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Per chi come me è nato in occidente, il Natale è di sicuro il periodo dell'anno che fa rinascere molti dei nostri ricordi di bambino.
Se sei nato o nata in questa cultura, in Italia o all'estero, dove il Natale è la festa più importante dell'anno, quella dei doni che arrivano, dei canti natalizi, del presepe e dell'albero, beh, allora sai di cosa parlo.
Giusti o sbagliati, fanno parte di quello che si chiama “tradizione”, che vuol dire “la nostra storia”, di quello che abbiamo vissuto da bambini, e a cui, in qualche modo, siamo legati e che ricordiamo talvolta con nostalgia.
A cosa pensi quando viene Natale?
Ogni anno io ripenso al presepe che avevamo a casa dei miei genitori. Il nostro presepe era enorme, con tanto di volta stellata tirata su da mio fratello (già all'epoca un genio del “fai da te”) con filo di ferro e carta cielo, da cui fuoriuscivano lampade ad incandescenza a imitare le stelle (e per fortuna non c'è mai stato un cortocircuito!) che si accendevano e si spegnevano con il ritmo pulsante e preciso dell'intermittenza.
Il nostro albero era un po' più piccolo, ma pieno di luci e di quelle palle di vetro antiche e trasparenti al cui interno c'erano paesaggi innevati o angeli in adorazione: e in cima una enorme stella luminosa che da sola consumava un kilowatt.
Il Natale mi ricorda il “rito” di mettere la statuina di Gesù nella mangiatoia a mezzanotte del 24 Dicembre.
Facevo quel gesto semplice (e forse non proprio biblicamente corretto al 100%) senza sapere dell'importanza enorme di ciò che aveva fatto Dio per me: venire come un uomo tra di noi, nascere in una famiglia povera, nascere non in un palazzo di un re, ma in una stalla tra animali da cortile e fieno.
Cosa ti viene in mente quando pensi al bambino nella mangiatoia? Stanotte sarà la vigilia di Natale, ovvero la notte in cui gran parte del mondo (non solo quello cristiano) ricorda che:
“Un bambino ci è nato, un figlio ci è stato dato, e il dominio riposerà sulle sue spalle; sarà chiamato Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre eterno, Principe della pace.” (Isaia 9:5)
Tutti sappiamo che Gesù non è nato il 24 dicembre a mezzanotte, e che non sappiamo quando è nato. E' una data “convenzionale”, che è stata scelta già dal secondo secolo dalle chiese primitive, perché era un giorno di festa per gli schiavi in tutto l'impero romano, e dove potevano essere più liberi di celebrare il loro Salvatore.
Ma sappiamo che è NATO! Che è disceso! Che è venuto a cambiare la storia del mondo tanto da fissare l'anno zero tanto da dividerla in “prima di Cristo” e “dopo Cristo”.
Ed è importante che, come credenti, dimostriamo questa unità e la voglia di celebrare la discesa di Dio in terra tutti assieme, se possibile, in un mondo dove la parola “Natale” è diventata “scomoda”, dove nelle scuole si festeggia ormai la “festa dell'Inverno” o la “Festa delle feste”, non più il Natale cristiano.
Cosa avrà pensato Isaia? Lui non poteva festeggiare il Natale, ma Dio glie ne faceva scrivere.
Isaia era un profeta che amava la sua nazione, Israele e desideravano che tornassero a Dio.
Il nome Isaia significa "salvezza del Signore" e la salvezza è il tema principale del libro che abbiamo studiato assieme per cinque settimane .
Settecento anni prima del primo Natale, Isaia racconta della nascita, della vita e della morte di Gesù. . Isaia parlava di quello che non aveva ancora visto. Non aveva un giorno dove festeggiare l'arrivo di Dio in terra, insomma non faceva il presepe, e neppure l'albero... (non che sia una cosa grave, eh?).
Ma sapeva che Dio stava lavorando per portare la salvezza a tutte le nazioni.
Chissà cosa avrà pensato quando Dio gli diceva di scrivere di un Salvatore che sarebbe arrivato come un bambino con i pannolini e la pupù da pulire!
“Ma, Dio, sei veramente sicuro che sarà così”
“Isaia, scrivi!”
“Ma... Dio, io pensavo sarebbe arrivato un re, un guerriero...”
“Isaia, scrivi... e fidati di me, So quello che sto facendo!”
“Va bene... cosa vuoi che scriva?”
“Scrivi questo...”
