Quando cominciamo a concentraci su cosa non va nella nostra vita piuttosto che sulle benedizioni che abbiamo ricevuto, iniziamo a sviluppare uno spirito critico. Ed è possibile che, prima o poi, inizieremo a costruire un nostro "dio personale", un vitello d'oro che soddisfi i nostri occhi, che possiamo controllare ed a cui chiediamo quello che pensiamo sia il meglio per noi.
Dio, invece, vuole che sviluppiamo una mente come quella di colui che Egli ci ha mandato a salvarci. Una mente come quella di Cristo.
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(ill.) Partita di rugby. Ben segna la meta che apre la finale alla sua squadra. Io che grido “E' figlio mio!”
(ill.) Ti è mai capitato di dire al tuo coniuge “vieni a vedere quello che ha combinato tuo figlio”?
Come genitori siamo pronti a prendere i meriti biologici quando c'è qualcosa di buono, e pronti a disfarsene quando c'è qualcosa di meno buono. Ma non significhiamo mai quello che diciamo. Non vogliamo ripudiare i nostri figli.
Tuttavia, ci sono casi dove un genitore ha realmente “ripudiato” un figlio. Spesso per un periodo di tempo più o meno lungo, talvolta per sempre.
Quando un genitore giunge al punto di dire “tu non sei mio figlio”, significa che qualcosa di grave, molto grave è accaduto.
E qualcosa di grave, molto grave, era accaduto tra Dio e il suo popolo se leggiamo queste parole:
“Il SIGNORE disse a Mosè: "Va', scendi; perché il tuo popolo che hai fatto uscire dal paese d'Egitto, si è corrotto” (Esodo 32:7)
Cosa era successo “nel frattempo”?
- Avevamo lasciato l'uomo ai piedi della Torre di Babele, disperso sulla terra.
- Dio aveva promesso a Abraamo che la sua discendenza sarebbe stata come le stelle nel cielo.
- C'erano stati Isacco, Giacobbe, Giuseppe e il trasferimento in Egitto.
- Poi la schiavitù, e la liberazione.
- Ora erano in cammino per la “terra promessa”
- Dio aveva chiamato Israele “il mio popolo” per ben 22 (20 solo in Esodo) volte sin qui.
- Ma ora per Dio non è più il “mio popolo” ma “il popolo di Mosè”
“Dunque, se ubbidite davvero alla mia voce e osservate il mio patto, sarete fra tutti i popoli il mio tesoro particolare; poiché tutta la terra è mia; e mi sarete un regno di sacerdoti, una nazione santa".(Esodo 19:5-6)
3 caratteristiche del patto di Dio con l'uomo
- contiene una benedizione
- contiene un comandamento
- contiene un avvertimento
“mi sarete un regno di sacerdoti, una nazione santa”
Pietro scriverà questo:
“Ma voi siete una stirpe eletta, un sacerdozio regale, una gente santa, un popolo che Dio si è acquistato, perché proclamiate le virtù di colui che vi ha chiamati dalle tenebre alla sua luce meravigliosa; (1 Pietro 2:9)
I sacerdoti erano i mediatori tra Dio e gli uomini: come suo figlio Dio ti chiama a raccontare agli altri quello che Lui ha fatto e sta facendo nella tua vita
2. Il comandamento: “se ubbidire ... e osservate il mio patto”
Per ottenere tutto questo dobbiamo fare due cose:
- ubbidire = fare quello che Dio ci chiede di fare
- osservare = rispettare i patti presi
“Se osservate i miei comandamenti, dimorerete nel mio amore; come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e dimoro nel suo amore.” (Giovanni 15:10)
3. L'avvertimento: “se ubbidite davvero”
Dio ci conosce, sa che non ci piace donare completamente il nostro cuore; sa che non ci piace impegnarci a lunga scadenza, che preferiamo l'uovo oggi piuttosto che la gallina domani. E' per questo che ci mostra sempre le benedizioni, i lati positivi del patto che Egli stipula con noi.
