solamente lei, in quanto, secondo la tradizione con la quale veniva applicata la Legge, i testimoni
a) dovevano essere più di uno
b) dovevano aver visto assieme e nello stesso medesimo istante il reato
c) dovevano aver visto specificatamente l’atto sessuale tra i due; non venivano ritenute prove sufficienti l’aver visto i due che entravano o uscivano da una stanza vuota, e neppure il fatto di averli trovati sdraiati sullo stesso letto.
3
Sembra strano che due testimoni ( se non più) e molti tra Farisei, Anziani e Scribi si fossero lasciati scappare l’uomo; non lo citano neppure. E come se la donna fosse stata l’unica e sola colpevole dell’adulterio.
  1. C’è un tribunale.
Anche sulla composizione e sulla autorità del tribunale ci sarebbe da sollevare una infinità di dubbi circa la imparzialità.
4. per prima cosa, secondo le norme usate per applicare la legge, i testimoni dell’adulterio avrebbero dovuto ammonire una prima volta gli adulteri, e solo se avessero continuato nel loro comportamento, avrebbero potuto portarli in giudizio.
5. Se Scribi e Farisei stavano soltanto cercando il parere autorevole di Gesù, perché tutto quel clamore? Perché entrare nel Tempio schiamazzando e trascinando la donna (e solo la donna) per metterla “alla berlina” davanti a tutta Gerusalemme, visto che il Tempio era uno dei luoghi più pubblici che esistessero? Di norma, nei casi di adulterio, la donna veniva invece posta sotto custodia di altre donne nella sua casa in attesa della sentenza.
6. Nel testo originale il versetto 5 è differente da come è stato tradotto; “5 Ora, Mosé nella legge ci ha comandato di lapidare tali donne…". Non è tali donne, ma “quelle di questo tipo”, ed è espresso in senso dispregiativo “..’sta razzaccia qua”.
C’è più di un valido motivo per invocare quello che al giorno d’oggi si chiama “legittima suspicione” nei confronti del collegio giudicante; in pratica, il tribunale aveva già deciso la sentenza e la pena.
  1. C’è una pena da applicare
Anche qui, Scribi e Farisei sembrano non essere un esempio di imparzialità come tribunale. Perché:
8. All’epoca di Gesù, l’adulterio era punito solo in rarissimi casi con la morte, ma piuttosto con l’allontanamento della donna da parte del marito e la confisca di tutti i suoi beni.
9. Tra l’altro Scribi e Farisei facevano dire alla legge di Mosè ben più di quello che dicesse; difatti non si parla di lapidazione in Deuteronomio, ma semplicemente di “Morte”, senza specificare il metodo. Ed infatti il metodo usato (molto raramente, come già detto) era lo strangolamento (… e indovinate chi doveva strangolare gli adulteri? I Testimoni!). La lapidazione era una morte infamante.
  1. C’è un luogo dove giudicare.
Che il luogo dove avvenissero i giudizi fosse il Tempio, era tutto da dimostrare; Gesù, ad esempio, fu giudicato in casa di Caiafa, il Sommo sacerdote.
Tra l’altro, da quando i Romani avevano preso il potere, le sentenze di morte non potevano più essere prese senza il loro consenso, e pertanto il luogo dove avrebbe dovuto svolgersi il processo sarebbe stato nei palazzi di Pilato.
Insomma, quello che avevano in mente di fare era un vero e proprio linciaggio; era l’unico modo per dare la morte a qualcuno senza dover passare per il giudizio di Roma.
Ma, ancor di più, stavano architettando l’ennesima “trappola” per far cadere in fallo Gesù.
Quel “tu, che ne dici?". suona come se dicessero vedemo un po’ che ce dici”, “ vedemo come te la cavi co sta domanda impossibile!”
Perché, anche stavolta, come le altre tre domande in Marco 11 e 12, questa è una domanda “impossibile”?
Scribi e Farisei avevano organizzato una situazione dove Gesù, qualsiasi cosa rispondesse, avrebbe rischiato la sua autorevolezza e anche la sua vita; vediamo perché.
1. SE Gesù risponde : “Lapidatela”
a) va contro l’autorità di Roma. Lo sapevano bene, Anziani, Scribi e Farisei; quando portarono Gesù da Pilato, ed egli gli consigliò di giudicarlo secondo la loro legge; Ma dato che volevano che Gesù fosse mandato a morte, vedete cosa rispondono:
Pilato quindi disse loro: "Prendetelo voi e giudicatelo secondo la vostra legge". I Giudei gli dissero: "A noi non è lecito far morire nessuno". (Giovanni 18:31 NR)
b) si dimostra fondamentalista di fronte al popolo nell’applicare la Legge;
c) smentisce nei fatti tutto quanto andava predicando sul perdono dei peccati.
