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12 settembre 2021

Sperimentare Dio nel quotidiano: l'Ospitalità | 12 Settembre 2021 |

Cosa significa essere ospitale" per un credente? Significa solo offrire del cibo ed un posto dove consumarlo? Gesù ci chiede di fare della nostra ospitalità un ponte che raggiunga le persone per farle sentire accolte, accettate, desiderate... e per dargli una vera casa a cui appartenere.
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Predicatrice: Jean Guest
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Tempo di ascolto audio/visione video: 42 minuti

Un pastore, molto tempo fa, agli inizi del 2000, scrisse queste parole:

"Sono stato benedetto da una moglie con un vero dono per l'ospitalità. Questo è un settore in cui le mogli cristiane possono essere meravigliosamente utilizzate per la gloria di Dio e l'avanzamento del suo regno".

Continua dicendo:

“Le donne cristiane eccellono nei doni per l'ospitalità e sono responsabili di impegnarsi fedelmente nell'ospitalità”.

Sono sicura che, ad un certo punto siamo tutti finiti a pensare che l'ospitalità riguardi il fatto di fornire cibo, magari con l' aggiunta di un ambiente gradevole per accompagnarlo. 

Ma lui, e noi, sbagliamo se ci fermiamo là. Se la nostra comprensione dell'ospitalità è semplicemente l'offerta di uno spazio accogliente e del cibo (per quanto importanti essi possano essere) allora non stiamo pensando in modo particolarmente biblico, perché questa definizione in primo luogo, non è unicamente cristiana:  le comunità (indiane) Sihk sono rinomate per la loro ospitalità, sono generosissimi nel modo in cui offrono un pasto a chiunque venga al gurdwara (il loro tempio); in secondo luogo, implica una relazione temporanea tra chi ospita e chi viene ospitato, dove si sta assieme solo mentre stiamo mangiando; e in terzo luogo, nega l'appello a tutti di essere ospitali , non solo le donne.

L'apostolo Pietro scrive:

“Siate ospitali gli uni verso gli altri senza mormorare.” (1 Pietro 4:9)

Tornerò più tardi sul "senza mormorare".

Sin dal principio, quando Abramo andò ben oltre per ospitare tre forestieri, per poi passare ai comandamenti di  Levitico circa l'accoglienza, e ad Isaia che rimprovera il popolo per aver dimenticato com'è la vera ospitalità, per finire nel Nuovo Testamento dove vediamo l'esempio di Gesù e troviamo degli insegnamenti sull'argomento, la Bibbia è molto chiara: l'ospitalità è importante.

Quindi qual'è la definizione biblica di ospitalità?

La parola della Bibbia "φιλοξενία philoxenia significa letteralmente “amore per gli estranei”

L'ospitalità biblica deriva da un profondo rispetto per gli altri; è radicata nell'amore e si manifesta attraverso l'invito. Essa ha tre caratteristiche distinte: accoglienza, accettazione e appartenenza.

1. Benvenuto

Diamo un'occhiata alla prima caratteristica dell’accoglienza.

Questa bella icona dipinta nel XV secolo da Andrej Rubelev è una  deliziosa finestra  sul carattere di Dio e sull'accoglienza che estende a tutti noi.

Il personaggio a sinistra in oro è il Padre - l'oro che simboleggia la perfezione. Al centro c'è il Figlio. Notate che ha due dita allungate che simboleggiano lo spirito e il fisico uniti e i colori blu e rosso rappresentano l'incarnazione e il sacrificio. Poi a destra c'è lo Spirito e questa figura ha la mano tesa in segno di benvenuto. 

Tra di loro sul tavolo c'è una ciotola comune (per la condivisione). Appena sotto si può vedere un rettangolo e gli storici dell'arte hanno scoperto che questa forma era appiccicosa ,il  che li ha portati a supporre che in origine lì c'era uno specchio, in modo che quando si guardava l'icona si completava il cerchio d è come se ci si fosse seduti nel posto vuoto.

