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La nostra natura profonda, quella con cui siamo stati creati ad immagine di Dio, è di vivere eternamente felici alla presenza del nostro Creatore.
Questa era la vita che Dio aveva progettato per noi nell'Eden. Ma per nostra scelta abbiamo deciso di rinunciare a tutto ciò.
E' quello che spesso chiamiamo “la caduta”: non siamo più nel Paradiso terrestre, Dio continua ad amarci, ma viviamo in un mondo caduto dove la vita talvolta fa male.
Abbiamo detto la scorsa settimana che ci sono almeno due cose che accomunano tutte le persone nate nel mondo: il fatto che moriremo, e il fatto che soffriremo.
Certo, mi metto un po' nei vostri panni: siete tornati (più o meno) dalle vostre vacanze, vi siete rilassati, vi siete divertiti... siete tornati in chiesa dopo un po' di tempo per provare gioia, sollievo e... perché no, ridere... e trovate Mario e Marco che predicano sul male del vivere!
Sapete che sono stato un rugbista... anche se mediocre... e posso dirvi che di botte ne ho prese tante; ero il più leggero, e uno tra i più veloci, e per questo mi mettevano all' ala (che è la posizione più esterna sul campo)... ero quello che partiva da più dietro nel campo per prendere la massima velocità e bucare la difesa, e fare meta.
Ma tra me, e la linea di meta, c'era il “pacchetto di mischia” tutti gli uomini più muscolosi e pesanti che per fermarmi mi venivano addosso. Vorrei vedere assieme a voi un minuto del mio sport.
Come si “sopravvive” ad un “placcaggio”? Come sopravvivere qualcuno che ci viene addosso con tutta la forza per farci del male, fermarci, eliminarci?
Semplicemente, non puoi sopravvivere, e vincere il placcaggio rialzandoti, se non ti sei allenato a riceverlo, se hai atteso facendo altre cose in allenamento pensando “tanto non mi butteranno giù”.
Ci sono strategie che non impari durante la partita, durante la battaglia, quando hai davanti avversari che vogliono farti “sportivamente” del male.
Ma le apprendi durante gli allenamenti, quando a placcarti è un compagno della tua squadra, quando non c'è qualcosa da vincere perché stai solo provando, e alla fine ci si scherza su davanti ad una birra.
Nella tua vita ci sono stati e ci saranno innumerevoli placcaggi: forse anche oggi.
Innumerevoli volte la vita, e qualche volta il maligno, proveranno a buttarti giù.
Meglio apprendere prima come rialzarsi, meglio apprenderlo da compagni di squadra, per poi essere pronti quando sarà l'avversario a placcarti.
A cosa pensi quando senti la parola “male” riferito alla tua vita? Vi ho dato dei fogli bianchi che dovete portare a casa, e scrivere tutto ciò che vi viene in mente quando pensate alla parola “male” riferito alla vostra vita.
Cosa è andato “male”? La scuola? Un fidanzamento? Un matrimonio? Qualche caro ammalato o morto prematuramente? La perdita di un lavoro? Una attività che avete dovuto chiudere? Un rapporto con uno della famiglia che ti fa soffrire? Una malattia?
Scrivete una sola parola, senza spiegare: aborto, morte, divorzio, fallimento ….e non mettete il nome.
Portateli, per chi ci ascolta online spediteli via mail a laveravite@gmail.com, ma mettete su carta ciò che vi fa , vi ha fatto male, o che temete vi farà male.
Portateli la prossima settimana, e ci serviranno durante la serie di messaggi.
Cosa ne faremo? Quello che abbiamo intenzione di fare non è darvi uno studio biblico sul “male”, ma di cercare di darvi qualche cosa di pratico, qualche nozione tecnica di come affrontare un placcaggio dalla vita, e di come rialzarsi.
Vedremo che quello che Dio vuole quando stai affrontando un male è di darti speranza ed aiuto, e quello che cercheremo di fare è di aiutarti e di allenati a scoprire la speranza e l'aiuto che c'è in Cristo. Non so se il vostro dottore ha mai usato questa immagine:
E' la “scala del dolore”, perché il dolore può variare di intensità
Sapete, molte volte io ho pensato di essere nella zona “peggior dolore possibile” pensando “non potrò aver mai più dolore di così” (la morte di mio padre) ma poi la volta successiva, magari per qualcosa di completamente differente, che in teoria era meno “doloroso” (una famiglia che ha lasciato la chiesa) mi sono trovato a dove indicare la stessa zona di dolore.
