Dio vuole per te che esista un equilibrio nella tua vita, dove il lavoro, il riposo ed il gioco abbiano ciascuno il suo spazio affinché tu riesca ad apprezzare pienamente la tua vita e la Sua Creazione.
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Predicatrice: Jean Guest
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Mi chiedo se per te ci sia un lavoro che non ti piace fare. Non so dirti quanto detesti i lavori domestici. Se non fosse dannoso per la mia salute e socialmente inaccettabile, probabilmente vivrei in una situazione di assoluto abbandono della mia casa.
Naturalmente esagero, ma onestamente odio davvero tutto ciò che ha a che fare con lo spolverare, l'aspirapolvere, il lucidare, il lavare, soprattutto perché ora vivo da sola e devo fare tutto io. Quando stavo cambiando casa ho fatto in modo che una ditta venisse a pulire il mio forno. A un certo punto mi ha detto: "Questo è il peggiore che abbia mai visto". Lo porto come un distintivo d'onore.
Non è necessariamente il lavoro in sé che non mi piace, è piuttosto il fatto che non finisce mai, non è mai finito. E ci sono così tante cose più piacevoli che potrei fare invece.
Ma cosa succede se ci sentiamo così per il nostro vero lavoro, il lavoro per cui dobbiamo alzarci dal letto e usciere ogni giorno? Diamo un'occhiata a due prospettive bibliche, la natura del lavoro e il carattere del lavoratore.
Lavorare
La prima cosa che dobbiamo capire è che il lavoro esisteva prima della caduta e non è una conseguenza di essa.
“Dio li benedisse; e Dio disse loro: «Siate fecondi e moltiplicatevi; riempite la terra, rendetevela soggetta, dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e sopra ogni animale che si muove sulla terra». Dio disse: «Ecco, io vi do ogni erba che fa seme sulla superficie di tutta la terra, e ogni albero fruttifero che fa seme; questo vi servirà di nutrimento. A ogni animale della terra, a ogni uccello del cielo e a tutto ciò che si muove sulla terra e ha in sé un soffio di vita, io do ogni erba verde per nutrimento». E così fu.” (Genesi 1:28-30)
Siate fecondi, riempite la terra, rendetevela soggetta: è il lavoro che ci aiuta a prosperare. Abbiamo dei bisogni fisici temporali - non ultimo, abbiamo bisogno di mangiare. Come potremmo farlo se noi, o altri, non lavorassimo? Dio equipaggia le persone con le capacità di soddisfare i bisogni della sua creazione. Il lavoro legittimo è il modo in cui Dio provvede, o come diceva Martin Lutero
"Egli dà loro cibo attraverso il mungitore che munge la mucca". (Martin Lutero)
Paolo ci fa anche notare che è attraverso il nostro lavoro che siamo in grado di soddisfare i bisogni di coloro che sono vulnerabili nelle nostre comunità.
“Non ho desiderato né l’argento, né l’oro, né i vestiti di nessuno. Voi stessi sapete che queste mani hanno provveduto ai bisogni miei e di coloro che erano con me. In ogni cosa vi ho mostrato che bisogna venire in aiuto ai deboli lavorando così, e ricordarsi delle parole del Signore Gesù, il quale disse egli stesso: “Vi è più gioia nel dare che nel ricevere”».” (Atti 20:33-35)
Il lavoro è anche un dono. Il Versetto 29 di Genesi dice “Ecco, io vi do…” Dio dice: “Ecco, questa meravigliosa creazione che soddisferà tutti i vostri bisogni, è tutta vostra da condividere tra di voi e con me”. Il lavoro è il buon regalo di Dio per noi.
“Dio disse: «Ecco, io vi do ogni erba che fa seme sulla superficie di tutta la terra, e ogni albero fruttifero che fa seme; questo vi servirà di nutrimento. A ogni animale della terra, a ogni uccello del cielo e a tutto ciò che si muove sulla terra e ha in sé un soffio di vita, io do ogni erba verde per nutrimento». E così fu.” (Genesi 1:29-30)
Ma potrebbe non essere così se il nostro lavoro è umile, o sembra non avere valore. A volte dobbiamo accettare che il lavoro che facciamo non sarà la cosa più entusiasmante per noi ma ci troveremo comunque a farlo nella migliore maniera possibile. Il nostro lavoro non è il nostro scopo.