Il nostro Dio è un dio dell'invito. Ricordate qualche settimana fa quando parlavamo della creazione? Abbiamo visto che Dio ci ha creati perché vuole stare con noi, con tutti noi. Pensate a tutti i modi in cui la Bibbia parla di come lui ci invita - vieni se sei stanco, vieni se hai sete, vieni se hai fame, vieni per il perdono, vieni se vuoi essere risanato, vieni se stai cercando, vieni a casa se ti sei perso.

Dio ci invita sempre, sempre a stare con lui; non c'è nessuna condizione, vieni e basta. E quando lo facciamo si fa una festa in cielo (vedi la parabola del Figliuol Prodigo) e non solo, Dio poi ci riempie di ogni bene. L'invito di Dio è aperto, costante e generoso.

La versione inglese della Bibbia “The Message” mette 2 Pietro 1:10 così:

“Quindi, amici, confermate l'invito che  Dio vi fa, l'avervi scelto. Non rimandate, fatelo ora. Fatelo, e avrete la vostra vita su una solida base, le strade spianate e la via spalancata per il regno eterno.”  (2 Pietro 1:10 MSG)

Se siamo persone che hanno "confermato" quell’invito, allora il nostro scopo è estendere quell'invito agli altri. 

Recentemente mi sono imbattuta nel concetto che l'ospitalità biblica è una questione di giustizia: l'ospitalità riguarda la parità di accesso al Regno di Dio. Non ci avevo mai pensato in questo modo e sono stata sfidata e sgridata allo stesso tempo. Ma ha un senso; se l'invito di Dio è per tutti, allora dovrebbe esserlo anche quello della chiesa.

Sono un grande fan delle liste (sono una che elabora visivamente, quindi mi aiuta vedere le cose scritte) vado sempre a fare la spesa con una lista, faccio la valigia con una lista, prendo decisioni che cambiano la vita con una lista. Prima di trasferirmi in Italia ho passato del tempo a pensare e pregare su quelle che sentivo essere le aspettative di Dio nei miei confronti, e le mie nei suoi;  era una lunga lista. Ma in cima alla mia lista per l'Italia c'era la richiesta di una bella casa dove le persone potessero sperimentare qualcosa di Dio e dove si sentissero benvenuti.

Ecco qualcosa che ho trovato e messo nel mio diario in quel periodo.

“E se invece aprissi le porte, creassi spazio, vivessi ogni giorno con uno spirito di benvenuto? Come sarebbe se ogni persona che incontro sapesse di avere un posto per loro intorno al tavolo della mia vita, per pochi momenti o per tutto il tempo in cui hanno bisogno di stare lì?”

Se sono onesta, non sono sempre stata all'altezza di questo, ma continua ad essere qualcosa per cui prego, e ho visto Dio onorare questo desiderio.

Quindi la nostra ospitalità nasce da un cuore grato e risponde all'amore e all'accoglienza di Dio per noi, rispecchiando il suo invito aperto, costante e generoso.

La nostra accoglienza deve essere: aperta, costante e generosa

La seconda caratteristica dell'ospitalità è quella dell'accettazione.

2. Accettazione

Mi chiedo, chi troviamo difficile da accettare a causa di chi o di cosa sono? Chi disapproviamo? Tutti noi abbiamo i nostri pregiudizi; il punto è che, come cristiani, non dovremmo essere a nostro agio con ciò, né dovremmo non sforzarci di liberarcene.

“Se infatti amate quelli che vi amano, che premio ne avete? Non fanno lo stesso anche i pubblicani? E se salutate soltanto i vostri fratelli, che fate di straordinario? Non fanno anche i pagani altrettanto? Voi dunque siate perfetti, come è perfetto il Padre vostro celeste.” (Matteo 5:46-48)

Non ci sono messaggi contrastanti da parte di Gesù;  l'invito al Regno è per tutti e non solo per quelli che pensiamo ne siano degni.

Diamo uno sguardo al suo incontro con la donna in Samaria.