Dobbiamo stare attenti a due “trappole” quando parliamo di dolore.
1° Trappola: la comparazione
Certo, essere lasciati dal fidanzato non è la stessa cosa di un divorzio... ma non per questo significa che non fa male. Non per questo significa che non ho bisogno di speranza e di aiuto, non per questo non ho bisogno che Gesù intervenga.
Quello che inconsapevolmente facciamo anche come credenti, è di comparare il nostro male, o peggio, quello di qualcuno che ci chiede aiuto con un male diverso.
Non voglio dire che perdere un figlio sia uguale a perdere un posto di lavoro... ma non mi aiuta, e non aiuta chi ho difronte sapere che altri soffrono... perché non diminuisce il mio male.
Piuttosto che minimizzare il tuo male dicendo: “Eh, il tuo male è niente, senti qua il mio... senti qua quello di tizio...!” dovremmo simpatizzare con chi prova male... perché il male fa male.
2° Trappola: inseguire il “perché”
Noi viviamo con questa illusione che se sapessimo il perché allora il mare scomparirebbe o si attenuerebbe. Alzi la mano chi non ha mai alzato il pugno verso il Cielo gridando “Dio perché?”.
Sapere la causa del mio male non lo fa scomparire, e nemmeno diminuire, anzi, tutt'altro: quando so che il mio tumore è provocato dall'arsenico che ho bevuto per anni con l'acqua dell'acquedotto il male non scompare, ma c'è anche la rabbia contro chi mi ha dato acqua inquinata.
Ci sono due cose che accomunano qualsiasi male che stiamo provando;
… quando proviamo male...
VOGLIAMO QUALCOSA
ABBIAMO BISOGNO DI QUALCOSA
Quando ho un mal di denti voglio qualcosa: che smetta... ma per far si che smetta ho bisogno di due cose principalmente:
SPERANZA
AIUTO
Prima cosa, ho bisogno sperare, credendo che potrà passare, attraverso la cura, il trapano, l'eugenolo... Ma soprattutto ho bisogno di aiuto, il dentista.
Dove troviamo la speranza quando la vita fa male, dove troviamo aiuto quando la vita fa male? Leggiamo assieme Giovanni 11
“Come Marta ebbe udito che Gesù veniva, gli andò incontro; ma Maria stava seduta in casa. Marta dunque disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto; {ma} anche adesso so che tutto quello che chiederai a Dio, Dio te lo darà». Gesù le disse: «Tuo fratello risusciterà». Marta gli disse: «Lo so che risusciterà, nella risurrezione, nell’ultimo giorno». Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà, e chiunque vive e crede in me, non morirà mai. Credi tu questo?»” (Giovanni 11:21-26)
Gesù “arriva tardi”, secondo Marta e Maria, a salvare l'amico Lazzaro, loro fratello; non c'è solo il dolore della morte del fratello ma c'è anche la delusione che Gesù non avesse fatto in tempo.
Di cosa hanno bisogno Marta e Maria? Di speranza! Gesù non gli dice “su su.. che non è niente... tutti ci passiamo prima o poi”.
Gesù non minimizza il dolore di Marta e di Maria; lui che conosceva già il dolore che avrebbe patito sulla croce non dice a Marta :”questo è niente rispetto alla mia morte”!
Lui che conosceva le persecuzioni a cui sarebbero stati sottoposti i suoi discepoli dopo la sua ascensione, non gli dice “beh, meglio che è morto adesso, cosi ha sofferto di meno”.
“chi crede in me, anche se muore, vivrà, e chiunque vive e crede in me, non morirà mai. Credi tu questo?”
La prima cosa che Gesù da a Marta e Maria è la speranza! La prospettiva eterna il “non è tutto qua, anzi è poco qua”.
Ma, abbiamo detto, che abbiamo bisogno si di speranza, ma anche di aiuto. E qui Gesù decide un tipo di aiuto... che non sarà sempre quello per tutti:
“Detto questo, gridò ad alta voce: «Lazzaro, vieni fuori!» Il morto uscì, con i piedi e le mani avvolti da fasce, e il viso coperto da un sudario. Gesù disse loro: «Scioglietelo e lasciatelo andare»” (Giovanni 11:43-44)
Gesù spesso decide di operare rimuovendo direttamente il male... ma, attenzione, non è una regola!
Gesù può... noi ci aspettiamo questo quando soffriamo, lo chiediamo in preghiera altri lo chiedono per noi... ma non sempre opera come noi ci aspettiamo.
Perché?
