Quali parole posso usare a Natale per far comprendere agli altri il motivo della festa?
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La settimana scorsa avevamo visto che l'uomo ama ricordare avvenimenti importanti,e per questo usa festeggiare alcune date (vi ricordate le festività delle varie nazioni?).
Ed avevamo visto che anche Dio aveva istituito dei giorni o dei periodi speciali affinché il popolo si ricordasse che Lui era stato presente nella loro storia, e che lo era ancora (vi ricordate Capanne, Purificazione, trombe ecc.?).
Ma abbiamo anche detto che non commettiamo se non le festeggiamo, poiché non siamo più sotto la legge, ma sotto la grazia, e che nel Nuovo Testamento non c'è alcun comandamento di festeggiare “nuove” ricorrenze neppure il Natale o la Pasqua.
Ma vorrei leggere assieme a voi l'inizio di un Salmo di Asaf, il 78: dice così:
Ascolta, popolo mio, il mio insegnamento;
porgete orecchio alle parole della mia bocca!
Io aprirò la mia bocca per esprimere parabole,
esporrò i misteri dei tempi antichi.
Quel che abbiamo udito e conosciuto,
e che i nostri padri ci hanno raccontato,
non lo nasconderemo ai loro figli;
diremo alla generazione futura le lodi del Signore,
la sua potenza e le meraviglie che egli ha operate.
Egli stabilì una testimonianza in Giacobbe,
istituì una legge in Israele
e ordinò ai nostri padri di farle conoscere ai loro figli,
perché fossero note alla generazione futura, ai figli che sarebbero nati.
Questi le avrebbero così raccontate ai loro figli,
perché ponessero in Dio la loro speranza
e non dimenticassero le opere di Dio,
ma osservassero i suoi comandamenti. (Salmo 78:1-6)
Non siamo più sotto la legge,ma poiché siamo sotto la grazia vogliamo raccontare ai nostri figli le meraviglie che Dio ha operato.
Vogliamo raccontare ai nostri figli di un Dio che decide di scendere fra gli uomini, di diventare Emmanuele, Dio con noi, per poter essere 'Agnello che toglie i peccati dal mondo attraverso il suo sangue.
La settimana scorsa abbiamo visto le lettere dei bambini, ma noi, come adulti, quali parole vogliamo usare per raccontare ai nostri figli (ma anche ai nostri amici, ai conoscenti, ai colleghi di lavoro)
che cosa rappresenti davvero il Natale, quando forse per loro è solamente regali, luci e cibo.
Vorrei suggerirvi sei parole da poter usare nella vostra vita di tutti i giorni, su cui poter riflettere per voi stessi e da poter condividere con gli altri per testimoniare Cristo in queste tre settimane che ci portano a Natale.
La prima parola è
Attesa
Gesù non è sceso “per caso”, era stato promesso da Dio, e c'è chi viveva nell'attesa del Messia:
“Vi era in Gerusalemme un uomo di nome Simeone. Quest'uomo era giusto e timorato di Dio, e aspettava la consolazione d'Israele; lo Spirito Santo era sopra di lui e gli era stato rivelato dallo Spirito Santo che non sarebbe morto prima di aver visto il Cristo del Signore. Egli, mosso dallo Spirito, andò nel tempio; e, come i genitori vi portavano il bambino Gesù per adempiere a suo riguardo le prescrizioni della legge, lo prese tra le braccia e benedisse Dio, dicendo: «Ora, o Signore, tu lasci andare in pace il tuo servo, secondo la tua parola;perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, che hai preparata dinanzi a tutti i popoli,luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele». (Luca 2:25-32)
In molti non hanno avuto la gioia riservata a Simeone, infatti Ebrei afferma:
“Tutti costoro, (Abraamo, Giacobbe, Mosè, ecc.) pur avendo avuto buona testimonianza per la loro fede, non ottennero ciò che era stato promesso; perché Dio aveva in vista per noi qualcosa di meglio, in modo che loro non giungessero alla perfezione senza di noi.” (Ebrei 11:39-40)
Noi siamo stati benedetti al pari di Simeone, poiché la nostra fede non si basa sulla speranza in una promessa, ma sulla certezza di una nascita. Natale, viene dal latino “natus”: “è nato”... è nato davvero!
