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Predicatrice: Jean Guest
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Tempo di lettura: 10 minuti
Tempo di ascolto audio/visione video: 30 minuti
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Oggi stiamo iniziando una nuova serie di messaggi che guarda alcune delle grandi storie di emancipazione delle donne in tutta la Bibbia. Sono grata a Marco per avermi dato questa opportunità di predicare a te e ai teologi NT Wright, Paula Gooder ed Elaine Storkey per aver modellato il mio pensiero.
Lasciatemi pregare per noi tutti: "Padre, prego che oggi prenderai le mie parole e le userai per la tua gloria. Apri i nostri cuori e le nostre menti così da essere sfidati, cambiati e incoraggiati dalla tua parola, in modo che possiamo lasciare questo posto meglio attrezzati per essere testimoni della tua bontà, misericordia e grazia. Amen."
Prima di dare un'occhiata ad alcuni di queste donne degne di nota, voglio parlare un po' di genere e patriarcato. Ma quello che voglio dire per primo, più di tutto e sottolineato tre volte, è che credo assolutamente che la Bibbia è la parola di Dio ispirata da lui; ma comprendo anche che è stata scritta da esseri umani (principalmente uomini) e che è nata nel contesto di da una certa cultura.
Ogni volta che leggiamo la Bibbia ci sono tre domande che dovremmo porci: la prima il primo è
1. Quale è il contesto storico in cui gli autori stanno scrivendo, cosa fanno e perché?
La seconda è:
2. Cosa significa effettivamente quello che leggo?
Molto spesso ciò significa che dobbiamo esaminarne diverse traduzioni in modo da trovare ciò che la Bibbia sta veramente dicendo: ci sono molti casi in cui noi abbiamo traduzioni errate (parlerò di una brevemente tra poco). In inglese ci sono una quantità di differenti tradizioni da poter consultare; purtroppo questo non è il caso della lingua italiana, ma alcune ci sono.
In terzo luogo dobbiamo chiederci:
3. Cosa posso prendere da questo passaggio mentre lo leggo?
Quali sono le mie aspettative, le mie speranze, le mie paure, i miei bagagli personali? Oppure: in che modo influirà sul modo in cui leggo e capisco la Scrittura?
Torniamo subito all'inizio a Genesi capitolo 1:
"Poi Dio disse: «Produca la terra della vegetazione, delle erbe che facciano seme e degli alberi fruttiferi che, secondo la loro specie, portino del frutto avente in sé la propria semenza, sulla terra»... Poi Dio disse: «Producano le acque in abbondanza esseri viventi, e volino degli uccelli sopra la terra … le acque produssero in abbondanza secondo la loro specie, e ogni volatile secondo la sua specie.... Poi Dio disse: «Produca la terra animali viventi secondo la loro specie: bestiame, rettili e animali selvatici della terra, secondo la loro specie». ... Poi Dio disse: «Facciamo l’uomo a nostra immagine, conforme alla nostra somiglianza, e abbiano dominio sui pesci del mare, sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutta la terra e su tutti i rettili che strisciano sulla terra». Dio creò l’uomo a sua immagine; lo creò a immagine di Dio; li creò maschio e femmina.." (Genesi 1: 11, 20, 21, 24, 26-27)
Qui vediamo Dio che porta ordine fuori dal caos attraverso la Creazione. Per prima cosa crea luce, acqua e terra e poi inizia a popolare il mondo; prima con piante di cui alcune ci dice portatrici di semi. Guarda ciò che ha creato e lo dichiara essere buono.
Quindi riempie le acque di pesci e altre creature marine e di nuovo le benedice e dice loro di essere feconde. Poi vengono gli animali della terra; di nuovo sono creati e benedetti e viene detto loro di essere fecondi.
Ogni pianta e animale finora è maschio e femmina, l'ordine creato ha un sesso. E infine nel versetto 27 arriviamo alla gloria della Creazione: così Dio ha creato l'umanità a sua immagine: “a immagine di Dio li creò maschio e femmina li creò.”
Ora ecco il punto: se il nostro essere creati a immagine di Dio non riguarda altro che la distinzione tra generi (maschio e femmina), allora l'intera Creazione è stata fatta a sua immagine... ma qui, la Bibbia, non dice questo!
Solo gli esseri umani lo sono e quindi la nostra immagine è qualcosa di diverso dal semplice genere. E vediamo pure che non c'è separazione i due, ma perfetta uguaglianza.
