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Mentre Jean e Celeste continuano ad illustraci la teologia della gioia e dell'unità presente nel libro di Filippesi, vorrei parlare con voi stasera di un versetto che spesso ci sentiamo ripetere, e che anche noi talvolta ripetiamo agli altri: il versetto è questo:
“Trova la tua gioia nel Signore, ed egli appagherà i desideri del tuo cuore.” (Salmo 37:4)
Davide sembra quasi dire che l'unica gioia possibile la puoi trovare nel Signore... Per cui, inutile cercarla in altri posti e in questa vita.
Spesso, se siamo davvero in vena di dare consigli biblici, aggiungiamo a questo versetto anche un altro: questo:
“Nel mondo avete tribolazione; ma fatevi coraggio, io ho vinto il mondo” (Giovanni 16:33 b)
In pratica stiamo affermando anche noi “Lo so, la vita fa schifo... ma tanto c'è Gesù!”
Come si accoppia allora il Libro di Filippesi e la teologia della gioia di Paolo con quello che spesso affermiamo (prove bibliche alla mano) che la terra è un posto per patire e il Paradiso quello dove gioire?
Vi voglio rassicurare innanzi tutto; non sono qui stasera per insegnare la “teologia della depressione”; perché, vedete, molte volte noi credenti veniamo visti come brave persone, ma fondamentalmente depressi e pessimisti rispetto alla vita. Persone un po' tristi che aspettano di morire per godere.
Il cristianesimo non è assolutamente questo; è anzi tutt'altro, è un modo di vivere attivo e pro-attivo.
Gesù non era depresso, viveva nel mondo, a contatto con le persone, lo invitavano a pranzo e a cena perché era un maestro ma era anche divertente, e sapeva stare bene assieme agli altri.
Se il nostro modello era così, allora perché gira questa “favola” che i credenti sono depressi e noiosi e che gli è vietato vivere godendosi anche questa vita?
Questo si deve ad un “corto circuito” nell'esposizione del Vangelo che, nei secoli ha creato una teologia differente da quella che descrive Paolo, che va sotto il nome di “teologia della povertà”, che afferma che, se siamo credenti, allora è ovvio che soffriremo che saremo MENO felici degli altri, saremo perseguitati, avremo limitazioni morali che altri non avranno, eccetera.
Sapete perché è successo? Perché molti bravi teologi non hanno compreso la differenza che c'è tra felicità e gioia; Paolo parla proprio di questo in Filippesi.
La prima (la felicità) è legata all'adesso, a cosa mi accade, (cose belle, cose brutte); la seconda (la gioia) è legata al passato cosa è accaduto (sono stato salvato da Gesù).
La felicità è legata al come sono (sano, malato, libero, in carcere), la gioia è legata al chi sono (sono un figlio/figlia di Dio, sono perdonato/perdonata). La felicità è legata a quello che ho (sono ricco, sono povero), la gioia è legata a quello che avrò (sono erede del cielo).
E' per questo che, come credente posso soffrire e essere nella gioia allo stesso tempo.
Come molti sanno ho giocato a rugby per una decina di anni; Fare una partita comporta sempre provare una certa quantità di dolore soprattutto per uno come me che pesava all'epoca 68 chili contro i miei avversari che ne pesavano oltre 100.
Ero felice di essere placcato e sbattuto a terra? Certamente no! Faceva male? Si! Ma provavo gioia quando la mia squadra vinceva!
Era felice Paolo, scrivendo Filippesi, incatenato come era ad un soldato Romano aspettando di morire? Penso di no. Eppure aveva gioia, tanto da dire:
“Infatti per me il vivere è Cristo e il morire guadagno.” (Filippesi 1:21)
La Bibbia non solo ci dà permesso di essere pieni di gioia, ma più di questo, ci comanda di essere pieni di gioia. Paolo scrive in Filippesi:
"Rallegratevi sempre nel Signore. Ripeto: rallegratevi.” (Filippesi 4:4)
Lo ripete due volte: questo significa che Paolo era cosciente che, come credenti, i Filippesi (e noi) abbiamo spesso difficoltà a vivere nella gioia.
I credenti della chiesa di Filippi non avevano vita facile: la città dove vivevano era la stessa dove Paolo e Sila erano stati messi in carcere per aver guarito una donna scacciando un demone.
Paolo gli rammenta (a loro come a noi) che possiamo avere gioia nel bel mezzo delle prove, e quando non siamo felici.
Come faccio ad avere gioia nella sofferenza, allora? Esiste un “foglietto di istruzioni”?