La risposta è: non lo so! E sono in buona compagnia! Mosè la pensa come me!
“Solo il Signore, nostro Dio, può conoscere le cose nascoste; per noi e per i nostri figli vale per sempre quel che è stato rivelato.” (Deuteronomio 29:29 TILC)
Non voglio predicarvi un vangelo “a metà” solo quello che dice “credi e sarai guarito” “prega e fai pregare e il tuo matrimonio sarà salvo” “sii fedele e tuo figlio accetterà Cristo”. Questo è un vangelo parziale, che ci piace ascoltare, ma che è solo parte della verità.
Ma non voglio neppure predicarti solo l'altra metà quella che dice “il mondo è solo dolore” “di qua patisci perché di là gioisci” “se soffri adesso è perché Dio ti premierà dopo” “tuo figlio è morto perché era così buono che Dio lo ha voluto con se”.
In questo libro (la Bibbia) ci sono migliaia di storie di uomini e donne: nessuno di questi ha vissuto una vita perfetta e felice.
Tutti hanno provato il male di vivere: alcuni lo hanno sconfitto qua altri no. E' la realtà della vita sulla terra dopo la caduta.
La Bibbia non è un romanzo, ma è la vera vita di veri uomini e donne, accomunate tutte da una sola grande verità: l'amore di Dio verso i suo figli e le sue figlie.
“Non temere, perché io ti ho riscattato, ti ho chiamato per nome; tu sei mio! Quando dovrai attraversare le acque, io sarò con te; quando attraverserai i fiumi, essi non ti sommergeranno; quando camminerai nel fuoco non sarai bruciato e la fiamma non ti consumerà, perché io sono il Signore, il tuo Dio, il Santo d’Israele, il tuo Salvatore.” (Isaia 43:1b-3)
Forse ho preso una versione tradotta male di Bibbia... perché ho appena letto “Se dovrai attraversare le acque”, “Se dovrai camminare nel fuoco”... o forse mo sono sbagliato io a leggere!
Dio è il tuo Dio non SE attraverserai le acque... ma quando. Non SE attraverserai i fiumi... ma quando. Non SE camminerai nel fuoco... ma quando.
“Accadrà, stanne certo” dice Dio, ma “nonostante tutto TU SEI MIO, TU SEI MIA! " Ecco la speranza, ecco la prospettiva eterna che oscura il male di oggi.
“Accadrà, stanne certo” dice Dio, ma “IO SARO' ASSIEME A TE DENTRO LE ACQUE E DENTROI IL FUOCO mi bagnerò insieme a te, affogherò insieme a te, brucerò insieme a te!” Eccolo l'aiuto, eccolo il non affrontare da solo nulla, perché saremo sempre assieme in ogni cosa.
“Una donna può forse dimenticare il bimbo che allatta, smettere di avere pietà del frutto delle sue viscere? Anche se le madri dimenticassero, non io dimenticherò te.” (Isaia 49:15)
E' un paragone assurdo: è matematicamente sicuro al 100% che una madre non può dimenticarsi di un figlio che sta allattando.
“Bene” dice Dio “E' più probabile che ciò accada del fatto che io mi possa dimenticare di te!”
Dove trovo speranza ed aiuto?
“Ciao Marco, io sento di aver affidato la mia vita a Gesù, ma non voglio parlarne troppo, è qualcosa che riguarda la mia vita intima. Spero che tu comprenda”.
Questa frase fa parte di una breve lettera, e non è di un credente di questa chiesa, né di qualcuno che mi ha scritto dopo aver ascoltato un messaggio sul sito.
E' la lettera di una persona sofferente da tempo, a cui sono legato e a cui voglio molto bene. E' una lettera scritta alla fine dei suoi giorni terreni dopo mille sofferenze, dopo speranze e delusioni da una persona che tra poco mi lascerà... ma che sono certo rivedrò a motivo di quelle poche parole.
La vita l'ha placcata, quando c'erano ancora molte mete da fare, ma ha trovato il motivo, il modo e la forza di rialzarsi. Sembra abbia perso, e invece è vittoriosa!
Dove ha trovato tutta la speranza? Dove ha trovato tutto l'aiuto?
Gesù ha detto:
“Vi ho detto queste cose, affinché abbiate pace in me. Nel mondo avete tribolazione; ma fatevi coraggio, io ho vinto il mondo.” (Giovanni 16:33)
Tutto è dipeso da dove li ha cercati.
Se cerchi speranza ed aiuto, cercali nel posto giusto.
Preghiamo.
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