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Tempo di ascolto audio/visione video: 32 min.
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Siamo giunti al terzo messaggio sull'argomento “ansia”.
Nel primo messaggi avevamo visto che per combattere l'ansia la strategia generale è quella di rendere “prigioniero ogni pensiero fino a renderlo ubbidiente a Cristo.” (2 Corinzi 10:5)
- sottomettendomi alla volontà del Padre,
anche quando le cose sembra volgere al peggio, fidandomi di lui,
- continuando a sottomettermi al Padre,
non solo una volta, ma durante tutta la mia vita,
- chiedendo l'aiuto di Gesù,
visto che lui ci ha detto che faremo cose più grandi di lui se chiediamo il suo aiuto.
La scorsa settimana avevamo visto cosa fare, la pratica per contrastare e vincere l'ansia:
- devo concentrarmi sulle cose che piacciono a Dio
ovvero le cose giuste, vere, pure, amabili, da lodare,
- devo imparare e ricevere
ovvero non devo solo conoscerle ma devono diventare una parte di me,
- devo guardare ed ascoltare
ovvero devo vedere e sentire quello che altri credenti maturi fanno e dicono,
- devo fare
non solo udire e vedere, quello che essi fanno.
C'è una cosa che, però in tutto questo “fare” io sto lasciando indietro un aspetto che forse, anzi, sicuramente, è quello principale: PREGARE!
Non sto pensando alla preghiera in generale, che ,ovviamente, è sempre buona e una parte fondamentale dell'essere discepoli di Cristo ma voglio riferirmi ad una preghiera “specifica”, mirata, non fatta da soli, ma assieme ad altri credenti.
Per vincere l'ansia...
1. Chiedi Preghiera per l'Unzione
È importante comprendere una cosa: l'ansia ci cambia. Cambia la nostra percezione. Sfida i nostri corpi fisici. Talvolta sappiamo perché siamo in ansia, altre volte sappiamo che non esiste una spiegazione logica per l'adrenalina che scorre nelle nostre vene.
Sappiamo che dobbiamo pregare per eliminare le nostre preoccupazioni. Sappiamo che dobbiamo andare da Dio e riporre i nostri pensieri su Cristo. Sappiamo che esiste un campo di battaglia nelle nostre menti e nei nostri corpi.
Sapete, chiediamo spesso preghiere quando la nostra ansia è legata a qualcosa di “fisico”, di reale:
una malattia, un problema di lavoro, un problema economico.
Ma quasi mai chiediamo preghiere quando la nostra ansia è ansia... e basta.
Giacomo afferma questo:
“C’è tra di voi qualcuno che soffre? Preghi. C’è qualcuno di animo lieto? Canti degli inni. C’è qualcuno che è malato? Chiami gli anziani della chiesa ed essi preghino per lui, ungendolo d’olio nel nome del Signore: la preghiera della fede salverà il malato e il Signore lo ristabilirà...” (Giacomo 5:13-14)
La parola che usa Giacomo e che è tradotta con“malato” è ἀσθενέω – astheneō: se avete pratica con un po' di linguaggio medico vi dovrebbe suonare familiare: “astenia” e “nevrastenia” provengono anche essi dal verbo greco ἀσθενής - asthenēs; verbo composto da σθένος - sthenos = forza più ἀ (alfa privativo) = senza. Per cui, senza forza.
Giacomo dice che chi è astheneō, “senza forza” deve chiamare gli anziani della chiesa e ricevere l'unzione.
Giacomo non aveva studiato medicina, e non poteva sapere che, quasi duemila anni dopo il medico statunitense G.M. Beard nel 1869 avrebbe usato il termine “nevrastenia” per indicare...