Diamo una rapida occhiata a Galati 3:28
Non c’è qui né Giudeo né Greco; non c’è né schiavo né libero; non c’è né maschio né femmina; perché voi tutti siete uno in Cristo Gesù." (Galati 8:28)
Questo è l'errore di traduzione di cui io ti parlavo: in realtà, in originale, Paolo afferma (vediamo un'altra traduzione più accurata):
"Non siete più Ebrei, né pagani, schiavi o liberi e neppure uomo o donna, perché siete tutti uniti in Cristo. (Galati 8:28 PV)
Paolo sta scrivendo a una chiesa nel contesto di un dibattito sulla circoncisione maschile che deve essere classificata come parte integrante della chiesa e nel contesto culturale dove nella sinagoga avresti potuto udire gli uomini pregare così: “Dio, ti ringrazio di non essere stato creato un gentile, uno schiavo o una donna ”.
È disperato per questi giovani cristiani non si rendano conto che sono persone della risurrezione, persone della nuova Creazione, ciò che era una volta è stato capovolto.
Il cristianesimo non è il giudaismo con una etichetta che dice “fede in Cristo”. Paolo sta citando il verso di Genesi 1che parla di genere; è così che era in Paradiso, e lo dice in termini di appartenenza alla famiglia di Dio. L'essere uomini non ha più il privilegio che ha
ha avuto nel corso dei millenni. Certamente questo era vero all'epoca, non credete?
Ovviamente, no (guardate la vignetta!).
Non significa che l'ideale sia senza genere, significa semplicemente che è irrilevante.Ma non significa neppure che all'interno del Regno siamo identici, o complementari.
Allora, perché abbiamo lottato con questo? Ciò è dovuto ad una struttura della società dell'epoca chiamata patriarcato. Cosa intendo dire? Questa è una definizione:
"Il patriarcato è un sistema sociale in cui gli uomini detengono il potere in modo primario e predominano nei ruoli di leadership politica, autorità morale, privilegio sociale e controllo della proprietà."
E l'Antico Testamento è stato sicuramente scritto nel contesto di una società patriarcale. Sto dicendo che sia una cosa sbagliata? Certamente no; sto dicendo che è quello che è, e dovremmo quindi leggerlo per quello che è . Se gli uomini erano più importanti e detenevano maggiore rilevanza pubblica e le donne avevano valore esclusivamente tra le mura domestiche ovviamente troveremo storie di uomini che fanno cose da uomini.
Sto di nuovo dicendo che dovremmo leggerlo per quello che è e non per quello che non è. E prima inizi a urlarmi contro, è proprio per questo motivo che ho nel mio cuore le Scritture; perché in un perido storico dove tutte le altre narrazioni scritte negli altri stati, tipo quelle dei babilonesi, ignoravano completamente storie di donne, nelle pagine dell'Antico Testamento ne troviamo alcune straordinarie e stimolanti; Dio non lo ha permesso che fossero completamente cancellate. Più avanti nella serie incontreremo le donne del Nuovo Testamento che hanno cambiato il mondo.
Ma oggi lasciate che vi presenti le cinque figlie di Selofead, o per dare loro il proprio nome Mala, Noa, Cogla, Milca e Tirsa. Queste cinque giovani donne hanno cambiato la storia delle donne ebree. Leggiamo la loro storia:
"Allora si fecero avanti le figlie di Selofead, figlio di Chefer, figlio di Galaad, figlio di Machir, figlio di Manasse, delle famiglie di Manasse, figlio di Giuseppe, che si chiamavano Mala, Noa, Cogla, Milca e Tirsa; esse si presentarono davanti a Mosè, davanti al sacerdote Eleazar, davanti ai capi e a tutta la comunità all’ingresso della tenda di convegno, e dissero: «Nostro padre morì nel deserto, e non stava in mezzo a coloro che si adunarono contro il Signore, non era della gente di Core, ma morì a causa del suo peccato, e non ebbe figli maschi. Perché il nome di nostro padre dovrebbe scomparire dalla sua famiglia? Infatti non ha avuto figli maschi. Dacci una proprietà in mezzo ai fratelli di nostro padre». Mosè portò la loro causa davanti al Signore. E il Signore disse a Mosè: «Le figlie di Selofead dicono bene. Sì, tu darai loro in eredità una proprietà in mezzo ai fratelli del loro padre, e farai passare ad esse l’eredità del loro padre. Parlerai pure ai figli d’Israele, e dirai: “Quando uno morirà senza lasciare figli maschi, farete passare la sua eredità a sua figlia." (Numeri 27:1-8)
Il popolo d'Israele aveva vagato nel deserto per 40 anni e ora erano nelle pianure di Moab e stavano per entrare nella Terra Promessa. Era importante sapere chi era ancora vivo dell'esodo originale e quanti fossero di seconda generazione, in modo che la terra potesse essere divisa in base al numero di persone nel censimento (Numeri 26) con più terra data a tribù più grandi e meno terra a quelle più piccole.