“Dopo aver visto come stanno le cose su questa terra, ecco cosa ho deciso sia modo migliore di vivere: Prenditi cura di te stesso, divertiti, e sfrutta al massimo qualsiasi lavoro tu abbia per tutto il tempo che Dio ti concede in vita. E questo è tutto. Questo è il destino dell'uomo. Sì, dovremmo trarre il massimo da ciò che Dio dà, sia la generosità che la capacità di goderne, accettando ciò checi è dato e deliziandoci del lavoro. È il dono di Dio! Dio distribuisce la gioia nel presente, nell'adesso. È inutile rimuginare su quanto tempo potremmo vivere.” ( Ecclesiaste 5:18-20 Trad. Bibbia “The Message”)
Mi piace come la versione della Bibbia “the Message” rende questo. Il lavoro è necessario, alcuni di noi faranno la cosa che amano di più al mondo, altri lo faranno perché hanno bollette da pagare. Un tipo di lavoro non è più importante dell'altro, né il primo è più pio del secondo. Ciò che rende entrambi divini è il modo in cui affrontano il loro lavoro.
C'è un detto: "Se segui la tua passione non lavorerai neppure un giorno nella tua vita". Sbagliato! Sbagliato due volte! Si può essere molto appassionati di qualcosa, ma non molto bravi a farlo. Abbiamo tutti assistito a quei programmi con le audizioni per essere pop star in cui il concorrente è appassionato del canto, ma l'unico problema è che non sa cantare bene.
Il detto è anche sbagliato in quanto implica che il lavoro è qualcosa che dovremmo cercare di evitare soprattutto se lo troviamo noioso o difficile.
Ma Paolo in Efesini 6 dice che dovremmo lavorare con entusiasmo, come se lavorassimo per il Signore piuttosto che per le persone.
“... servendo con benevolenza, come se serviste il Signore e non gli uomini,...” (Efesini 6:7)
Sento di dover fare qui una breve parentesi perché il versetto che ho appena citato viene nel mezzo di Paolo che si sta rivolgendo a coloro che sono schiavi. Purtroppo in tempi passati questo è stato usato per giustificare la schiavitù.
Solo per dare un po' di contesto, Paolo sta scrivendo ad una chiesa che si riuniva come famiglie riunite; mariti e mogli, genitori e figli, schiavi e padroni. Non sta affrontando l'istituzione della schiavitù, ma sta insegnando come queste persone dovrebbero vivere insieme. La schiavitù a quel tempo non era basata sulla razza, né permanente, o imposta attraverso il rapimento; non è la schiavitù come l'abbiamo conosciuta noi. Non è comunque una cosa buona perché era certamente crudele e disumanizzante; purtroppo non abbiamo tempo per guardare più a fondo, ma voglio condividere questo pensiero del teologo F.F. Bruce.
"Nel muovere le persone verso un rapporto padrone-schiavo dove il padrone non minaccia gli schiavi e li vede come sorelle e fratelli, Paolo stava creando un'atmosfera in cui l'istituzione della schiavitù poteva solo appassire e morire". (F.F. Bruce)
Tornando al carattere del lavoratore, quello pio è colui che, come dice la bibbia, the Message, sfrutta al massimo l'opportunità, si presenta con un sorriso sul volto e, come dice Paolo, lavora con entusiasmo a causa di colui per il quale alla fine lavoriamo. Rick Warren in "La vita con uno Scopo" lo mette in questo modo.
"Il lavoro diventa adorazione quando lo dedichi a Dio e lo compi con la consapevolezza della sua presenza". (Rick Warren in "La vita con uno Scopo")
Per riassumere, il lavoro è un dono, è necessario, ma non è più importante del lavoratore e il modo in cui ci avviciniamo al nostro lavoro è come dimostriamo la nostra nuova vita in Cristo.
Riposare
Il lavoro è anche limitato nel tempo. Cosa voglio dire con questo? Beh, ha tutto a che fare con questo:
“Così furono compiuti i cieli e la terra e tutto l’esercito loro. Il settimo giorno Dio compì l’opera che aveva fatta, e si riposò il settimo giorno da tutta l’opera che aveva fatta. Dio benedisse il settimo giorno e lo santificò, perché in esso Dio si riposò da tutta l’opera che aveva creata e fatta. (Genesi 2:1-3)
Le parole chiave del brano sono “compiuti”, “compì”, e “si riposò”.
