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Abbiamo iniziato la scorsa settimana a parlare di quattro parole chiave che Gesù usa nei capitolo da 12 a 17 del Vangelo di Giovanni, perché ripetendole, rimangano come le cose “importanti” da prendere
La parola più usata è “amore” (31 volte). Abbiamo elaborato la “nostra” definizione di amore e poi abbiamo cominciato a vedere quella di Gesù leggendo Giovanni 15:
"Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io ho amato voi. Nessuno ha amore più grande di quello di dar la sua vita per i suoi amici. Voi siete miei amici, se fate le cose che io vi comando. Io non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo signore; ma vi ho chiamati amici, perché vi ho fatto conoscere tutte le cose che ho udite dal Padre mio. Non siete voi che avete scelto me, ma sono io che ho scelto voi, e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; affinché tutto quello che chiederete al Padre, nel mio nome, egli ve lo dia. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri.” (Giovanni 15:12-17)
Gesù afferma che:
- L'amore è un Comandamento
- I. Il vero amore è mettere l'altro per primo
- II. Il vero amore è servire l'altro
- III. Il vero amore ci rende liberi
4° affermazione: ma vi ho chiamati amici, perché vi ho fatto conoscere tutte le cose che ho udite dal Padre mio.
Quale è la differenza tra un servo e un amico? Che un servo è costretto a fare ciò che gli chiedi,
mentre un amico, se non gli va, non lo fa.
Un servo obbedisce per vari motivi, per rispetto, per paura, per mantenere lo stipendio.
Un amico agisce per un solo motivo, l'amore che nutre verso chi gli chiede quella cosa.
Un amico non fa le cose “per obbligo”, ma con gioia.
Un amico ascolta e comprende prima di agire.
Sapete qual'è il problema? Che molti, anche se credono in Gesù, non si comportano da amici, ma da servi. Non agiscono in base all'amore che hanno ma in base alla paura di essere puniti.
Bisogna “ingraziarsi” Dio... perché altrimenti sono guai!
Bisogna “stare scomodi” altrimenti Dio non mi gradisce.
Bisogna “sacrificarsi” altrimenti non conta.
E' da qui che nascono le “penitenze”, ovvero la necessità di auto-punirsi, per frenare l'imminente punizione di di Dio.
Sapete cosa è questo?
Questo è un “cilicio”. Sapete a cosa serve, come si usa? E' uno strumento fatti di metallo con terminali appuntiti che stretto intorno a una parte del corpo serve per “auto-infliggersi” una punizione.
Nella Bibbia in realtà il “cilicio” era una un sacco o una pelle, un vestito umile, che alcuni portavano per umiliarsi davanti a Dio e invocare il suo perdono o il suo aiuto.
Ma quello era il Dio dell'Antico Testamento prima del Nuovo Patto sottoscritto grazie a Gesù.
Poi, nel Medio Evo, una parte della chiesa lo “modificò” e divenne quello che vedete... e cominciò ad usarlo... e alcuni lo usano ancora! Molti sembrano essere rimasti nell'Antico Testamento.
Tu potresti chiedermi: “Perché”? Perché non hanno capito il Salmo 30:
“Tu hai mutato il mio dolore in danza; hai sciolto il mio cilicio e mi hai rivestito di gioia, perché io possa salmeggiare a te, senza mai tacere.” (Salmo 30:11-12a)
Il Salmo 30 è stato intitolato da qualcuno: “Espressioni di lode per la liberazione”.
Perché è stato inventato il cilicio? Perché c'è chi lo usa ancora? Perché non hanno compreso che Gesù ci chiama “amici”, che ci ha fatto conoscere il Padre, che ci ha liberato una volta... e PER SEMRE!
Purtroppo molti credenti continuano ad indossarlo ogni giorno; no, non parlo di quello di metallo, ma di un “cilicio mentale”.
Per alcuni è il “cilicio del mio passato”. Molti continuano ad “auto-punirsi” per gli sbagli fatti nel passato; ho conosciuto donne che continuavano ad auto-punirsi per un aborto fatto quando non erano ancora credenti. O per un divorzio, o per altro vissuto prima di accettare Gesù.
Altre volte è il “cilicio del mio rancore”. Qualcuno, o qualcosa, ci ha fatto profondamente male, e tutte le volte che ci ripensiamo continua a penetrare con le sue punte aguzze nella nostra carne.
C'è qualche “cilicio mentale” nella tua vita? Se sei amico, se sei amica di Gesù e se, in qualche modo, ti stai portando un peso, è ora di scioglierlo.
Come ti sentiresti, se avessi vissuto con una di quelle cose di metallo e qualcuno fosse venuto a toglierlo e a buttarlo via per sempre così che non potrà mai più farti male?
Io proverei gioia, sapendo che non proverò mai più quel dolore. Le mie giornate cambierebbero, non penserei più al male ad ogni passo, e agirei con più gioia nella mia vita.