“Ora doveva passare per la Samaria. Giunse dunque a una città della Samaria, chiamata Sicar, vicina al podere che Giacobbe aveva dato a suo figlio Giuseppe; e là c'era il pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, stanco del cammino, stava così a sedere presso il pozzo. Era circa l'ora sesta. Una Samaritana venne ad attingere l'acqua. Gesù le disse: «Dammi da bere». (Infatti i suoi discepoli erano andati in città a comprare da mangiare.)  La Samaritana allora gli disse: «Come mai tu che sei Giudeo chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?» Infatti i Giudei non hanno relazioni con i Samaritani... La donna gli disse: «Signore, dammi di quest’acqua, affinché io non abbia più sete e non venga più fin qui ad attingere». Egli le disse: «Va’ a chiamare tuo marito e vieni qua». La donna gli rispose: «Non ho marito». E Gesù: «Hai detto bene: “Non ho marito”, perché hai avuto cinque mariti, e quello che hai ora non è tuo marito; ciò che hai detto è vero».” (Giovanni 4:4-9. 15-18)

Nessuno avrebbe dovuto essere in giro a quell'ora del giorno, è per questo che lei è lì, per evitare le critiche e la disapprovazione della sua comunità. 

Vedete, è una donna con un passato e un presente non molto rispettabile. E quest'uomo, chiaramente ebreo, le chiede da bere;  non sa che ebrei e samaritani non condividono bevande o cibo perché questo li renderebbe entrambi impuri? Inoltre, uomini e donne non sono autorizzati a parlare l'un l'altro in pubblico, figuriamoci condividere da bere.  Sta infrangendo tutte le regole! Si può quasi sentire la sua frustrazione per la sua situazione.

Ma l'invito all' accoglienza è aperto, costante e generoso. C'è qualcosa nel suo invito a trovare l’acqua che non si prosciughi mai che lei non può ignorare; lei lo prega di condividerla con lei. Ed è allora che lui la vuole mettere in difficoltà: "Vai e porta tuo marito". 

Accidenti, si scopre che l'acqua viva è solo per chi è moralmente onesto. Non sappiamo perché lei confessi la verità, o con quale tono lo faccia,  ma è ricompensata con la lode piuttosto che con la condanna, l'accettazione piuttosto che il rifiuto. La conseguenza di questa accettazione è che si sente abbastanza sicura da tornare alla sua comunità e condividere la notizia che potrebbe aver appena trovato il Messia.

Quindi,  lo chiedo di nuovo:  chi troviamo difficile da accettare a causa di chi o di cosa sono?  Chi è che disapproviamo? Non sono diventata credente perché pensavo di essere una peccatrice, sono diventata credente perché ho risposto a un Dio che mi ama incondizionatamente. 

Ci sono voluti probabilmente altri due anni prima che afferrassi il significato di essere salvata dai miei peccati. Alcuni di noi rimarranno che non è nostro compito condannare le persone per i  loro peccati; quello è compito dello Spirito Santo. Noi discepoliamo le persone in amore perché  siamo stati amati per primi.

2 Pietro 1:11 dice: 

“In questo modo infatti vi sarà ampiamente concesso l'ingresso nel regno eterno del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo.” (2 Pietro 1:11)

Facciamo di non essere noi a chiudere quell’ingresso con la nostra disapprovazione.

L'ospitalità è:

  • Accoglienza - aperta, costante e generosa
  • Accettazione - amiamo perché Lui per primo ci ha amati.

Infine, l'ospitalità è caratterizzata dall'appartenenza

3. Appartenere

Prima di tutto, torniamo indietro e diamo un'altra occhiata al versetto di 1 Pietro 4.

“Siate ospitali gli uni verso gli altri senza mormorare.” (1Pietro 4:9)

Qui Pietro sta parlando alla chiesa di coloro che già appartengono alla chiesa. Sta scrivendo in un periodo di persecuzione, quando molti cristiani erano rifugiati con pochi beni o risorse, costantemente in movimento e in viaggio da una città all'altra; persone senza casa, ma a cui era garantito, attraverso l'ospitalità, un posto a cui appartenere. 

Per coloro che offrivano ospitalità poteva essere rischioso e  a quei tempi ospitare poteva essere davvero un un  onere molto reale per coloro che la offrivano alle loro sorelle e ai loro fratelli nel bisogno. Non si trattava di organizzare una cena o di invitare un po' di gente, si trattava di mettere in gioco la propria vita per soddisfare i bisogni dei fratelli e delle sorelle in Cristo. 

