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Qualche anno fa comparve sui muri di una cittadina del sud questo manifesto:
persone per i nostri errori,
Un anonimo diceva così:
“Ciao Angela, ti devo chiedere scusa. Scusa per essere mancato come marito e come padre, travolto da una tempesta di lavoro, che mi ha fatto fare molti errori e mi ha fatto dedicare il mio tempo a cose inutili e futili, perdendo di vista la cosa più importante che avevo al mio fianco, Tu e le nostre bimbe. Chiedo scusa alla tua famiglia, ai tuoi amici che ti hanno visto stare male per colpa mia, chiedo scusa alle nostre piccole, alle quali dobbiamo dare solo felicità. Quando un uomo sbaglia deve saper chiedere perdono, dimostrare con i fatti amore, rispetto e attenzione ed essere un punto di riferimento per i suoi cari… Ho la fortuna di aver ricevuto il dono di Dio per averci uniti e fatti divenire un’anima sola!”.
Devo ammettere che il modo di questo marito per chiedere scusa alla propria moglie è stato di sicuro originale.
Fino ad adesso abbiamo parlato di cosa accade quando IO sono stato offeso, e sono IO a dover perdonare, quando gli altri offendono noi...
Ma cosa accade quando gli “altri” siamo noi? Quando non siamo dalla parte del giusto, quando siamo quelli che abbiamo bisogno di grazia e di perdono?
Dobbiamo solo augurarci di avere davanti un buon credente che applichi quello che abbiamo visto nelle altre tre predicazioni, che non tiene in eterno, si libera, perdona in grande, oppure l'essere credenti noi dalla parte sbagliata della palizzata ci deve spingere ad agire? E se si, come?
Se c'è ci perdona, ci deve essere qualcuno che è perdonato. E nella nostra vita ci capiterà non solo di dover concedere il perdono, ma anche di doverlo chiedere.
Perché dovrei chiedere il perdono?
Già, non potrei semplicemente... aspettare? Attendere che sia l'altro ad agire, magari interrompere qualsiasi mia attività contro di lui o di lei, dimostrarmi pentito o pentita, ma senza dover passare sotto le “forche caudine” del dover chiedere scusa?
Ci sono almeno quattro buoni motivi perché come credente sono chiamato, sono chiamata a chiedere perdono.
1. Perché Gesù me lo chiede
La risposta è molto semplice: se sono discepolo, se sono discepola di Gesù, debbo obbedire ai suoi comandamenti.
Rifletti: perché è venuto Gesù? Per perdonarci i peccati! E quale era l'effetto dei nostri peccati? Che saremmo stati eternamente separati da Dio.
La stessa cosa vale per le relazioni interpersonali; quanto io “pecco” contro qualcuno, il mio peccato mi isola da lui o da lei, e così mi impedisce di adempiere ad uno dei comandamenti che Gesù ha detto di essere il secondo più importante
"«Maestro, qual è, nella legge, il gran comandamento?» Gesù gli disse: «“Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”. Questo è il grande e il primo comandamento. Il secondo, simile a questo, è: “Ama il tuo prossimo come te stesso”. Da questi due comandamenti dipendono tutta la legge e i profeti».". (Matteo 22:36-40)
Non è un caso che nel Nuovo Testamento la frase “gli uni gli altri” sia presente come terza (58 volte) dopo “amore” (145) e “peccato” (106), ben prima di “salvezza” (44). Se devi adempiere la Legge di Dio, non puoi avere “conti aperti” con nessuno.
Quando una persona chiese a Gesù chi fosse il suo prossimo (Luca 10:29) Gesù raccontò una storia
prendendo come protagonista un Samaritano, che era la razza più odiata dai Giudei, dipingendolo come la migliore delle persone possibili. Quello è il tuo prossimo!
Gesù mi chiede di amare tutti, indistintamente. E per farlo, non devo tenere conti aperti con nessuno.
2. Perché Dio gradisce chi chiede perdono
Gesù spiega cosa fa il nostro peccato verso l'altro, e perché dovremmo essere rapidi a chiederlo.
E la prima cosa che fa è quella di separarci da Dio.
“Se dunque tu stai per offrire la tua offerta sull’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualcosa contro di te, lascia lì la tua offerta davanti all’altare e va’ prima a riconciliarti con tuo fratello; poi vieni a offrire la tua offerta.” (Matteo 5:23-24)
Qui stava descrivendo ciò che accadeva ai suoi tempi: le persone si recavano al tempio con un'offerta che normalmente era un animale vivo, lo poneva sull'altare dinanzi al Tempio, e il Sommo sacerdote si occupava di ucciderlo versando il sangue, che avrebbe coperto per un anno i peccati di chi offriva.
Noi sappiamo che Gesù è l'offerta, l'agnello il cui sangue ha lavato una volta e per sempre
i peccati del mondo. Ed è proprio lui che ci dice: “Sappi che mio Padre gradisce l'offerta di chi si è riconciliato chiedendo perdono al fratello. Prima riconciliati, e poi offri... e visto che l'offerta è già stata fatta da me, quello che devi fare è andare a chiedere perdono, e poi venire da me.”
3. Perché sarai prigioniero/prigioniera finché non chiedi perdono
Gesù prosegue e illustra:
“Fa’ presto amichevole accordo con il tuo avversario mentre sei ancora per via con lui, affinché il tuo avversario non ti consegni in mano al giudice e il giudice in mano alle guardie, e tu non venga messo in prigione.” (Matteo 5:25)
Vi ricordate cosa avevamo detto del perdonare? Quando tu perdoni spezzi le catene che imprigionano l'altro nel tuo odio, nel tuo risentimento ma liberi anche (e soprattutto) te dalla medesima catena. Perché ogni catena è fissata a qualcosa, e nel caso dell'odio uno dei due capi è fissato a te stesso, a te stessa.
