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Vorrei vedere assieme a voi un breve filmato per introdurre il tema di oggi.
Forse vi state chiedendo: “Dove vuoi andare a parare, Marco”?
Voglio leggere assieme a voi una nota che ho pubblicato qualche giorno addietro sul sito della chiesa.
Immaginatevi la scena.
Un extra-terrestre in forme umane entra in una nostra chiesa la domenica; ad accoglierlo ci sono
due signore sorridenti che gli mettono in mano due libri, uno di simil-pelle nera e un raccoglitore ad anelli con paginette di plastica. Così, con le mani già piene, viene fatto accomodare in una sedia in fondo.
La cosa che nota è che alle pareti ci sono tante scritte: “Sarà tempo di elezioni” pensa, visto che sotto c'è il nome del candidato: Matteo, Pietro, Isaia... Nota anche che tutte le donne sono uscite di casa in fretta e furia senza pettinarsi, visto che hanno preso un centrino sottovaso e se lo sono messo in testa.
A un certo punto inizia la musica, una persona dice un numero e tutti si alzano in piedi e iniziano a cantare: “E' forse la prova generale per un concerto?” pensa, ma poi vede persone che si commuovono e piangono: “No, forse è morto il compositore”, pensa di nuovo.
Ora passano per la stanza due persone con due vassoi: in uno ci sono dei piccoli pezzi di pane, e nell'altro una serie di bicchierini con un liquido rosso che pare un “cicchetto”: “Avevo giusto cominciato ad avere fame”, pensa mentre arraffa una manciata di pezzettini di pane e un paio di “shots” dai vassoi ricoperti di velluto viola... ma la faccia schifata del suo vicino di sedia lo fa desistere, e rimette tutto a suo posto.
Una persona anziana sale su un palco ed inizia a parlare: prima è calmo, ma man mano inizia da alterarsi, fino a quando comincia ad urlare alla gente:” Gli avranno fatto qualche sgarbo”, pensa, ma poi vede che le persone annuiscono a ciò che sta dicendo :”Mi sa che sono dispiaciuti di averlo offeso”, pensa, mentre guarda il suo vicino che piange di nuovo.
Pensa anche che chi parla deve avere uno strano “tic”, visto che continua, con cadenza quasi regolare, a pronunciare due parole fuori dal contesto di quello che sta dicendo: "Alleluja" e "Amén", quest' ultima, spesso, con un punto interrogativo alla fine: "Amen?". Ma la cosa ancora più strana è che il "tic" deve essere contagioso, visto che gran parte delle persone risponde con le medesime, inquietanti parole, modificando solo il punto interrogativo con uno esclamativo: "Amén!".
Pensa anche che è capitato in una famiglia dove il controllo delle nascite è stato quanto mai carente, visto che la persona che sta parlando si rivolge agli altri che ascoltano chiamandoli "fratello" e "sorella". “Forse sono intolleranti ai contraccettivi”, pensa.
Dopo un ultimo canto, tutti quanti si alzano e cominciano ad abbracciarsi, a darsi pacche sulle spalle e a baciarsi: “Mi sa che hanno fatto pace”, pensa, mentre esce e riflette che la prossima
settimana si guarderà bene dal visitare ancora quella mega-famiglia un po' bizzarra.
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Gesù attirava folle enormi, e la Bibbia spesso registra le reazioni positive di quelle folle al suo insegnamento.
“Quando Gesù ebbe finito di parlare, la folla resto meravigliata dai suoi insegnamenti.” (Matteo 7:28 PV)
“E una grande folla lo ascoltava con interesse.” (Marco 12:37b PV)
Perché le persone erano così interessate a quello che diceva Gesù? Come parlava Gesù alle persone?
1. Gesù sceglieva la lingua a seconda della situazione
Gesù non usava sempre la stessa lingua, ma sceglieva le parole a seconda delle persone con cui stava parlando.