Come deve cambiare la nostra testimonianza in questo Natale, se sappiamo che la nostra attesa è finita e che Dio è davvero nato?
Dobbiamo, semplicemente, fare quello che fece la profetessa Anna, presente anche lei assieme a Simeone nel tempio:
“Vi era anche Anna, profetessa, figlia di Penuel, della tribù di Ascer. Era molto avanti negli anni; dopo essere vissuta con il marito sette anni dalla sua verginità, era rimasta vedova e aveva raggiunto gli ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio e serviva Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quella stessa ora, anche lei lodava Dio e parlava del bambino a tutti quelli che aspettavano la redenzione di Gerusalemme. (Luca 2:36-37)
Anna aveva ottantaquattro anni, e da allora in avanti la sua vita sarebbe stata spesa a raccontare di Gesù a coloro che erano in “attesa”.
Durante questi giorni giorni, e in quelli a seguire, e fino a che avrai vita, la tua occupazione principale deve essere quella di raccontare di Gesù a coloro che sono in attesa. In attesa di avere speranza, in attesa di essere guariti, in attesa di dimenticare un male, in attesa di dare un senso alla vita.
Tu sei benedetto, o benedetta, poiché la tua attesa è terminata se hai accettato Gesù, ma per molti il Natale non è mai arrivato. Anna parlava del bambino a tutti coloro che aspettavano la redenzione, al pari dovresti fare tu, ed io.
La seconda parola è
Luce
Il Natale è la festa delle luci, in passato erano candele, o lampade ad olio, poi è arrivato il gas, poi le lampade ora sono il led...
La luce che imitano i nostri addobbi è in ricordo di una luce ben più grande, più grande del sole, poiché il sole è stato da lei creato.
“Vi fu un uomo mandato da Dio, il cui nome era Giovanni; egli venne come testimone per rendere testimonianza alla luce, affinché tutti credessero per mezzo di lui. Egli stesso non era la luce, ma venne per rendere testimonianza alla luce. La vera luce che illumina ogni uomo stava venendo nel mondo. Egli era nel mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di lui, ma il mondo non l'ha conosciuto.” (Giovanni 1:6-10)
C'erano all'epoca persone che studiavano le luci nel cielo, e che guardando il cielo di notte avevano capito che quella luce stava venendo, e che furono guidati loro stessi da una luce.
“Gesù era nato in Betlemme di Giudea, all'epoca del re Erode. Dei magi d'Oriente arrivarono a Gerusalemme, dicendo: «Dov'è il re dei Giudei che è nato? Poiché noi abbiamo visto la sua stella in Oriente e siamo venuti per adorarlo»...Essi dunque, udito il re, partirono; e la stella, che avevano vista in Oriente, andava davanti a loro finché, giunta al luogo dov'era il bambino, vi si fermò sopra. Quando videro la stella, si rallegrarono di grandissima gioia. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria, sua madre; prostratisi, lo adorarono e, aperti i loro tesori, gli offrirono dei doni: oro, incenso e mirra.” (Matteo 2:1-2, 9-11)
In Apocalisse 22:16 Gesù afferma di essere la “stella del mattino”, qualcosa che ci indica la strada sin dall'inizio nelle nostre giornate, e noi non dobbiamo più cercare come i magi, domandare ad altri dove trovarlo, perché ora sappiamo dove è il Re dei Giudei che è nato, e dove è la sua luce.
“Voi siete la luce del mondo. Una città posta sopra un monte non può essere nascosta, e non si accende una lampada per metterla sotto un recipiente; anzi la si mette sul candeliere ed essa fa luce a tutti quelli che sono in casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, affinché vedano le vostre buone opere e glorifichino il Padre vostro che è nei cieli.” (Matteo 5:14-16)
Gesù è venuto come luce del mondo e ha trasferito la sua luce in noi, e ora noi siamo la sua luce del mondo.