Quindi la potenziale tentazione di lamentarsi era ovviamente grande. Forse adesso non viviamo in quei tempi, ma mettiamo a rischio la nostra privacy, la nostra reputazione, il nostro denaro in base a chi invitiamo? Come dovrebbe essere dunque la nostra ospitalità per aiutare le persone ad appartenere?

"Gesù, entrato in Gerico, attraversava la città. Un uomo, di nome Zaccheo, il quale era capo dei pubblicani ed era ricco, cercava di vedere chi era Gesù, ma non poteva a motivo della folla, perché era piccolo di statura.  Allora per vederlo, corse avanti, e salì sopra un sicomoro, perché egli doveva passare per quella via.  Quando Gesù giunse in quel luogo, alzati gli occhi, gli disse: «Zaccheo, scendi, presto, perché oggi debbo fermarmi a casa tua».  Egli si affrettò a scendere e lo accolse con gioia. Veduto questo, tutti mormoravano, dicendo: «È andato ad alloggiare in casa di un peccatore!»  Ma Zaccheo si fece avanti e disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà dei miei beni ai poveri; se ho frodato qualcuno di qualcosa gli rendo il quadruplo».  Gesù gli disse: «Oggi la salvezza è entrata in questa casa, poiché anche questo è figlio d'Abraamo;  perché il Figlio dell'uomo è venuto per cercare e salvare ciò che era perduto»." (Luca 19:1-10)

Amo Zaccheo; è una storia così bella e ci insegna come chiesa che  non solo dobbiamo offrire ospitalità, ma dovremmo diventare il luogo a cui le persone possono veramente appartenere. 

Gesù stava passando per Gerico e vide un uomo piccolo e basso su un sicomoro. Questo piccolo uomo era un esattore delle tasse e, come la maggior parte degli esattori delle tasse a quel tempo, si approfittava della sua posizione aggiungendo cifre oltre la tassa da riscuotere che poi intascava. Dire che era impopolare sarebbe un eufemismo. Guardate cosa dicono le folle quando vedono Gesù entrare nella casa di Zaccheo: tutti brontolavano: "È entrato ad alloggiare in case di un peccatore!". Secondo loro, non era per nulla simpatico, o amabile;  era un emarginato, che poteva avere una bella costruzione, ma non aveva nessun luogo da poter chiamare “casa”.

Mentre scorriamo il racconto possiamo vedere come Gesù gli da  un invito di accoglienza; chiama Zaccheo per nome. C'è una connessione personale che guida il resto della storia. Gesù chiude la distanza tra lui e Zaccheo quando dice: "Zaccheo, scendi, presto, perché oggi debbo fermarmi a casa tua". Pensa a tutti gli inviti e le feste che Zaccheo deve essersi perso a causa di chi era. 

Infine, Gesù vuole entrare nella sua vita quotidiana. C'è qualcosa di molto personale nell'invitare qualcuno in casa tua. Tutto è in mostra ed è dove siamo veramente noi stessi ed è lì che Gesù vuole essere.

Nella vita di Zaccheo o nelle nostre vite, Gesù conosce il nostro nome. Gesù vuole colmare la distanza tra noi e lui, e vuole accedere ai nostri spazi più intimi. E la bellezza di questa storia è che Zaccheo fu cambiato per sempre. 

Quando sei accolto e accettato, scopri di appartenere e di avere un posto da chiamare casa. La nostra preghiera dovrebbe essere che le persone possano venire e chiamare questo posto "casa".

L'ospitalità è:

  • Accoglienza - aperta, costante e generosa
  • Accettazione - amiamo perché Lui ci ha amati per primo
  • Appartenenza - un posto da chiamare casa

Un ultimo pensiero. Non possiamo pensare all'ospitalità senza guardare Ebrei 13:2.

“Non dimenticate l'ospitalità; perché alcuni praticandola, senza saperlo, hanno ospitato angeli.” (Ebrei 13:2)

Ve lo siete mai chiesto?

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