Una catena ha due capi: da una parte chi deve perdonare, e dall'altra chi deve essere perdonato.
Questa catena che ho in mano, ora la fisserò a due di voi: uno rappresenterà chi deve perdonare e l'altro chi deve chiedere perdono.
Ora siete “intrappolati”: anche se volete andare da qualche parte, dovrete trascinare l'altro con voi. Scomodo, vero?
Supponiamo che uno di voi due decida di perdonare o di chiedere perdono, mentre l'altro no; a questo punto la catena sarà fissata solo ad uno di voi. Solo chi si è sganciato sarà davvero libero, mentre l'altro porterà DA SOLO il peso di tutta quanta la catena. E se non avrà chiesto perdono o non avrà perdonato più volte avrà un bel peso da portarsi addosso.
Così come tu sarai in catene finché non perdoni, allo stesso modo sarai in prigione finché non hai chiesto perdono.
Gesù ti dice: “Non portare un peso che non è per te. Vai e riconciliati. Vai e chiedi perdono.”
4. Perché non c' è altro modo per ritrovare la libertà
Se non chiedi perdono, non c'è cesoia, o sega, o smerigliatrice angolare che tenga: pagherai il prezzo fino alla fine.
“Io ti dico in verità che di là non uscirai, finché tu non abbia pagato l’ultimo centesimo.” (Matteo 5:26)
Di quale prezzo sta parlando Gesù? Del prezzo del tuo e del mio orgoglio, quello che mi impedisce di dire : “Si, ho sbagliato, ti chiedo perdono”
L'altro, da parte sua, potrà perdonarti, ma Gesù dice che il tuo debito rimarrà aperto “finché tu non abbia pagato l’ultimo centesimo.” La catena rimarrà attaccata su te, fino a quando non decidi di chiedere perdono.
Giacomo afferma:
“Confessate dunque i vostri peccati gli uni agli altri, pregate gli uni per gli altri affinché siate guariti; la preghiera del giusto ha una grande efficacia.” (Giacomo 5:16)
Se vuoi guarire, devi confessare che hai sbagliato. Se vuoi guarire, devi chiedere perdono.
Qualche nota “pratica” in conclusione su come e quando e cosa accade.
Come debbo chiedere perdono?
Devo andare di persona? O devo telefonare? Oppure scrivere?
Non c'è una regola: Gesù dice:
“va’ prima a riconciliarti con tuo fratello” (Matteo 5:24b)
perché all'epoca non esisteva il telefono o WhatsApp, o le mail.
Alcune volte, dipende dal carattere dell'atra parte il contatto fisico potrebbe essere sconsigliato almeno all'inizio.
Non c'è una regola: prega, chiedi consigli ad altri credenti maturi, rifletti sul carattere dell'altra parte della catena... ma agisci!
Quando debbo chiedere perdono?
Prima lo fai, meglio è.
Paolo dice:
“Il sole non tramonti sopra la vostra ira e non fate posto al diavolo.” (Efesini 4:26b-27)
Tra mia moglie e me c'è un patto sin dall'inizio del matrimonio che viene QUASI” sempre rispettato:
“Prima di andare a letto dobbiamo aver chiarito chi ha sbagliato deve aver chiesto perdono e chi è stato offeso deve aver perdonato.”
Più passa il tempo, più il problema diventerà grande, meno sentirai la voglia di chiedere perdono, meno sarai disposto a concederlo.
Cosa succede se non mi perdonano?
Succede che tu avrai fatto tutto il possibile, che ti penti di quello che è successo e che vuoi il loro perdono. Questo è ciò che è importante per Dio.
Paolo dice
“Sopportatevi gli uni gli altri e perdonatevi a vicenda, se uno ha di che dolersi di un altro. Come il Signore vi ha perdonati, così fate anche voi.” (Colossesi 3:13)
Potrebbero non perdonarti, naturalmente; ma a quel punto diventa il loro problema, non il tuo.
Cosa succede se la persona che ho offeso non c'è più?
Alcune volte non sarà possibile chiedere perdono, perché abbiamo perduto contatto con le persone, o perché non ci sono più.
A Dio interessa il tuo cuore, non quello che dice la tua bocca.
Prendi ad esempio il Ladrone in croce con Gesù:
“Per noi è giusto, perché riceviamo la pena che ci meritiamo per le nostre azioni, ma questi non ha fatto nulla di male». E diceva: «Gesù, ricòrdati di me quando entrerai nel tuo regno!» Ed egli gli disse: «Io ti dico in verità, oggi tu sarai con me in paradiso».(Luca 23: 41:43)
Certo, il ladrone non è che potesse scendere dalla croce, e andare a chiedere scusa a chi aveva rubato; Gesù vede l'impossibilità di chiedere perdono fisicamente vede il suo cuore,
e in base a quello decide.
Ricorda che è un'eccezione: se c'è la possibilità, devi “andare”!
Conclusione
Sul manifesto l'uomo aveva scritto:
"Quando un uomo sbaglia deve saper chiedere perdono, dimostrare con i fatti amore, rispetto e attenzione … Ho la fortuna di aver ricevuto il dono di Dio per averci uniti e fatti divenire un’anima sola!”.
Sei pronto, sei pronta ad essere l'uomo di Dio, ad essere la donna di Dio e dimostrar amore, affetto, attenzione sapendo di aver ricevuto il dono della Grazia? Sapendo di essere stato perdonato attraverso Gesù?
Preghiamo.
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