La vita del credente è come camminare su un filo, in equilibro tra la verità che non so meritare di essere salvato e la grazia di un Dio che manda apposta per questo suo Figlio a renderlo possibile.
Come faccio a sapere se sto camminando in equilibrio tra la verità e la grazia?
E, non di meno, come posso parlare allora della verità che tutti hanno bisogno di Gesù, ma dimostrando la grazia che Gesù ha dimostrato verso di me?
Michele Carlson attraverso i Vangeli di Giovanni e Matteo, ci mostra come la fonte dell'equilibrio risieda nella conoscenza della Parola di Dio, la Bibbia.
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"E la Parola è diventata carne e ha abitato per un tempo fra di noi, piena di grazia e di verità; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre. Giovanni gli ha reso testimonianza, esclamando: «Era di lui che io dicevo: “Colui che viene dopo di me mi ha preceduto, perché era prima di me. Infatti, dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto grazia su grazia”». Poiché la legge è stata data per mezzo di Mosè; la grazia e la verità sono venute per mezzo di Gesú Cristo." (Giovanni 1:14-17)
"Mentre egli parlava cosí, molti credettero in lui. Gesú allora disse a quei Giudei che avevano creduto in lui: «Se perseverate nella mia parola, siete veramente miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi».
Essi gli risposero: «Noi siamo discendenti d'Abraamo, e non siamo mai stati schiavi di nessuno; come puoi tu dire: “Voi diverrete liberi”?»
Gesú rispose loro: «In verità, in verità vi dico che chi commette il peccato è schiavo del peccato. Ora lo schiavo non dimora per sempre nella casa: il figlio vi dimora per sempre. Se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete veramente liberi.»" (Giovanni 8:30-36)
"Allora Pietro si avvicinò e gli disse: «Signore, quante volte perdonerò mio fratello se pecca contro di me? Fino a sette volte?» E Gesú a lui: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette. Perciò il regno dei cieli è simile a un re che volle fare i conti con i suoi servi. Avendo cominciato a fare i conti, gli fu presentato uno che era debitore di diecimila talenti.
E poiché quello non aveva i mezzi per pagare, il suo signore comandò che fosse venduto lui con la moglie e i figli e tutto quanto aveva, e che il debito fosse pagato. Perciò il servo, gettatosi a terra, gli si prostrò davanti, dicendo: “Abbi pazienza con me e ti pagherò tutto”. Il signore di quel servo, mosso a compassione, lo lasciò andare e gli condonò il debito.
Ma quel servo, uscito, trovò uno dei suoi conservi che gli doveva cento *denari; e, afferratolo, lo strangolava, dicendo: “Paga quello che devi!” Perciò il conservo, gettatosi a terra, lo pregava dicendo: “Abbi pazienza con me, e ti pagherò”. Ma l'altro non volle; anzi andò e lo fece imprigionare, finché avesse pagato il debito.
I suoi conservi, veduto il fatto, ne furono molto rattristati e andarono a riferire al loro signore tutto l'accaduto. Allora il suo signore lo chiamò a sé e gli disse: “Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito, perché tu me ne supplicasti; non dovevi anche tu aver pietà del tuo conservo, come io ho avuto pietà di te?”
E il suo signore, adirato, lo diede in mano degli aguzzini fino a quando non avesse pagato tutto quello che gli doveva. Cosí vi farà anche il Padre mio celeste, se ognuno di voi non perdona di cuore al proprio fratello»." (Matteo 18:21-35)
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20 luglio 2014
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Camminare in equilibrio tra verità e grazia | 20 Luglio 2014 |
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