Oppure
  1. SE Gesù risponde “Liberatela
3. Va contro la Legge di Mosè
4. Si dimostra permissivista di fronte al popolo nell’applicare la Legge;
5. Smentisce nei fatti quanto andava predicando circa il ravvedimento dai propri peccati.
I Farisei e gli Scribi non stanno cercando di essere guidati verso la migliore soluzione, ma USANO la Legge per “tentare” (=mettere alla prova) Gesù.
USANO una legge che a noi sembra crudele, ma che era un deterrente fortissimo contro l’aduterio che dava origine a figli illegittimi e a mogli ripudiate, categorie queste che sarebbero state ai margini della società e con la quasi certezza di morire di fame e di stenti.
USANO una legge BUONA (per la situazione dell’epoca) fatta dal nostro Dio per far cadere in trappola il Figlio di Dio, cercando una base legale sulla quale accusare ed uccidere Gesù.
E, ad un certo punto, quando Gesù si china a terra a scrivere col dito, sentono di avere la vittoria in pugno; dicono tra di loro “Eccolo, che l’abbiamo messo in un angolo, da dove non ci può più scappare”. E infieriscono su di lui.
Allora, MAESTRO, cosa dici? Che fai? Non rispondi? Dai, signor MAESTRO, tu che sai tutto, dacci la risposta!”
Posso solo immaginare il cuore di Gesù in quegli interminabili attimi; la tristezza di vedere le Leggi del Padre usate come trappole, l’amarezza verso quelli che dovrebbero essere le guide del suo popolo, la pietà per quella donna che, anche se peccatrice, non merita di essere uccisa a colpi di pietra…
NO, Gesù non è all’angolo, signori Scribi e Farisei, Gesù non lo è mai.
SE io fossi stato Gesù, in quel momento mi sarei alzato, e avrei gridato contro di loroi tutto il mio odio, tutto il mio risentimento…ed avrei decretato la mia morte, e quella di una peccatrice “innocente”…
Eccola, dunque, la risposta che cercate, signori Scribi e Farisei!
"Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei".
Questa risposta li gela: non hanno più nulla da aggiungere né da ribattere.
* Non è una ribellione verso Roma: Gesù non sta condannando a morte la donna:
* Non è una ribellione verso la Legge: Gesù sta EFFETTIVAMENTE dicendo di scagliare la pietra, ma sottolinea che colui che si prende la responsabilità di giudicare deve essere senza peccato.
Gli Scribi e i Farisei non lo sanno, ma Gesù sta impedendo che avvenga loro quello che vorrebbero avvenisse alla donna: in Matteo egli aveva detto:
Non giudicate, affinché non siate giudicati. Perché sarete giudicati secondo il giudizio col quale giudicate, e con la misura con cui misurate, sarà pure misurato a voi Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio di tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? Ovvero, come puoi dire a tuo fratello: "Lascia che ti tolga dall’occhio la pagliuzza", mentre c’è una trave nel tuo occhio? Ipocrita, togli prima dal tuo occhio la trave e poi ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio di tuo fratello. (Matteo 7:1-5 LND)
Escono tutti; prima i più anziani, i quali hanno forse compreso l’enorme implicazione della risposta di Gesù, poi ad uno ad uno tutti gli altri.
E’ stato forse Gesù a dirgli di uscire?
Essi, udito ciò e accusati dalla loro coscienza
No, non è servito; le parole di Gesù hanno raggiunto il bersaglio, quella coscienza che sembrava quasi non esistere in loro, quella coscienza che conserva la memoria di colui che ci ha Creato.
Gesù rimane solo con la donna; si alza da terra, la guarda e le chiede: “SIGNORA …
Già, perché la parola con cui Gesù si rivolge a lei è la stessa che userà quando, sulla croce, dirà a sua madre “Donna, ecco tuo figlio” per affidarla alle cure di Giovanni.; è una parola che denota rispetto verso di lei.
SIGNORA dove sono quei tuoi accusatori? Nessuno ti ha condannata?".”…
Quanto amore, e quanto rispetto per quella donna peccatrice; Gesù non la tratta male, non le dice, “hai visto tutto quello che è successo per colpa tua?”, non sottolinea il suo peccato.
La donna è incredula, guarda le schiene dei suo carnefici, di coloro che erano pronti a strapparle in maniera brutale la vita allontanarsi in fondo ai portici del tempio: è…. salva!!!
"Nessuno, Signore". Risponde in un filo di voce, forse tergendosi le lacrime dagli occhi.
La donna chiama Gesù “Signore”; MAESTRO, ; è il modo con cui ci si rivolge a qualcuno che ha potere su di noi, che è una guida per noi. Per lei Gesù, di cui forse aveva sentito vagamente parlare, ora è qualcuno da seguire ed a cui prestare attenzione.