Arrivò un punto in cui, dopo 6 periodi di tempo, l'opera della creazione fu compiuta e Dio aveva finito la sua opera di creazione. E così si riposò. Questo non significa che fosse veramente stanco e che si sia fatto un pisolino. No, significa che il lavoro era finito e così smise di farlo.
Una parola opportuna forse per coloro che sono stacanovisti, o perfezionisti: arriva un punto in cui il lavoro è finito e dovremmo allontanarci.
Ora, per essere chiari, non sto dicendo che Dio ha smesso di lavorare del tutto, ha smesso di lavorare alla Creazione, ma continua a lavorare in un modo diverso. Sta lavorando tutto il tempo - Giovanni 5:17 dice:
“Gesù rispose loro: «Il Padre mio opera fino ad ora, e anch’io opero». (Giovanni 5:17)
E questo è scioccante, perché Gesù sta dicendo queste parole nel giorno del sabbath, che è il giorno di riposo per gli ebrei, come per noi lo è la domenica. L'implicazione è quindi che questo lavoro non è finito e quindi (lui e i i discepoli) non si stanno riposando.
Questo significa che possiamo lavorare nel giorno di riposo? Direi tecnicamente sì, perché lo “sabbath” è un concetto da vivere, non una regola da seguire.
Cos'è dunque il sabbath? È un giorno, (per noi culturalmente la domenica), o un periodo di tempo in cui lasciamo intenzionalmente il nostro lavoro e rivolgiamo la nostra attenzione direttamente a Dio. Questo riposo non riguarda il non fare nulla, ma il non fare ciò che o chi tiene la nostra attenzione nel resto del tempo lavorativo.
“Se tu trattieni il piede dal violare il sabato, facendo i tuoi affari nel mio santo giorno, se chiami il sabato una delizia e venerabile ciò che è sacro al Signore, se onori quel giorno anziché seguire le tue vie e fare i tuoi affari e discutere le tue cause...” (Isaia 58:13)
Ora, ecco il punto: anche se siamo assolutamente devoti nell'osservare il principio del sabbath, la scienza ci dirà che abbiamo ancora bisogno di fare vacanze. E lo stesso fa Gesù. In Luca 9 manda i discepoli per città e villaggi a predicare la buona novella. Era la prima volta che uscivano senza di lui e immagino che fosse eccitante, esaltante e faticoso.
È un momento meravigliosamente umano registrato nel vangelo quando dice che gli raccontarono tutto quello che avevano fatto; potete immaginarli come si accalcano intorno a lui, provando a farsi spazio nei discorsi: "Avreste dovuto vedere Pietro, era infuocato..."; e ancora "Andrea andò e guarì da solo l'uomo"...
E dunque, cosa fece Gesù?
"Gli apostoli ritornarono e raccontarono a Gesù tutte le cose che avevano fatte; ed egli li prese con sé e si ritirò in disparte verso [un luogo deserto di] una città chiamata Betsàida." (Luca 9:10)
Si allontanarono per una breve pausa. I discepoli avevano bisogno di “rilassarsi”, così Gesù saggiamente li fece "scivolare via in silenzio". Purtroppo la folla li scoprì, quindi fu una pausa molto breve.
Sono qui per dirvi che il sabbath non è vacanza, la vacanza è vacanza ed è vitale per la nostra salute e il nostro benessere. Questo è quello che ha mostrato uno studio di Harvard osservando la produttività di coloro che hanno preso le vacanze, rispetto a quelli che non l'hanno fatto Un tempo lontano dai fattori di stress e l'immersione nel divertimento ci "rigenera".
C'è un altro tipo di riposo di cui parla Gesù. Date un'occhiata a Matteo 11:28-30
“Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi darò riposo. Prendete su di voi il mio giogo e imparate da me, perché io sono mansueto e umile di cuore; e voi troverete riposo per le anime vostre; poiché il mio giogo è dolce e il mio carico è leggero." (Matteo 11:28-30)
Non si tratta di essere esausti del nostro lavoro, né lo è Gesù, lo specialista principe del relax. Il tipo di fardelli che Gesù ha in mente qui sono principalmente fardelli religiosi. Gesù sta dicendo ai suoi ascoltatori: “Il tipo di religione che avete imparato dagli esperti non vi toglie il carico dalle spalle, anzi, lo aumenta”. Osservare le regole e le leggi religiose è faticoso, e ciò che c'è di peggio, non è risolutivo per la salvezza. Ti lascia facendoti chiedere se hai fatto abbastanza.
