Gesù ci ha chiamati ad essere liberi; liberi non per il nostro utile, ma per amare gli altri, e liberi per una vita "abbondante", per poter proclamare al mondo che Dio è presente, e che in Cristo ogni cosa è possibile.
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Predicatrice: Jean Guest
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Oggi condividerò con voi il segreto di come vivere da credenti... ed è questo ... Sii più come Artie!
Artie è il mio cane; un Border Collie che ama le persone, e condivide generosamente se stesso con chiunque glielo permetta, e ogni giorno, quando passeggia senza guinzaglio, prova una gioia profonda nella sua libertà. Vi dico, siate più come Artie! Scherzi a parte, ecco la domanda seria per voi oggi. Quanto è solida e profonda la gioia che conosci nell'essere libero o libera in Cristo? O, come abbiamo visto la volta scorsa, sei ancora incatenato. incatenata in qualche modo? Perché Gesù ci chiama alla libertà; è il motivo per cui è venuto.
“Si recò a Nazaret, dov'era stato allevato e, com'era solito, entrò in giorno di sabato nella sinagoga. Alzatosi per leggere, gli fu dato il libro del profeta Isaia. Aperto il libro, trovò quel passo dov'era scritto: «Lo Spirito del Signore è sopra di me, perciò mi ha unto per evangelizzare i poveri; mi ha mandato per annunciare la liberazione ai prigionieri e il ricupero della vista ai ciechi; per rimettere in libertà gli oppressi, per proclamare l'anno accettevole del Signore». Poi, chiuso il libro e resolo all'inserviente, si mise a sedere; e gli occhi di tutti nella sinagoga erano fissi su di lui. Egli prese a dir loro: «Oggi, si è adempiuta questa Scrittura, che voi udite».” (Luca 4:16-20)
L'arco della narrazione biblica serve a raccontare la storia della salvezza, la salvezza dalla schiavitù del peccato e della morte, e nella libertà della nuova vita in Gesù.
Siamo nella stagione della Quaresima, preparandoci alla Pasqua, e non è una coincidenza che Gesù muoia a questo punto dell'anno ebraico. È la Pasqua, la festa della libertà. Pochi giorni prima di questa festa alcuni dei discepoli lo hanno visto trasfigurato, e ascoltate il linguaggio che Luca usa per descriverlo:
"Circa otto giorni dopo questi discorsi, Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo, e salì sul monte a pregare. Mentre pregava, l'aspetto del suo volto fu mutato e la sua veste divenne di un candore sfolgorante. Ed ecco, due uomini conversavano con lui: erano Mosè ed Elia, i quali, apparsi in gloria, parlavano della sua dipartita che stava per compiersi in Gerusalemme.” (Luca 9:28-31)
La parola che usa Luca è che qui è tradotto con “dipartita” in greco è ἔξοδος exodos, esodo.
Il suo “esodo da questo mondo” nello stesso modo in cui il primo Esodo fece uscire gli Isrealiti dalla schiavitù, questo secondo farà uscire tutti i popoli dalla schiavitù. Ciò che entra nella tomba con il Cristo crocifisso è il peccato e la morte e non risorgono; ciò che risorge con lui è la libertà e la vita.
Mi scuso con l'artista di questo meraviglioso quadro perché non riesco più a trovare il suo nome; ma quanto è geniale questa immagine? Vi lascerò un po' di tempo per usarla come un punto focale della preghiera personale; guardate il quadro, come vi fa sentire? Qual è l'oscurità da cui siete usciti per andare verso la luce?Ci ritornerò su con una preghiera che altro non è che il testo di uno dei miei canti di chiesa preferiti:
Chi spezza il potere del peccato e delle tenebre?
Il cui amore è potente e molto più forte?