Come deve cambiare la nostra testimonianza in questo Natale, se sappiamo che Gesù,
che è luce, ha trasferito la sua luce in noi?
Dobbiamo fare quello che fecero per primi i pastori in quella notte “eccezionale”:
“Quando gli angeli se ne furono andati verso il cielo, i pastori dicevano tra di loro: «Andiamo fino a Betlemme e vediamo ciò che è avvenuto e che il Signore ci ha fatto sapere». Andarono in fretta e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia; e, vedutolo, divulgarono quello che era stato loro detto di quel bambino.” (Luca 2:15-17)
Dio ci ha fatto sapere che è realmente sceso, e quando lo abbiamo accettato ha trasferito la sua luce in noi, non perché rimanga nascosta, ma perché venga divulgata, raccontata, ed illumini chi è nel buio,
chi non riesce a vedere la luce in fondo al tunnel delle propria vita, a chi non vede via d'uscita e continua a sbattere.
Tu sei la luce, ed anche io, e devi raccontare ed illuminare gli altri in questo Natale, come in ogni giorno della tua vita.
La terza parola è
Pace
A Natale il mondo vorrebbe che scoppi la pace, che tutto ritorni a posto, che guerre, sopraffazioni, conflitti sociali cessino, ma anche inimicizie, dissidi, invidie; così, come per magia!
Così che, “almeno a Natale” ci possiamo sentire col cuore leggero, non dobbiamo pensare al male nel mondo, alla fame, alle carestie, ecc.
Oltre ad essere una utopia, qualcosa di completamente irrealizzabile, la domanda che dobbiamo porci è questa: cosa intendiamo quando a Natale parliamo di pace?
La maggioranza delle persone, quando parla di pace pensa semplicemente alla non presenza del suo opposto, all'assenza di conflitti, di guerre o di inimicizie.
Ma è questa la pace di cui parla il Natale? Isaia, profetizzando 740 anni prima del primo Natale, disse questo:
"Poiché un bambino ci è nato, un figlio ci è stato dato, e il dominio riposerà sulle sue spalle; sarà chiamato Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre eterno, Principe della pace."(Isaia 9:5)
Colui che sarebbe venuto non avrebbe portato solamente la pace, ma avrebbe portato consigli ammirabili, consigli senza uguali, sarebbe stato un Padre, ed avrebbe avuto la potenza di Dio.
Gesù non viene per dare al mondo l'opposto della guerra, l'opposto della fame, l'opposto delle sopraffazioni.
Molti lo pensano, ma è egli stesso che li smentisce:
“Voi pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, vi dico, ma piuttosto divisione.” (Luca 12:15)
Gesù è nato per dare una pace completamente differente. In Giovanni 14:27 Gesù dice:
“Vi lascio pace; vi do la mia pace. Io non vi do come il mondo dà.” (Giovanni 14:27)
E' una pace differente, non quella generica del mondo, una pace che scaturisce non da cosa (l'assenza di guerra) ma da chi (la presenza di Dio).
Michea, vissuto allo stesso periodo di Isaia, dipinge così colui che sarebbe venuto.
"Ma da te, o Betlemme, Efrata, piccola per essere tra le migliaia di Giuda, da te mi uscirà colui che sarà dominatore in Israele, le cui origini risalgono ai tempi antichi, ai giorni eterni.... Egli starà là e pascolerà il suo gregge con la forza del Signore, con la maestà del nome del Signore, suo Dio. E quelli abiteranno in pace, perché allora egli sarà grande fino all'estremità della terra. Sarà lui che porterà la pace." (Michea 5:1-4a)
Il motivo perché la pace di Gesù è diversa da quella del mondo, non risiede in ciò che egli fa, ma in chi egli è.
Michea afferma che Gesù sarà grande fino all'estremità della terra, la sua grandezza riempirà i cieli, e i mari, e la terra emersa, che la sua forza sarà la medesima del Dio che quella terra, quei mari, quei cieli ha creato, perché Dio, il Signore, è RE di ciò che ha creato.