Non può accettare una firma “con riserva”, vuole che firmiamo il patto con lui “davvero”, senza se e senza ma. E Proverbi ce ne spiega il fine:
“Figlio mio, dammi il tuo cuore, e gli occhi tuoi prendano piacere nelle mie vie” (Proverbi 23:26)
Che cos'è che non ha funzionato stavolta?
“Il popolo vide che Mosè tardava a scendere dal monte; allora si radunò intorno ad Aaronne e gli disse: "Facci un dio che vada davanti a noi; poiché quel Mosè, l'uomo che ci ha fatti uscire dal paese d'Egitto, non sappiamo che fine abbia fatto". E Aaronne rispose loro: "Staccate gli anelli d'oro che sono agli orecchi delle vostre mogli, dei vostri figli e delle vostre figlie, e portatemeli". E tutto il popolo si staccò dagli orecchi gli anelli d'oro e li portò ad Aaronne. Egli li prese dalle loro mani e, dopo aver cesellato lo stampo, ne fece un vitello di metallo fuso. E quelli dissero: "O Israele, questo è il tuo dio che ti ha fatto uscire dal paese d'Egitto!" Quando Aaronne vide questo, costruì un altare davanti al vitello ed esclamò: "Domani sarà festa in onore del SIGNORE!" L'indomani, si alzarono di buon'ora, offrirono olocausti e portarono dei sacrifici di ringraziamento; il popolo sedette per mangiare e bere, poi si alzò per divertirsi”. (Esodo 32:1-6)
La strategia di satana è sempre la solita:
# mettere in dubbio che Dio ci vuole davvero bene
- Mosè tardava: “Ma siete proprio sicuri che torni? Che vi conduca nella terra promessa? ”
- Mentre il popolo ascoltava questa bugia, Dio stava scrivendo sulle tavole della Legge questo: “Non farti scultura, né immagine alcuna delle cose che sono lassù nel cielo o quaggiù sulla terra o nelle acque sotto la terra. Non ti prostrare davanti a loro e non li servire “ (Esodo 20:4-5)
- L'artefice della liberazione non è più Dio, il Padre, il Creatore... ma un pezzo di metallo!
Le 3 “asole” che satana usa per legarci
1. Tutti vogliono sentirsi bene
2. Tutti vogliono avere beni (fisici, cose)
3. Tutti vogliono essere invidiati
1. il popolo sedette per mangiare e bere, poi si alzò per divertirsi.
desiderio della carne = la tentazione di “sentire”” = tutto ciò che ci fa sentire “bene”
Il vitello è l'occasione per “festeggiare, bere, divertirsi... e chissà cos'altro.
(Appl.) Sei tentato di sedere, mangiare e divertirti, facendo quello che il Signore dice che non è buono per te? Proverai piacere, appagherai la carne.... ma il prezzo è un padre che dice “il tuo popolo che hai fatto uscire dal paese d'Egitto, si è corrotto”
2. Facci un dio che vada davanti a noi
desiderio degli occhi = desiderio di “avere” = tutto ciò che ci piace e vorremmo per noi.
Non mi basta sapere che Dio c'è, che è dalla mia parte. Io voglio “vedere” Dio, voglio “possedere” la sua immagine, così che possa io dominare su di essa, limitarla, usarla per i miei scopi (in molte culture avere una foto di qualcuno equivale a possedere la sua anima).
(Appl.) Vuoi realmente “vedere Dio”, oppure vuoi possedere una sua immagine, un piccola altarino, un santino da portarti appresso e tirare fuori al (tuo!) momento opportuno, perché agisca al tuo comando? “Hanno bocca e non parlano; hanno occhi e non vedono; hanno orecchi e non odono e non hanno respiro alcuno nella loro bocca. Siano simili a loro quelli che li fanno, tutti quelli che in essi confidano. (Salmo 135:16-18). Cosa preferisci: vedere, sentire, udire e respirare grazie a Dio, oppure avere un “santino” e d essere cieco, sordo, muto... e morto?