Il Re della gloria, il Re sopra tutti i re
Questa è una grazia stupenda
Questo è un amore infallibile
Che Tu hai preso il mio posto
Che hai portato la mia croce
Tu hai dato la tua vita
Perché io sia liberato
Oh, Gesù, io canto
per tutto quello che hai fatto per me
Amen
La forza di questa immagine è che la croce doveva essere la fine, doveva essere inchiodata lì per sempre, ma Dio nella sua misericordia e Gesù nel suo amore trasforma quella forma oppressiva nel simbolo della liberazione totale.
L'atto della santa cena non dovrebbe solo ricordarci il sacrificio di Cristo, ma anche la sua vita risorta; la croce non era la fine, era l'inizio di una nuova libertà.
“In lui abbiamo la redenzione mediante il suo sangue, il perdono dei peccati secondo le ricchezze della sua grazia...” (Efesini 1:7)
Questo è il nostro canto d'esodo, cantiamolo con gratitudine e gioia.
Liberi per amare
Siamo liberati dal potere della morte, ma per cosa siamo liberati? Prima di tutto siamo liberati per amare.
“Perché, fratelli, voi siete stati chiamati a libertà; soltanto non fate della libertà un'occasione per vivere secondo la carne, ma per mezzo dell'amore servite gli uni agli altri...” (Galati 5:13)
Siamo liberati per amare e amare in modo tale che ne diventiamo schiavi, come dice NT Wright, "Amare significa asservire te stesso alle altre persone in un modo completamente nuovo, facendo dei loro bisogni le tue priorità e dei loro dolori la tua preoccupazione." La chiamata alla libertà e la chiamata all'amore sono sinonimi - avendo ottenuto la prima, dobbiamo vivere la seconda.
O come dice Gesù:
“Ama dunque il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta l’anima tua, con tutta la mente tua e con tutta la forza tua”. Il secondo è questo: “Ama il tuo prossimo come te stesso” ( Marco 12:30-31 a)
In altre parole il nostro sguardo è fisso verso l'alto e le nostre azioni sono verso l'esterno. Il nostro amore è un amore a forma di croce modellato e forgiato dallo Spirito all'opera in noi. È anche un amore radicalmente diverso da qualsiasi altro tipo di amore, e potrebbe non venirci così facilmente come pensiamo.
Amo i romanzi della scrittrice italiana Elena Ferrante, spumeggiano con una tale passione per la vita, e tuttavia possono essere anche letture piuttosto difficili, perché lei non si tira indietro di fronte al lato più oscuro dell'umanità. Nel suo romanzo La figlia perduta affronta il tabù culturale di una madre che non ama suo figlio: "Non sono una madre naturale" dice Leda, la protagonista. La società dice che le madri dovrebbero essere perfette: nutrimento, gentilezza, tenerezza, infinito sacrificio di sé. Leda lotta per sentire ed essere queste cose. Semplicemente non le vengono naturali e alla fine lascia la casa di famiglia e sua figlia.
L'amore e l'amare nel modo in cui ci viene comandato probabilmente non ci viene naturale. Anche noi possiamo lottare per amare, in particolare i fastidiosi, gli orribili, gli inquietanti, aggiungete qui il vostro aggettivo. Ma la sua chiamata ad amare è più di un'aspettativa. È un comando. E quindi può essere ancora più difficile per noi ammettere quando ci sembra una lotta. Come dice la scrittrice Rachel Smith, "Dio ci chiede di amare non perché ci viene naturale, ma perché viene naturale a lui. Il suo cuore di genitore per noi è perfetto, e così i nostri cuori non devono esserlo. Invece, possiamo 'conoscere e credere all'amore che Dio ha per noi' (vedi 1 Giovanni 4:16)". E quando comprendiamo questa verità, allora abbiamo accesso al suo amore soprannaturale, disponibile per chiunque lo chieda, un amore abbastanza potente da permetterci di amare i nostri nemici, i nostri amici e persino le nostre fastidiose famiglie.
Liberi per una vita abbondante
In secondo luogo siamo liberati per la vita e la vita in abbondanza.