In quella notte a Betlemme gli angeli cantarono pace:
«Gloria a Dio nei luoghi altissimi e pace in terra agli uomini che egli gradisce!» (Luca 2:14)
La prima parola che pronuncia Gesù da risorto è pace:
“Mentre le porte del luogo in cui si trovavano i discepoli erano chiuse per timore dei Giudei, Gesù venne e si presentò in mezzo a loro, e disse: «Pace a voi!»” (Giovanni 20:19b)
Come deve cambiare la nostra testimonianza in questo Natale, se sappiamo che la pace di Gesù è completamente differente, una pace che riempie l'universo e che proviene dal creatore?
“E la pace di Cristo, alla quale siete stati chiamati per essere un solo corpo, regni nei vostri cuori; e siate riconoscenti.” (Colossesi 3:15)
“E così, quelli che si danno da fare per la pace, ne seminano i semi e ne raccolgono poi il frutto: la giustizia.” (Giacomo 3:18 PV)
Dobbiamo ricordarci che non abbiamo semplicemente la pace di Gesù ma che siamo stati “chiamati” da Gesù a quella pace.
Noi non apparteniamo più a noi stessi, ma apparteniamo a Gesù. E Gesù ci chiama a seminare quella pace differente.
Il mondo è alla ricerca di pace a Natale; ricordati che sei chiamato, sei chiamata a seminare ogni giorno, anche a Natale, ma non solo, quella pace differente che Gesù ha portato nascendo.
Tre modi pratici per testimoniare a Natale
La gente attorno a te vive l'attesa del Natale in maniera quasi frenetica: “Dobbiamo sbrigarci, perché tra poco è Natale!”
Ma quanti tra i tuoi amici e conoscenti vivono una vita “in attesa” In attesa di avere un lavoro, in attesa di avere la promozione, in attesa di trovare l'amore della vita, in attesa che il male passi.
Una vita senza luce, una vita senza pace. In attesa di trovare un senso alla vita, di trovare una luce nella vita, e di trovare pace nella vita.
Cosa posso fare per loro in questo Natale? Fai quello che fece Anna, nonostante i suoi ottantaquattro anni:
“(Anna) Sopraggiunta in quella stessa ora, anche lei lodava Dio e parlava del bambino a tutti quelli che aspettavano la redenzione di Gerusalemme. (Luca 2:36-37)
1. Parla di Gesù a chi è in attesa
Cerca chi è in attesa , prega che Dio te li metta di fronte, e non parlare a loro del Natale come festa di uomini, ma del bambino che è nato del Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre eterno, Principe della pace.
2. Sii luce per chi è nel buio
Che tu ci creda o no, la gente ti ascolterà quando parlerai a loro di Gesù, di come ha cambiato la tua vita dall'attesa alla certezza. Ma poi guarderanno alla tua di vita, se quello che dici rispecchia quello che sei. Se la luce di cui parli si vede in ciò che fai.
E' un lavoro che comincia da distante; non puoi fingere a Natale di essere luce del mondo se non lo si per i rimanenti dodici mesi dell'anno, ma puoi di certo mostrare che la tua vera gioia non è per la festa ma per colui che il mondo festeggia.
3. Offri pace a chi la cerca
Non puoi far scoppiare la pace nel mondo, ma puoi parlare di una pace diversa.
Se hai “conti aperti” con qualcuno, ti prego, chiudili in nome della pace a cui sei stato chiamato.
Parla ai tuoi amici della pace che Dio ha promesso attraverso la sua la presenza sulla terra.
La Bibbia afferma che coloro che “seminano vento e raccoglieranno tempesta” (Osea 8:7) ma anche che coloro che seminano pace raccoglieranno giustizia.
Usa il Natale per obbedire a ciò che ha detto Asaf:
“Diremo alla generazione futura le lodi del Signore, la sua potenza e le meraviglie che egli ha operate." (Salmo 78:4)
Preghiamo.
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11 dicembre 2016
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