“facile esauribilità ed eccitabilità del sistema nervoso centrale. I sintomi sono numerosi e vaghi: cefalea gravativa, tensiva, a casco, prevalentemente nucale, senso di debolezza muscolare, ‘tirature’ in varie parti del corpo, astenopia (vista sfocata), cardiopalmo (battito cardiaco accelerato) allarme e timore generico, debolezza di memoria e di concentrazione, ipereccitabilità, senso di instabilità o di capogiro.”
Ho descritto bene i sintomi che hai quando ti assale l'ansia, sia che abbia un motivo o meno?
Se si, Giacomo ti dice che:
“la preghiera della fede salverà il malato e il Signore lo ristabilirà...” (v.14)
Pregare assieme ad altri, pregare assieme ai tuoi anziani di chiesa ai tuoi pastori, ricevere l'unzione con l'olio... anche quello serve per spezzare l'ansia quando sembra volerti strangolare.
Ma per poter pregare assieme ad altri, per poter chiamare anziani e pastori, DEVI essere connesso o connessa al “corpo di Cristo”, ad una chiesa locale, a un gruppo di credenti, uomini e donne che condividano con te la stessa fede, e che possano fisicamente e spiritualmente essere vicini a te.
Il problema è che Giacomo sa come siamo fatti; sa che chiediamo preghiere per tutto, o quasi... quando pensiamo per gli altri: ci sembra tanto spirituale chiedere preghiere per Tizio o Caio, ma poco spirituale chiedere per noi stessi (soprattutto quando si tratta di ansia, aggiungo io).
Guarda il versetto 14:
"C’è qualcuno che è malato? Chiami gli anziani della chiesa "(v.14)
Il modo del verbo “chiami” usato nelle nostre bibbie è congiuntivo; in greco invece è un modo (che non esiste in italiano) che si chiama “aoristo imperativo medio”, che indica qualcosa che devi fare per forza, non se ti va: “CHIAMA! DEVI CHIAMARE! DEVI ESSERE TU A CHIAMARE!"
L'ansia è una catena che può essere spezzata, ma spesso servono più persone per farlo.
Ma c'è un'altra cosa che ho “dimenticato” di citare come soluzione all'ansia.
Per vincere l'ansia...
2. Usa l'àncora della Parola
Avete presente una barca a vela in una tempesta? Per quanto grande sia, se la tempesta è abbastanza grande, verrà sballottata in su e in giù, rischiando di capovolgersi e di affondare.
Così fa l'ansia nella nostra vita: la sensazione di terrore e panico manda i nostri cuori in gola e il nostro stomaco per terra.
Cosa fa un bravo velista nella tempesta? Prova a tenere la sua barca con la prua (la punta della barca) controvento, ovvero nella direzione contraria a quella del vento; le onde colpiranno la barca nella parte più piccola, più affusolata, quella che è nata per attraversare le onde.
Solo che non è facile tenere una barca nella tempesta controvento, sfidare le onde che crescono, andare CONTRO quella forza enorme che vuole far ribaltare la barca.
Ogni velista sa che, per tenete la barca controvento in una tempesta, non basta sforzarsi di dirigerla con il timone, ma bisogna gettare un'àncora.
Nelle tempeste della vita, quando l'ansia si infrange sulla nostra barca e rischia di farla ribaltare,
tu devi fare lo stesso: tenere la prua della tua vita controvento, attraversare l'ansia, impedire che spinga la tua vita di lato facendola ribaltare.