3 esempi
- 1° esempio: le folle
Durante il Sermone sul monte, Gesù sta parlando alle “folle”, al “popolo” insegna loro a pregare:
“Voi dunque pregate così: "Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome.” (Matteo 6:9)
La parola tradotta con “padre”, nell'originale è “abba” = babbo Che tipo di parola è?Ce lo descrive la scrittrice inglese Joyce Huggett
- 2° esempio: i sacerdoti
Quando Caifa lo interroga nel Sinederio, sta parlando ad un dottore della Legge, uno studioso delle Scritture:
"Gesù taceva. Poi il sommo sacerdote aggiunse: "Ti scongiuro, nel nome dell'Iddio vivente, di rispondere. Sei tu il Messia, il Figlio di Dio?" "È come hai detto!" rispose Gesù. "Anzi, vi dico che in futuro vedrete il Figlio dell'uomo sedere alla destra di Dio onnipotente e ritornare sulle nuvole del cielo" (Matteo 26:63-64 PV)
Gesù risponde citando il salmo 110: 1 e il proveta Daniele 7:13 (i due brani sottolineati).
- 3° esempio: il re stolto
Gesù viene condotto da Erode, un re crapulone e di pochissimo intelletto:
“Erode fu molto contento nel vedere Gesù, perché ne aveva sentito parlare e da parecchio voleva incontrarlo, sperando di vederlo compiere qualche miracolo. Gli rivolse perciò molte domande, ma Gesù non gli rispose affatto.” (Luca 23:8-9 PV)
Gesù con Erode non spende neppure una parola.
2. Gesù sceglieva accuratamente gli argomenti di cui parlare
Paolo dice:
“Parlate sempre con gentilezza, rispondendo a ciascuno nel modo migliore.” (Colossesi 4:6 PV)
“Nella chiesa preferisco dire cinque parole intelligibili per istruire anche gli altri, che dirne diecimila in altra lingua-” (1 Corinzi 14:19)
Nei Vangeli sono citate 38 parabole,
Le storie di Gesù erano SEMPRE tratte dalla vita vera. Gesù sceglie argomenti della vita reale delle persone, cose che vedevano e praticavano praticamente ogni giorno.
3. Gesù parlando trasmetteva gioia
“E la folla, che lo precedeva e lo seguiva gridava: "Gloria al figlio del re Davide!" "Lode a lui che viene nel nome di Dio! Gloria nel più alto dei cieli!" (Matteo 21:9 PV)
Nessuno segue una persona che è triste, depressa, noiosa mentre invece Gesù era seguito da “folle” di migliaia di persone. La sua predicazione aveva immediatezza su di esso. Lui era sempre rilevante e sempre sul bersaglio per quel momento. Aveva un messaggio che offriva benefici pratici per la loro vita.
Il nostro messaggio fondamentale per i perduti deve essere una buona notizia. Se non è una buona notizia, non è il Vangelo.
Dobbiamo imparare a condividere il Vangelo in modi che siano comprensibili Bisogna “decrittografare” il linguaggio che usiamo in chiesa, tra di noi, e nel mondo,
Dobbiamo abbandonare TUTTE le nostre tradizioni?
Non è detto che dobbiamo cambiare “tutto”, ma ci deve essere una maniera per coniugare tradizione e modernità, vangelo e linguaggio comune.
Gesù quando parlava alle folle, di certo non usava il linguaggio di sei secoli prima, ma, essendo del popolo, e parlando al popolo, parlava la lingua del popolo. Era rispettoso per molte tradizioni, ma per altre usava la frusta e ribaltava tavoli.
In un mondo dove la comunicazione è gran parte, se non tutto, dobbiamo essere attenti a come comunichiamo Cristo.
Se non “decrittografiamo” i messaggi, così che anche un extra-terrestre possa comprendere di cosa e di chi stiamo parlando, stiamo mancando il bersaglio.
Se non ci badiamo, e vogliamo rimanere aggrappati alle nostre (se pur sane e lodevoli) tradizioni, gli extra-terresti, senza tema di smentita, saremo noi.
E il nostro testimoniare Cristo sarà, immancabilmente, inefficace.
Sei pronto a parlare come parlava Gesù? Siamo pronti come chiesa a non essere gli “extraterrestri” in casa nostra?
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