3. E quelli dissero: "O Israele, questo è il tuo dio che ti ha fatto uscire dal paese d'Egitto!"
desiderio dell'orgoglio = desiderio di “essere” = tutto ciò che ci fa sentire al di sopra degli altri.
Attraversando il Sinai, si erano certamente imbattuti in altre popolazioni che avevano dei di legno, pietra, dipinti. “Anche noi c'abbiamo un dio...anzi il nostro è tutto d'oro!”
(Appl.) Stai cercando Dio, oppure stai cercando un dio che sia “superiore” agli altri, che sia “vincente” agli occhi del mondo? Senti come Isaia descrive Gesù: “ non aveva forma né bellezza da attirare i nostri sguardi, né aspetto tale da piacerci. (Isaia 53:2) Nonostante, anzi, grazie al fatto che Gesù non rassomiglia a nessuno dio umano, il vero Dio ha detto :”Ecco, il mio servo prospererà, sarà innalzato, esaltato, reso sommamente eccelso. (Isaia 52:13)
Perché non ha funzionato?
L'atteggiamento sbagliato
1. Israele era stato liberato dopo tre secoli di schiavitù in Egitto
Avevano visto i segni miracolosi, il mare aprirsi... ma dopo APPENA 15 giorni cominciano a lamentarsi:
“Tutta la comunità dei figli d'Israele partì da Elim e giunse al deserto di Sin, che è tra Elim e il Sinai, il quindicesimo giorno del secondo mese dopo la loro partenza dal paese d'Egitto. Tutta la comunità dei figli d'Israele mormorò contro Mosè e contro Aaronne nel deserto. I figli d'Israele dissero loro: "Fossimo pur morti per mano del SIGNORE nel paese d'Egitto, quando sedevamo intorno a pentole piene di carne e mangiavamo pane a sazietà! Voi ci avete condotti in questo deserto perché tutta questa assemblea morisse di fame!" (Esodo 16:1-3)
Dio manderà quaglie e manna... per quaranta anni!
2. Avevano appena visto questo, ed ecco, un'altra lamentela:
“Poi tutta la comunità dei figli d'Israele partì dal deserto di Sin, marciando a tappe secondo gli ordini del SIGNORE. Si accampò a Refidim, ma non c'era acqua da bere per il popolo. Allora il popolo protestò contro Mosè e disse: "Dacci dell'acqua da bere". ... "Perché ci hai fatto uscire dall'Egitto per far morire di sete noi, i nostri figli e il nostro bestiame?" (Esodo 17:1-3)
Dio ordinerà a Mosè di battere una roccia, e avranno acqua in abbondanza.
3. Arrivano ai piedi del Monte Sinai, e Dio chiama Mosè per consegnargli la legge.
“Il popolo vide che Mosè tardava a scendere dal monte...”
Mosè non stava facendo un'allegra scampagnata in montagna, né faceva foto al panorama. Starà lassù per 40 giorni e 40 notti perché Dio lo istruisca su una quantità innumerevole di cose...perché possa istruire a sua volta il suo popolo.
Il pericolo di sviluppare uno spirito di critica
Il popolo sviluppa uno spirito critico:
le benedizioni ottenute vengono cancellate e rimpiazzate dalle lamentele sui dettagli:
“ho fame, ho sete, mi sono annoiato di stare qui a far nulla...”
(Appl.) Ti capita qualche volta di essere come il popolo nel deserto? Voglio quello che voglio, nel modo che voglio, e quando lo voglio io!
(Appl.) Attento a sviluppare uno spirito critico; è l'inizio di una “fuga in avanti”, verso qualcosa che ci appaghi...nella maniera che diciamo noi! È l'inizio della costruzione del nostro “vitello d'oro”
un dio che ci dia, o meglio che vorremmo ci desse, ciò che vogliamo, come lo vogliamo, al momento che lo vogliamo. Non un dio che sia in controllo della nostra vita, ma che noi possiamo controllare!