Dio disse a Mosè di fare conta delle tribù, ma secondo l'usanza dell'epoca questo era solo per il nome degli avi e sul versante degli uomini. Era previsto che le donne sarebbero state incluse nella linea di eredità e successione dei maschi della loro famiglia.
Ma questo era un gran bel problema per le cinque sorelle. Il loro padre era morto, non aveva fratelli o altri parenti maschi; sarebbero state lasciate senza terra e senza eredità.
Mi chiedo come donna cosa avremmo fatto al loro posto? Borbottare? Trovare un marito, qualsiasi fosse, e velocemente?
Questo è ciò che hanno fatto le sorelle. Sono andate al luogo di riunione, un posto dove c'erano solo uomini di alto rango e certamente le donne non avevano il permesso di entrare, e si presentate davanti a Mosè e agli altri capi appellandosi contro la legge.
Notate che sono andate insieme. Hanno presentato le credenziali del padre, il quale era stato leale, non aveva fatto parte dell'insurrezione ed era morto di mote naturale; sicuramente era degno di rispetto.
Se la legge fosse rimasta com'era, allora il nome e l'eredità del padre sarebbe stata dimenticata semplicemente perché non aveva figli maschi: ma ne ha cinque figlie: “Dacci delle proprietà tra quelle dei parenti d i nostro padre!” (versetto 4).
Poiché la tradizione doveva collegare la proprietà della terra al cognome maschile, era un valido argomento di discussione.
Dal modo in cui hanno plasmato la loro argomentazione vediamo che le sorelle conoscevano la loro storia, la loro cultura, le tradizioni e conoscevano la legge.
Quello che volevano mettere in discussione non era la legge di Dio che era intrinsecamente giusta, ma come l'avevano interpretata gli uomini. Ecco perché erano pronte a confrontarsi con i loro leader e a sottolineare l'ingiustizia.
Debbono avere avuto anche fiducia che Mosè le avrebbe ascoltate; non può essere sottovalutato il fatto che, quello che stavano facendo potrebbe avergli causati enormi difficoltà.
Bisogna dar merito a Mosè, che non solo ascoltò, ma mostrò la sua vulnerabilità e intelligenza come leader, ammettendo che aveva bisogno della saggezza di Dio, non volendo appoggiarsi semplicemente alla sua propria interpretazione della legge.
Dio stabilì a favore delle sorelle; dovevano essere date loro delle proprietà tra quelle della loro tribù. Ancor di più, la sentenza doveva essere universale: d'ora in poi, se un uomo fosse morto senza figli, le sue figlie dovevano riceverne l'eredità.
E in modo ancora più radicale vedremo nel capitolo 36 che le sorelle avrebbero potuto scegliere il proprio coniuge all'interno della tribù.
Sappiamo che Mosè non visse abbastanza da vedere le sorelle ereditare la loro terra. Toccò a Giosuè assicurarsi che la decisione di Dio fosse eseguita (possiamo leggerlo in Giosuè 17: 3-6).
Tutto ciò ha cambiato il modo in cui le donne venivano trattate. Non lo sono non dovevano sposarsi più per avere riconosciuta la loro identità, ma le affermava come membri di valore nella tribù con diritti propri come donne non sposate.
Cosa possiamo imparare dalle sorelle?
1. È di fondamentale importanza vedere la nostra identità come donne davanti a Dio e non legata alle convenzioni umane.
2. La loro audacia si basava sulla loro conoscenza e comprensione, non ultima la loro conoscenza di Dio. Credevano che fosse giusto ed equo che poteva essere invocato per venire in loro aiuto. Anche noi dovremmo conoscere il nostro Dio in questo modo.
3. Hanno cercato giustizia, e noi dobbiamo essere in grado di discernere ciò che è giusto e ciò che è ingiusto e avere la saggezza di saper rispondere. Come le sorelle non dovremmo esitare ad affrontare l'ingiustizia e sfidare le norme sociali, perché così facendo proprio come quelle sorelle, potremmo fare la differenza generazioni di ragazze.
4. Impariamo cosa sia essere delle guide. Le sorelle hanno mostrato di essere delle leader nella loro volontà di prendere una posizione. Mosè mostrò di essere leader nell'essere disposto ad ascoltare e a cambiare. Entrambi erano disposti a sottomettersi a Dio.
La leadership non è né solitaria né di genere, né autoritaria né roboante. La leadership è condivisa, percettiva e aperta. Se saremo disposti a vivere così assieme, allora il Regno di Dio potrà venire.
Amen.
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