Il tuo foglietto di istruzioni
Come fai, quando hai comperato un tavolo all'Ikea per costruirlo? Io normalmente faccio “a tentativi”: di solito mi riesce, ma non sempre, e spreco un bel po' di tempo.
Mia moglie, invece, non muove vite se prima non ha letto le istruzioni... tutte, da cima a fondo.
Come credenti ci comportiamo più spesso come faccio io: andiamo “a tentativi”; e qualche rara volta riusciamo a provare gioia nella nostra vita piena di problemi.
Ma è molto più semplice fare come fa mia moglie Janet: e il “foglietto di istruzioni” ce lo ha provveduto Paolo
nella lettera ai Filippesi, contenente dieci passi per costruire bene il mobile e avere gioia.
Ma, attenzione! Devi seguire TUTTE le dieci istruzioni; per avere il “tavolo” della gioia correttamente assemblato, altrimenti, se qualche passaggio lo eviti, tutto si monta e invece di aiutarti a costruirlo finisce che tutto cade a terra, anche i pezzi ben montati.
Oggi vedremo i primi cinque, fra due settimane gli altri cinque.
1. La gioia è nel lavorare assieme - La solitudine uccide la gioia
”Quando prego per voi, il mio cuore si riempie sempre di gioia per tutto l'aiuto che mi avete dato nel diffondere il Vangelo dal giorno in cui l'avete conosciuto fino ad ora.” (Filippesi 1:4-5)
L'abbiamo visto la scorsa settimana con Celeste: La gioia si costruisce lavorando assieme, attraverso l'unità su una missione e uno scopo condivisi.
Paolo avrebbe avuto tutto il diritto di vantarsi di ciò che aveva fatto... e invece loda i Filippesi per l'impegno costante. Dice che una piccola chiesa, popolata da neo credenti (non studiosi della Bibbia , non dottori della Legge, non predicatori) erano il SUO aiuto nel diffondere il Vangelo!
Più avanti dirà loro così:
“Non fate niente per motivi egoistici, non fate niente per esaltare voi stessi. Siate invece umili, considerando gli altri con riguardo, come se fossero migliori di voi.” (Filippesi 2:3 PV)
La vera gioia è quando la squadra, tutta la squadra ha successo, non quando uno solo della squadra ha successo. E il successo della squadri ti Cristo che è la chiesa sta nella capacità di testimoniare il suo amore agli altri.
Ma attenzione, se lavori da solo, se fai il lupo solitario, se nessuna chiesa ti soddisfa e pensi di poterne fare a meno se affermi (come molti fanno) che non ti serve una chiesa per adorare e servire Gesù, allora stai distruggendo la tua gioia.
Prima istruzione del tuo foglietto: frequenta una sola chiesa locale, e impegnati a lavorare nei suoi ministeri assieme ad altri con cui stai assieme regolarmente. NON SOLO A “FREQUENTARE”!
2. La gioia è annunciare il Vangelo - Il peccato uccide la gioia
“Che importa? Comunque sia, con ipocrisia o con sincerità, Cristo è annunciato; di questo mi rallegro, e mi rallegrerò ancora.” (Filippesi 1:18)
Cosa significa annunciare il Vangelo? Significa proclamare la “buona novella” ovvero “una bella notizia”: quale? “ I tuoi peccati sono stati perdonati se hai creduto in Cristo.”
E' questo che reca gioia a Paolo, il sapere che, in un modo o nell'altro, in molti hanno ricevuto il Vangelo del perdono di Cristo.
La gioia nasce non dal come sei adesso, oggi ma dal come sei in eterno: salvato, perdonato; e non puoi tenerlo per te solo, per te sola!
Ma è difficile annunciarlo se il peccato ancora ti domina: il peccato è un guastafeste, e uccide la gioia.
Davide, dopo aver peccato, facendo sesso fuori dal matrimonio con Bat-Seeba, scrive nel Salmo 51 queste parole:
“Rendimi la gioia della tua salvezza, e uno spirito volenteroso mi sostenga” (Salmo 51:12).
Davide afferma che la gioia prima c'era... e adesso Dio se la è presa indietro... “Ridammela! La voglio di nuovo!”
La riavrai, se confessi, come Davide... Ma se ti giustifichi dicendo che tutti lo fanno, se minimizzi :”non è un gran peccato”... e non chiedi scusa, tu stai uccidendo da solo la tua gioia.