Nell'invito di Gesù c'è ancora un giogo, c'è ancora quella cosa che dovrai coscientemente indossare, ma questo giogo è una relazione, una relazione con Dio ed è definitivo. Non c'è più bisogno di provare, non c'è più bisogno di chiedersi se hai fatto abbastanza. In lui puoi riposare perché sei tornato a casa.
Questa è la scultura del Figliol Prodigo di Charlie Macksey e ogni volta che la guardo mi commuovo perla assoluta stanchezza in quelle braccia del figlio e la forza dell'abbraccio del Padre.
Ho trovato nel mio diario questa nota, scritta nel 2016:
"Dio è sempre all'opera: incessantemente, instancabilmente.
- Dietro le quinte
- Sopra la mischia
- Dentro la furia
- Oltre la paura
Pellegrino abbi pace.
Lui è sul trono, quindi smetti di aggrapparti,
e lasciati semplicemente sorreggere"
Giocare
Ecco cosa dice il mondo medico, educativo e scientifico sull'importanza del gioco.
Il gioco è essenziale per lo sviluppo perché contribuisce al benessere cognitivo, fisico, sociale ed emotivo dei bambini e dei giovani. Il gioco offre anche un'opportunità ideale per i genitori di impegnarsi pienamente con i loro figli.
Se vogliamo bambini felici e ben sviluppati, allora permettiamo loro di giocare. Se vogliamo famiglie felici, allora impariamo a giocare insieme. Se questo è vero, allora deve essere perché Dio è giocoso, dopo tutto siamo creati a sua immagine. Questo è ciò che il teologo tedesco Jurgen Moltmann dice del gioco:
"Nel gioco emuliamo le azioni di Dio che non ha creato l'Universo perché era una necessità. Dio è giocoso. Gli piace creare e giocare. Il gioco ci riempie di uno spirito di gioia e delizia che si trasmette a tutti gli aspetti della nostra esistenza. Il gioco non è una pausa dal lavoro, e non è nemmeno tempo di riposo. È la prefigurazione del regno. È una fuga momentanea nella realtà futura che Dio ha pensato per tutti noi. " (Jurgen Moltmann)
Il gioco, in definitiva, riguarda la liberazione - è lo spazio che usiamo per esplorare. Penso che Moltmann stia dicendo che questo è ciò che era l'Eden e che un giorno torneremo in un luogo dove la gioia e il piacere sono costanti della nostra esistenza.
Dio è giocoso, fa parte del suo carattere, e ci sono numerosi riferimenti che indicano che il gioco era parte della sua intenzione per la creazione - salmo 104:26 ci dice che Dio ha creato gli animali perché si divertano:
“ Ecco il mare, grande e immenso, dove si muovono creature innumerevoli, animali piccoli e grandi. Là viaggiano le navi e là nuota il leviatano, che hai creato perché vi si diverta.” (Salmo 104:26)
Michael Yaconelli ha scritto nel suo libro, Dangerous Wonder (Stupore pericoloso), queste parole:
"Il gioco è un'espressione della presenza di Dio nel mondo; un chiaro segno dell'assenza di Dio nella società è l'assenza di giocosità e risate". (da “Dangerous Wonder” di Michael Yaconelli)
Abbiamo un Dio che si diletta e prova piacere nelle cose che ha fatto. Abbiamo un Dio che canta canzoni su di noi (Sofonia 3:17), un Dio che si dilettava con Davide che ballava (2 Samuele 6:14-22), un Dio che ti ha fatto.
Eric Liddel, l'atleta olimpico di cui parla il film “Momenti di Gloria”, fu chiamato come missionario in Cina, ma ritardò ad andare perché voleva correre nei giochi di Parigi del 1924. La sua famiglia e la sua chiesa erano inorriditi, ma lui disse questo: "So che Dio mi ha fatto per la Cina, ma mi ha anche fatto veloce e quando corro sento il suo piacere".
Tu come giochi? Dove e quando senti il piacere e la gioia di Dio in te? Perché sappi che Lui ama vederti giocare.
Amen.
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