“Chi ha creduto a quello che abbiamo annunciato? A chi è stato rivelato il braccio del Signore? Egli è cresciuto davanti a lui come una pianticella, come una radice che esce da un arido suolo; non aveva forma né bellezza da attirare i nostri sguardi, né aspetto tale da piacerci.” (Isaia 53:1-2)
Dio letteralmente “pianta” Gesù sulla terra, una pianta strana, che nasce su un suolo... arido!
Nessuna pianta nasce su un suolo arido! Dove non c'è acqua, non c'è vita!
Ecco perché è venuto Gesù! Perché avevamo fatto della nostra vita un deserto arido, dove nulla sarebbe mai più cresciuto, dove la vita sarebbe tornata solamente attraverso un miracolo, il miracolo di una vita che nasce dove non c'è vita.
Ecco perché Gesù deve nascere ogni anno, ogni mese, ogni giorno, non solo a Natale, affinché la vita torni per colui o colei che sta nel deserto.
Se la tua vita oggi è un giardino, lo devi a quel primo Natale.
Se la tua vita oggi è un deserto, sappi che quel primo Natale ti ha portato il miracolo che serve per far nascere fiori nel deserto della tua vita.
Isaia scrive, ma dento di se forse si aspettava un re su un cavallo, non un bimbo con le coliche gassose!
Isaia dice:
“non aveva forma né bellezza da attirare i nostri sguardi, né aspetto tale da piacerci.” (Isaia 53:2)
E come Isaia, sono molti che non sono attirati da Gesù, perché Gesù non chiede molto, se non di credere in lui e di affidargli la tua vita.
Gesù, in fondo, è uno straccione! Meglio cercare qualcun altro meglio vestito, la spiritualità indiana fatta di profumi, incensi e vesti dorate, o il silenzio dei monaci tibetani, o il profeta che mi promette ricchezza e salute se leggo il suo libro... e faccio un bonifico sul conto della sua fondazione!
Gesù non è nato per piacerci, ma per salvarci. Si è fatto simile a noi perché in lui potessimo rispecchiarci,
immedesimarci, credere che come uomini possiamo farcela a raggiungere il Cielo e Dio.
Sappiamo che non tutti crederanno: Giovanni scriverà così, citando Isaia:
“Sebbene (Gesù) avesse fatto tanti segni miracolosi in loro presenza, non credevano in lui, affinché si adempisse la parola detta dal profeta Isaia: «Signore, chi ha creduto alla nostra predicazione? A chi è stato rivelato il braccio del Signore?»” (Giovanni 12:37-38)
Isaia sa che non tutti risponderanno al suo messaggio di salvezza ma lui, fedele, continuerà a proclamarlo comunque.
Se hai creduto, sei disposto, sei disposta a fare lo stesso?
Se hai creduto nel messaggio che reca il Natale sappi che Isaia chiede a ciascuno di noi, di annunciare al mondo che Dio è realmente venuto tra noi.
Se non credi ancora nel messaggio che reca il Natale, sappi che Gesù non è venuto per stupire
ma per salvare. Chiedi a Lui di nascere nella tua vita ora.
Isaia dice ancora:
"Volgetevi a me e siate salvati, voi tutte le estremità della terra! Poiché io sono Dio, e non ce n’è alcun altro. " (Isaia 45:22).
Isaia scrive ciò che non ha visto e che non vedrà: scrive di un segno da Dio, una vergine che partorirà un figlio, e lo chiamerà Emmanuele.
Noi siamo enormemente più benedetti di Isaia: tu sei nato, o nata dopo che il “segno” è disceso.
Cosa pensi a Natale? Quale memorie risorgono in te? Le mie sono legate ad un presepe enorme, e a una statua che cercava di rappresentare un Dio che scendeva con me.
Dove è quel Dio oggi? E dove sarà domani? Rimarrà nel presepe, rimarrà una statua di gesso o di plastica, oppure sarà la forza che ti porterà a testimoniare, a scrivere, a parlare agli altri di un Emmanuele, un “Dio con Noi” così come aveva fatto Isaia, senza vedere, ma fidandosi del Dio che gli era a fianco?
Tu hai visto, tu hai conosciuto, poiché la Luce di Dio è realmente discesa dal cielo sulla terra, e non siamo più nelle tenebre.
“Il popolo che camminava nelle tenebre vede una gran luce; su quelli che abitavano il paese dell’ombra della morte la luce risplende” (Isaia 9:1)
Buon Natale
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