Seconda istruzione sul tuo foglietto: impegnati ad evitare il peccato per quanto possibile (siamo peccatori perdonati... ma peccatori!).
3. La gioia è nella speranza - La disperazione uccide la gioia
“So infatti che come risultato io sarò liberato, perché voi pregate per me e lo Spirito di Gesù Cristo mi aiuta.” (Filippesi 1:19a)
Paolo fu liberato (probabilmente era prigioniero a Efeso o a Cesarea o a Roma) ma la sua speranza era legata a un compito specifico a cui Paolo si sentiva chiamato da Dio: giungere fino a Nerone
per testimoniare dinanzi a lui di Cristo. (ricordate, Dio vuole che TUTTI ascoltino almeno una volta il Vangelo, anche Nerone, anche Hitler, anche Kim Jong Hun).
Per Paolo la speranza si estrinseca in tre certezze: “Io sarò liberato. Io so che voi pregate. Io so che lo Spirito Santo è al mio fianco”:
Ma, attenti, perché per avere gioia ti serve la certezza e perciò ti serve chi prega per te e ti serve lo Spirito Santo... Tu solo, e le tue certezze non bastano per avere la gioia.
Terza istruzione sul tuo foglietto: chiedi lo Spirito Santo e chiedi ad altri credenti di pregare per te. E, anche qui, è ovvio che devi avere una chiesa per farlo.
4. La gioia è nella fede - L'immaturità uccide la gioia
“Perciò sono certo che resterò sulla terra ancora per aiutarvi a progredire e perché abbiate gioia nella vostra fede.” (Filippesi 1:25 PV)
Paolo lega la gioia alla crescita della conoscenza di Cristo; più progredisci nella conoscenza più gioia troverai nella fede.
In sostanza afferma che se la tua fede rimane ai blocchi di partenza, se resta la stessa di quando hai accettato Gesù la tua gioia sarà limitata. più conosci di Gesù, più la tua fede diventa forte, più gioia avrai.
Ma, attenzione, se per te un'oretta qua dentro la chiesa ti basta … e non fai nulla di altro, la tua fede rimarrà quella di un bambino, e anche questo ucciderà la tua gioia.
Quarta istruzione sul tuo foglietto: studia la Parola di Dio e ascolta gli insegnamenti dei tuoi leader.
5. La gioia è nell'unità – La divisione uccide la gioia
“Rendete perfetta la mia gioia, avendo un medesimo pensare, un medesimo amore, essendo di un animo solo e di un unico sentimento. (Filippesi 2:2)
Anche questo lo abbiamo ascoltato una settimana fa: la gioia per Paolo nasce e cresce attraverso l'unità dei credenti.
Questo non significa che dobbiamo pensare tutti allo stesso modo, che ci debbono piacere le medesime cose e che dobbiamo avere tutti gli stessi gusti.
Paolo non dice questo: e infatti spiega più sotto:
“Affinché nel nome di Gesù si pieghi ogni ginocchio nei cieli, sulla terra, e sotto terra, e ogni lingua confessi che Gesù Cristo è il Signore, alla gloria di Dio Padre.” (Filippesi 2:10-11)
Paolo sta dicendo: “Qualsiasi siano le vostre opinioni, ricordatevi che il progetto è quello di far conoscere Gesù a più persone possibili.”
Se vogliamo essere efficaci, allora dobbiamo abituarci a lavorare assieme, a mettere da parte qualche volta le nostre idee e accettare quelle degli altri... come? Essendo “altruisti”:
“Cercando ciascuno non il proprio interesse, ma {anche} quello degli altri. “ (Filippesi 2:4)
Ma, attenzione, se invece di coltivare l'unità, coltiviamo l'egoismo che genera la divisione se la vogliamo sempre vinta noi, se non arretriamo di un millimetro, stiamo uccidendo la gioia.
Quinta istruzione sul nostro foglietto: abituati a discutere ascoltando l'altro, piuttosto che ascoltare te stesso.
Conclusione
Cosa stai cercando nella tua vita? La felicità che è legata al come sono, o la gioia che è legata al chi sono in Cristo?
La felicità legata al cosa posso ottenere, o la gioia legata a cosa ho già ottenuto in Cristo?
La soluzione non è solo nell'avere gli strumenti e i materiali per costruire il mobile della nostra gioia, ma soprattutto nel seguire le istruzioni.
Nella tua vita avrai momenti felici e momenti infelici, ma la tua gioia non dipende da come sei ma da chi sei in Cristo e da quello che fai per far crescere la tua gioia in Cristo.
Preghiamo.
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