Gesù è venuto a sciogliere il tuo cilicio, è venuto a chiamarti “amico, amica”, per farti vivere nella gioia.
IV. L'amore mi fa agire con gioia
5° affermazione: Non siete voi che avete scelto me, ma sono io che ho scelto voi
Cosa significa questo? Siamo “predestinati”? Qualsiasi cosa facciamo, bella o brutta, tanto di Gesù siamo?
Non voglio assolutamente toccare qui il tema della predestinazione, per secoli la chiesa si è divisa su questo. E penso che neppure Gesù volesse parlarne ai discepoli in quella ultima sera assieme.
Perché dico questo? Guardate il contesto della frase; Gesù sta parlando di obbedienza e di un comandamento da rispettare per essere suoi amici.
Qui siamo al capitolo 15, la volta scorsa abbiamo letto un brano del capitolo 13 dove Gesù lava i piedi ai discepoli. Aveva esplicitamente detto che quello era un esempio e aveva concluso così:
“Se sapete queste cose, siete beati se le fate.” (Giovanni 13:17)
Gesù dice che saremo “beati” ovvero “felici”... ma dobbiamo scegliere di obbedire: “...se le fate”.
Gesù “ci sceglie”, vede in noi le potenzialità di amarlo di seguirlo, di portare frutto... Ma, alla fine, la decisione è nostra se obbedire o meno al comandamento dell'amore, sta a noi comportarci da “amico” di Gesù”: ."..se le fate”
V. L'amore mi fa seguire Gesù
6°affermazione : e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga
Perché ci ha scelti? Giovanni scrive le parole di Gesù usando due verbi in greco: “hypagō”, che significa sì andare... ma “andare”... partire... muoversi per andare lontano, e “pherō”, che significa portare... ma portare qualcosa pesante, qualcosa che dei mettere tutte e due le braccia.
Questa cosa la dirà ai discepoli anche pochi minuti prima di tornare al Padre;
“Andate dunque e fate miei discepoli tutti i popoli battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutte quante le cose che vi ho comandate. (Matteo 28:19-20)
E' il “Grande Mandato”. Il fine è il “portare frutti” ovvero altri discepoli, altri come te e me che obbediscano al comandamento nuovo, quello dell'amore, così da togliere loro il cilicio che la vita gli ha imposto.
Ma Gesù usa anche un altro verbo: “menō”, qui è tradotto con “rimangano”. Sapete dove ha usato lo stesso verbo? Adesso ve lo mostro:
“Dimorate in me, e io dimorerò in voi.” (Giovanni 15:4)
Dimorare in Gesù, e “frutti che rimangano”. Di quale frutti sta parlando? Di frutti temporanei, o stagionali, o di frutti “perenni”?
Gesù vuole frutti che che “dimorino in eterno” che non finiscano mai...Questo significa portare altri alla salvezza
VI. L'amore porta altri alla salvezza
7° affermazione: affinché tutto quello che chiederete al Padre, nel mio nome, egli ve lo dia.
C'è un premio a tutto questo? Gesù dice di si... e è anche bello grande.
Mettere l'altro per primo, servire, ascoltare il Padre, portare altri alla salvezza, ci restituisce un rapporto intimo col nostro Padre, il quale ci esaudisce.
Se tu sei genitore, sai cosa significhi la gioia di dare ai tuoi figli quello che più desiderano.
Ti ricordi i loro occhi estasiati quando aprivano il pacco a Natale, o al compleanno, e scoprivano che là dentro c'era proprio la cosa che desideravano tanto!
E, se sei genitore, sai anche che gran dolore era non poterglielo dare quando erano stati assolutamente disobbedienti, quando ti avevano fatto arrabbiare, quando avevano fatto di testa loro.
Tu avresti voluto... ma non potevi perché sai che non gli avrebbe fatto bene, non sarebbero cresciuti “dritti”, ma “storti”.
Sai perché provi quei sentimenti? Perché te li ha messi dentro colui che ne è l'origine. Dio è questo tipo di amore, Dio vuole premiarti in maniera assolutamente sovrabbondante rispetto ai tuoi meriti... Basta che tu risponda al comandamento dell'amore.
VII. L'amore mi rende gradito al Padre
“Ma, allora, se “faccio del bene” posso avere questo rapporto col Padre? Se le faccio, come dice Gesù, sono apposto?”
Ci sono tanti atei, c he hanno fatto cose stupende per gli uomini, spesso cose più grandi di persone che hanno dedicato la loro vita a Dio.
Vorrei poterti rispondere di si... Ci sono tante persone stupende che vorrei ritrovare un giorno...
ma purtroppo devo rispondere in un altro modo. “No. Non basta”
Non puoi passare nella “stanza del Padre” se prima non sei passato per la “porta Gesù”, hai camminato sulla Via di Gesù:
“Io sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me.” (Giovanni 14:6)
L'amore è il traguardo, Gesù è la porta e la via.
Preghiamo.
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