3 antidoti contro uno spirito critico
Capita talvolta ai credenti (credenti da un anno, da dieci, da sempre) di iniziare a concentrasi su quello che manca alle nostre viti piuttosto che a quello che abbiamo ricevuto. Quando e se questo succede, questo è quello che devi fare.
1. Ricorda che Dio sa di cosa hai bisogno
Se cominci a pensare che Dio non conosce conosce le tue necessità, pensa invece a quello che Egli ha scritto per mano di Davide:
“Signore, ti sta davanti ogni mio desiderio, i miei gemiti non ti sono nascosti.”(Salmi 38:9)
Dio è un padre premuroso, che si cura dei propri figli che ama: difatti Gesù ha detto questo:
“Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, non mietono, non raccolgono in granai, e il Padre vostro celeste li nutre. Non valete voi molto più di loro?” (Matteo 6:26)
2. Ricorda che Dio sa cosa è meglio per te
Se cominci a pensare che che quello che Dio sceglie per te nella tua vita non sia il meglio, che vorresti altro, pensa invece a quello che ha detto Giovanni:
“Questa è la fiducia che abbiamo in lui: che se domandiamo qualche cosa secondo la sua volontà, egli ci esaudisce.” (1 Giovanni 5:14)
Tu sei nei pensieri di Dio, ed egli vuole il meglio per te:
“Infatti io so i pensieri che medito per voi", dice il SIGNORE: "pensieri di pace e non di male, per darvi un avvenire e una speranza. (Geremia 29:11)
3. Ricorda che Dio sa quando è meglio per te
Se cominci a pensare che i tempi di Dio non siano quelli giusti per te, pensa invece a quello che è detto in Ebrei:
“Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia, per ottenere misericordia e trovar grazia ed essere soccorsi al momento opportuno.” (Ebrei 4:16)
I tempi di Dio sono differenti dai miei tempi, perché, dice Isaia: "Infatti i miei pensieri non sono i vostri pensieri, né le vostre vie sono le mie vie", dice il SIGNORE. (Isaia 55:8)
2 cose da fare per sviluppare uno spirito positivo
1. Ricorda SEMPRE da chi proviene la vera sapienza
“Ora noi non abbiamo ricevuto lo spirito del mondo, ma lo Spirito che viene da Dio, per conoscere le cose che Dio ci ha donate”(1 Corinzi 2:12)
La sapienza quella vera, non viene da noi, ma da Colui che ci ha donato tutte le cose.
2. Ricorda SEMPRE a chi appartiene la tua mente
Se pensi che la tua mente non sia capace di vedere le cose come le vede Dio, sappi che colui che crede in Gesù ne è capace, perché, come dice Paolo,
“Ora noi abbiamo la mente di Cristo.(1 Corinzi 2:16)
Conclusione
Ai piedi del Monte Sinai si consuma lo strappo forse più doloroso tra Dio ed il suo popolo: proprio mentre Dio sta dando a Mosè le regole una vita piena, efficace e felice, il popolo volge il suo cuore altrove. Dio non chiamerà più quel popolo “il mio popolo”... per un tempo. Non sarà per sempre : ” Egli non contesta in eterno, né serba la sua ira per sempre.”(Salmo 103:9)
La prossima volta che Dio chiamerà quel popolo “il mio popolo”, sarà in Levitico 26. E lo farà per darci la profezia che ha cambiato la mia e la tua vita.
“Io stabilirò la mia dimora in mezzo a voi e non vi detesterò. Camminerò tra di voi, sarò vostro Dio e voi sarete mio popolo.” (Levitico 26:11-12)
Sarebbe venuto un uomo, di nome Gesù, a firmare un patto eterno e indissolubile tra Dio e l'uomo, perché potessimo avere la stessa mente di Cristo
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