La tua àncora si chiama “La Parola di Dio”: In Isaia 23 è detto:
“A colui che è fermo nei suoi sentimenti tu conservi la pace, la pace, perché in te confida. Confidate per sempre nel Signore, perché il Signore, sì, il Signore, è la roccia dei secoli.” (Isaia 23:3-4)
L'immagine di una tempesta, di acqua che ci copre e ci sommerge, è quella che Dio fa usare ad Isaia per dirci che non ci abbandonerà mai:
“Non temere, perché io ti ho riscattato, ti ho chiamato per nome; tu sei mio! Quando dovrai attraversare le acque, io sarò con te; quando attraverserai i fiumi, essi non ti sommergeranno; quando camminerai nel fuoco non sarai bruciato e la fiamma non ti consumerà, perché io sono il Signore, il tuo Dio, il Santo d’Israele, il tuo Salvatore; io ho dato l’Egitto come tuo riscatto, l’Etiopia e Seba al tuo posto. Perché tu sei prezioso ai miei occhi, sei stimato e io ti amo, io do degli uomini al tuo posto e dei popoli in cambio della tua vita.” (Isaia 43:2-4)
Noi abbiamo un'àncora. Mentre i nostri sentimenti cercano di farci rompere gli ormeggi, il Vangelo ci àncora in modo stabile.
Quando sei in ansia, guarda quello che dice di te Dio in Isaia 43: Dio ci ha scelto, ci ha “chiamati per nome". Dio ci ha “adottati” ha detto “quell'uomo lì è mio, quella donna lì è mia” prima della creazione di questo mondo.
Dio non ti dice “SE dovrai attraversare le acque” ma “QUANDO le dovrai attraversare”; ti dice che viviamo in un mondo caduto, dove ci sarà acqua e fuoco, e tempeste che vorranno sommergerti.
Ma Dio inizia il versetto rassicurandoti che lui ti ha “riscattato”: in ebraico גָּאַל - g̱â’al, che significa “pagare un prezzo”.
Il prezzo per te che mi ascolti, l'ha pagato Gesù.
Chi è stato in una tempesta in mare, sa che una delle cose più brutte è il buio, il non sapere dove siamo e dove stiamo andando: Gesù è venuto per perforare il buio nelle tempeste: lui stesso ha detto:
“Io sono venuto come luce nel mondo, affinché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre.” (Giovanni 12.46)
Però, se tu sei un appassionato di barche, so cosa stai pensando: “Ma che dici Marco? In una tempesta l'àncora fa solo danni! Anzi, per impedire che la barca si sfasci spesso vengono tolti ormeggi e àncora! E poi la tempesta ti coglie in mezzo al mare, dove non è possibile gettare l'àncora per la profondità del fondale!”
Hai ragione; l'àncora di cui io sto parlando, non è quella cosa di metallo legata ad una catena,
pesante e che termina con degli uncini.
Raramente le tempeste ci colgono quando siamo in porto, dove il fondale è basso, ma ci colgono in mare aperto, quando il fondale è sotto di centinaia e centinaia di metri.
Sarebbe impossibile gettare l'àncora in mezzo all'oceano, e anzi sarebbe dannoso tenere ferma la barca in mezzo alle onde.
Quello che serve quando la tempesta ci coglie in mare aperto, è quella che vien definita una “àncora galleggiante”.
Quando la tempesta è talmente violenta che la barca non riesce a navigare controvento, allora si ammainano le vele, e si manovra gettando l'àncora galleggiante, con un capo della corda legato ad una boa e l'altro legato alla prua della nave.
L'àncora galleggiante è una specie di paracadute che si riempie di acqua, e si svuota di quella in eccesso da un foro in cima, mantenendo la barca controvento e perpendicolare alle onde, che è la posizione migliore per affrontare le tempeste.
La Parola di Dio, la Bibbia, non è qualcosa che ti “lega” come una barca ormeggiata in un porto, qualcosa che limita il tuo movimento!
Ma è un'àncora galleggiante nell'oceano della vita, qualcosa che ti rallenta quando vai troppo veloce, che dà direzione alla tua vita, che la mette con la prua verso le onde dell'ansia e dei problemi che la generano, nella posizione migliore per affrontare la tempesta, dove le onde della vita colpiscono la tua barca ma non la fanno affondare.
E la Parola di Dio è un paracadute, che ti fa atterrare dolcemente, invece che farti schiantare al suolo.