Ella è salva… per merito di Gesù, da una pena che meritava!
Ora lei e Gesù sono l’una di fronte all’altro: forse lo sta guardando negli occhi, incredula ancora di essere salva. Forse c’è in lei ancora il timore di essere giudicata dal suo Signore per il suo peccato.
Ed Egli si che avrebbe avuto il diritto di farlo.
Gesù si affretta a cancellare questo pensiero dalla mente della donna.
Neppure io ti condanno; va’ e non peccare più".
Gesù ha trasformato la trappola ben architettata da Scribi e Farisei per farlo cadere, in un occasione di giudizio per gli accusatori e di ravvedimento per la donna adultera.
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Questo brano, oltre a fornirci uno spaccato molto realistico della nostra natura umana, propensa a organizzare trucchi e trabocchetti pur di raggiungere il nostro scopo, anche al costo di una vita umana, ci dice molto del carattere di Gesù e dell’atteggiamento che egli vuole vedere in noi.
1. Siamo o siamo stati un po’ tutti “adulteri nel tempio”.
Come la donna, ognuno di noi era colpevole e meritevole di punizione; la legge era lì per accusarci, era stata fatta per il nostro bene, ma da peccatori incalliti quali siamo, essa era diventata un’arma letale contro di noi.
Gesù non è venuto ad abolire la legge, ma a portarla a compimento, affinché la giustizia della legge si adempia in noi che non camminiamo secondo la carne, ma secondo lo Spirito.” (Romani 8:4 LND) Infatti il peccato non avrà più potere su di voi, poiché non siete sotto la legge, ma sotto la grazia.” (Romani 6:14 LND)
Gesù non è lì per accusarci dei nostri peccati, anche se ne avrebbe tutto il diritto; ma quello che ci chiede è il ravvedimento:
Neppure io ti condanno; va’ e non peccare più.
La donna adultera aveva incontrato Gesù ad un passo dall’essere lapidata; e forse la paura per l’aver scampato una morte atroce l’avrà fatta ravvedere.
Ricordiamoci anche noi che, quando abbiamo incontrato Gesù, eravamo destinati ad una morte atroce…quello che in Apocalisse viene descritta come la “morte seconda”, l’essere eternamente dannati e distanti da Dio.
Gesù odiava il peccato della donna di certo di più dei Farisei; Gesù odia i nostri peccati, ma non ci condanna per essi, se crediamo in lui.
Ci chiede tuttavia di non peccare più; è per il nostro bene che ci chiede questo.
2. Spesso ci comportiamo come Scribi e Farisei nei confronti degli altri.
Siamo lesti a vedere gli errori altrui, siamo pronti a allestire il tribunale speciale, e siamo disposti pure a lapidare gli altri per i loro peccati.
Gesù ci dice: “non fatelo, non giudicate per non essere giudicati”.
Piuttosto che scagliare pietre dovremmo essere un aiuto verso la santificazione di chi ci circonda, dovremmo aiutare chi pecca a cambiare vita; e per fare questo, dobbiamo essere, noi per primi, puri.
3. Spesso ci dimentichiamo che Dio è un Dio d’ordine.
Gesù non ha detto “la regola dell’adulterio non si applica più; è per questo che ti assolvo”. Egli ha detto “Vai, e rispetta quella regola che ti è stata data per il tuo bene”.
Dio ha dato delle regole per i credenti affinché il suo corpo (la chiesa – noi) prosperi e si accresca; nell’applicare queste regole in chiesa dobbiamo pensare all’amore che Gesù ha sempre dimostrato per coloro che peccano, e che il suo traguardo è sempre il ravvedimento piuttosto che l’umiliazione del peccatore.
In conclusione, se siamo di Cristo, possiamo essere sicuri che nessun tribunale mai ci tratterà come quello che era toccato in sorte all’adultera, perché:
1. C’è un reato (i nostri peccati) ma Gesù lo ha cancellato per mezzo del suo sangue
2. C’è un reo (noi), ma se siamo in Cristo ci siamo ravveduti e stiamo camminando e lottando contro la nostra vecchia natura di peccatori;
3. C’è un tribunale, ma sappiamo che sarà Gesù a giudicare… e noi non passeremo in giudizio,
4. C’è una pena da applicare (la morte seconda), ma per coloro che seguono Cristo li attende una vita eterna vissuta alla sua presenza.
5. C’è un luogo dove giudicare (i Cieli), ma noi non saremo in quel giorno seduti sul banco degli accusati.
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Se tu sei di Cristo, tutto questo ti appartiene, ma bada di vigilare affinché la tua vecchia natura di peccato non ti porti lontano da lui.
Se invece non hai ancora accettato Gesù, sappi che il tribunale è lì, pronto per giudicare te e i tuoi peccati, ma Gesù brama di poter essere il tuo difensore.
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