“... io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza.” (Giovanni 10:10 b)
Allora cos'è questa abbondanza di vita? Significa che come credenti avremo un sacco di beni, una grande ricchezza, una protezione totale? No, no e no; perché credere questo ci apre all' eresia di un vangelo della prosperità e credere che quando succede qualcosa di brutto a qualcuno, beh deve essere perché ha peccato.
Gesù ci ha promesso la vita in abbondanza, ma ci ha anche promesso:
"Nel mondo avrete tribolazione". (Giovanni 16:33).
Quindi 'abbondante’ non può significare una vita incantata e facile. Deve trattarsi di qualcos'altro.
“... e faccia sì che Cristo abiti per mezzo della fede nei vostri cuori, perché, radicati e fondati nell'amore, siate resi capaci di abbracciare con tutti i santi quale sia la larghezza, la lunghezza, l'altezza e la profondità dell'amore di Cristo e di conoscere questo amore che sorpassa ogni conoscenza, affinché siate ricolmi di tutta la pienezza di Dio. Or a colui che può, mediante la potenza che opera in noi, fare infinitamente di più di quel che domandiamo o pensiamo, a lui sia la gloria nella chiesa e in Cristo Gesù, per tutte le età, nei secoli dei secoli. Amen.” (Efesini 3:17-21)
Siamo tornati al punto di partenza. Questa pienezza di vita inizia con l'amore, l'amore di Dio per noi e la nostra comprensione della potenza di questo amore. Essere pieni di qualcosa significa essere nella sua morsa: tale che quella cosa diventi il fattore dominante nelle nostre azioni/comportamenti (guarda Efesini 5:18).
Essere "ricolmi della pienezza (pleroma) di Dio" significa che Dio è l’influenza principale. Essere ricolmi della pienezza di Dio significa essere consapevoli della presenza di Dio e abbandonati ad essa. E vivere in questo modo ha implicazioni per noi collettivamente come chiesa e per noi come individui.
Come Chiesa, Dio vuole riempirci a tal punto che tutti sappiano che lui si trova qui. Uno dei miei detti preferiti sullo scopo della chiesa è stato coniato da un pastore nel Regno Unito, il Rev. Dr. Sam Wells ha detto: "Chiesa? Si tratta di vita abbondante, non dell’evitare l'inferno".
Individualmente, Dio vuole riempirci, in modo che noi rispecchiamo lui agli altri.
“(avete imparato)... a essere invece rinnovati nello spirito della vostra mente e a rivestire l'uomo nuovo che è creato a immagine di Dio.” (Efesini 4:23-24 a)
Mi piace come NT Wright parla di questo: 'La persona genuina e unica che siamo destinati ad essere che porta ad un senso di “sì ... questo è ciò che ero qui per fare!”
Quindi, la vita abbondante .... forse è qualcosa che riguarda lo scoprire, o il ri-scoprire, chi siamo e cosa ci ispira. Quando scopriamo ciò che davvero ci ispira ed emoziona e viviamo nella gioia di ciò... allora forse stiamo vivendo in abbondanza’.
Diamo un'altra occhiata al brano degli Efesini. Insieme alla vita viene il potere.
“...affinché siate ricolmi di tutta la pienezza di Dio. Or a colui che può, mediante la potenza che opera in noi, fare infinitamente di più di quel che domandiamo o pensiamo.” (Efesini 19 b-20 a)
Questa potenza è l'energia stessa della vita di Dio, egli lo usa per trasformarci in esseri simili a Cristo.
"A colui che può preservarvi da ogni caduta e farvi comparire irreprensibili e con gioia davanti alla sua gloria" (Giuda 1:24)
e va al di là di ogni nostra immaginazione.
Ma com'è scritto:
“Le cose che occhio non vide, e che orecchio non udì, e che mai salirono nel cuore dell'uomo sono quelle che Dio ha preparate per coloro che lo amano” (1 Corinzi 2:9)
Questa è veramente la vita in pienezza.
Amen.
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