Tuttavia, l'àncora galleggiante, non è qualcosa che puoi “costruire” durante la tempesta: devi averla già a bordo. Devi averla preparata quando il mare è calmo e nessuna nuvola si vede all'orizzonte, e tu hai tempo per cucirla, comporla, piegare, riporla.
E' per questo che l'àncora galleggiante per la tua anima che è la Parola di Dio devi averla preparata, cucita, ripiegata e riposta dentro di te nei momenti in cui l'ansia non c'è, nei momenti dove tutto sembra filare liscio e le onde sono basse e piacevoli.
Questo significa leggere la Bibbia ogni giorno, farla entrare in te, cucirla dentro la tua mente, riporla dentro la tua memoria.
Una delle cose che i marinai sanno è che in una tempesta, la cosa migliore è stare fermi all'interno della barca: non c'è necessità di corre da un capo all'altro.
La stessa cosa accade quando sei nella tempesta dell'ansia.
Per vincere l'ansia...
3. Fermati e riconosci chi è in controllo
Il Salmo 46 al versetto 10 dice:
“Fermatevi», dice, «e riconoscete che io sono Dio.” (Salmo 46:10)
L'ansia spesso arriva con cose reali, come una malattia o un problema serio a lavoro, ma può arrivare senza un apparente motivo, magari quando c'è poco da fare, e abbiamo tempo per pensare, oppure quanto abbiamo troppo da fare, e non sappiamo come venirne fuori.Non c'è una regola.
Dio non ci ha progettato né per non fare nulla né per fare troppo; Dio ci ha progettati per “fermarci” nelle tempeste, per smettere di correre da una parte all'altra della nostra barca e pensare che possiamo mantenerla a galla con le nostre corse su e giù per lo scafo, e dare a lui il timone, dare a lui le cose che non sappiamo portare, perché lui è Dio, non io.
Fermarsi, "essere fermi", significa riposare alla presenza di Dio. Il salmista non aveva scritto questo dopo una bella giornata alle terme e dopo una sauna; .ma è stato scritto nel contesto di una guerra.
Il significato del Salmo è: “Fermati! Smetti di lottare! Smetti di combattere da solo! Fermati! E pensa a chi sono io! Pensa a quello che ho fatto (il Creato) Pensa a quello che mio figlio ha fatto (la Salvezza). Pensa a quello che farò (giudicherò con giustizia ed equità). Non sei tu in controllo del mondo! Fermati! Sono io che lo controllo! Ti fidi di me?"
Chi non conosce il Salmo 23?
“Il Signore è il mio pastore: nulla mi manca. Egli mi fa riposare in verdeggianti pascoli, mi guida lungo le acque calme. Egli mi ristora l’anima, mi conduce per sentieri di giustizia, per amore del suo nome. Quand’anche camminassi nella valle dell’ombra della morte, io non temerei alcun male, perché tu sei con me; il tuo bastone e la tua verga mi danno sicurezza.” (Salmo 23:1-4)
La sensazione è che Davide lo abbia scritto in un momento di calma piatta, dove tutte le cose andavano alla grande, nessuna nuvola all'orizzonte...
Ne sei sicuro? Se hai una bibbia a portata di mano, guarda l'inizio del salmo precedente, il 22:
“Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? Te ne stai lontano, senza soccorrermi, senza dare ascolto alle parole del mio gemito!” (Salmo 22:1)
Davide aveva capito che l'unico modo per affrontare la tempesta non era muoversi, ma fermarsi, e riconoscere che Dio è Dio.
Conclusione
L'ansia è qualcosa che puoi vincere, ma non da solo, non da sola: ti serve un gruppo di persone credenti che preghino assieme a te, che preghino per te, che ti ungano sia fisicamente che metaforicamente con l'olio della Parola di Dio; quell'àncora mobile che tiene la tua vita controvento nella tempesta e non fa affondare la tua barca.
Fermati, riconosci chi è Dio e ciò che ha fatto per te, e affida a lui il timone e i tuoi pesi.
Preghiamo.
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