Cosa succede quando preghi nel mezzo del silenzio? Quando Dio sembra aver "interrotto il collegamento", disinteressarsi alle tue preghiere? Dio non smette mai di rispondere; nessuna preghiera andrà persa. Prima o poi, in Terra o in Cielo, troverà risposta.
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Predicatrice: Jean Guest
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Siamo alla terza ed ultima settimana della nostra serie sulla preghiera. Finora abbiamo visto che la preghiera inizia alla presenza di Dio e che, attraverso la preghiera, abbiamo l'autorità di portare il Cielo sulla Terra.
Abbiamo capito che la preghiera è in definitiva un invito di Dio ad avere relazione con lui.
Che cosa facciamo allora di ciò che abbiamo compreso quando viviamo momenti di preghiera senza risposta, momenti in cui sentiamo che Dio è silenzioso, momenti in cui, come dice Pete Greig, "E’ come Dio avesse disattivato l’audio"? Come si concilia la scrittura che dice:
"Egli mi invocherà e io gli risponderò" (Salmo 91:15)
con quest'altra scrittura?
"Fino a quando, o Signore, mi dimenticherai? Sarà forse per sempre? Fino a quando mi nasconderai il tuo volto? Fino a quando avrò l’ansia nell’anima e l’affanno nel cuore tutto il giorno? Fino a quando s’innalzerà il nemico su di me? Guarda, rispondimi, o Signore, mio Dio! Illumina i miei occhi perché io non mi addormenti del sonno della morte." (Salmo 13:1-3)
Non c'è niente di più doloroso e desolante che sentire che Dio non ci ascolta o, peggio, che ci ascolta ma non se ne cura.
Come cristiani abbiamo il dovere di affrontare questo onestamente, perché a un certo punto sarà una nostra esperienza di vita e sicuramente in quella di qualcuno che amiamo.
Abbiamo bisogno di risposte per noi stessi e per loro; come possiamo guarire se viviamo costantemente nella delusione; come possiamo dire la verità se non possiamo essere onesti riguardo al dubbio; e, si badi bene, lottare con questo non è un segno di mancanza di fede, non permettete che qualcuno vi dica il contrario.
Il dolore, la delusione, la paura fanno parte dell'esperienza umana e se non vi siete mai scontrati con questo nella vostra vita, allora vi dico con rispetto che non avete vissuto nella realtà.
Shakespeare lo sapeva:
"Urlate, urlate, urlate! Oh, voi siete uomini di pietra: avessi io le vostre lingue e occhi, li userei così che la volta del cielo si spacca. " (Shakespeare Re Lear - trad. Sanguineti).
Gli schiavi nei campi di cotone lo sapevano:
"A volte sono giù Oh, sì, Signore A volte sono quasi a terra Oh, sì, Signore nessuno conosce i problemi che ho visto." (Nobody knows – Canto Spiritual Nero)
Lo sapevo anche io, quando nel mio diario, dopo un particolare atto di tradimento, disegnavo semplicemente un urlo.
Dio dice che fascerà i cuori spezzati, ma non può farlo se neghiamo l'esistenza di queste cose. Non abbiamo il diritto di predicare la speranza, se non possiamo riconoscere la disperazione. Dobbiamo avere una teologia che cammini nella valle con la stessa forza di quella che abbiamo sulle cime delle montagne.
Vediamo tre domande:
- Come farò a superare tutto questo?
- Dov'è Dio quando il Cielo tace?
- Quando saranno esaudite le mie preghiere?
La prima di queste domande è:
Come farò a superare tutto questo?
"Poi giunsero in un podere detto Getsemani, ed egli disse ai suoi discepoli: «Sedete qui finché io abbia pregato». Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e cominciò a essere spaventato e angosciato. E disse loro: «L’anima mia è oppressa da tristezza mortale; rimanete qui e vegliate». Andato un po’ più avanti, si gettò a terra; e pregava che, se fosse possibile, quell’ora passasse oltre da lui. Diceva: «Abbà, Padre! Ogni cosa ti è possibile; allontana da me questo calice! Però non quello che io voglio, ma quello che tu vuoi»." (Marco 14:32-36)
La parola "oppressa" qui significa che Gesù è circondato dal dolore, il modo in cui lo avvolge è soffocante; Gesù qui sta sull’orlo di un totale crollo emotivo, spirituale e fisico. Come farà a superare tutto questo?
Quattro principi che dovremmo prendere come modello per sopravvivere ai momenti di desolazione nostri o degli altri.
- Posto
- Persone
- Preghiera
- Proposito
Quando ci sentiamo sopraffatti o oppressi, abbiamo bisogno di essere in un posto, in un luogo e con delle persone con le quali ci sentiamo al sicuro e di cui possiamo fidarci per stare al nostro fianco e camminare con noi attraverso la valle.
Quando il mio matrimonio è finito, ho chiesto a tre amici di essere i miei compagni di preghiera, ad un’altra di essere quella con cui potevo semplicemente sedermi e piangere, e ad un’altra ancora di essere la mia amica per le feste, quella affidata al ruolo di individuare quando ero giù e di chiamarmi e dire: "Dai, andiamo al Salsa Bar".
Ringrazio Dio per ognuna di loro, perché i loro modi diversi di servirmi hanno salvato me e i miei ragazzi nel momento del bisogno.
Tieniti al sicuro quando stai soffrendo. E a tua volta sii un posto sicuro per gli altri.
Quando siamo giù possiamo non averne voglia, ma dobbiamo continuare a pregare e ad aggrapparci alle promesse delle Scritture. Le nostre preghiere potrebbero essere nient'altro che quel mio grido silenzioso, ma se è tutto ciò che possiamo offrire, allora è ciò che offriamo.
Infine, forse la cosa più difficile di tutte, è cercare di trovare proposito, uno scopo. Lo scopo non è ignorare il dolore, o far finta che non ci sia, e nemmeno gioirne. Gesù nel Getzemani non ha mai detto di essere felice di ciò che stava per subire, ma sapeva di potersi fidare del Padre e che, per la gioia che avrebbe trovato dall'altra parte, era qualcosa che poteva affrontare. Come dice Pete Grieg: "Trova uno scopo nel dolore quando puoi, e trova uno scopo nonostante il dolore quando non puoi".
Dov'è Dio quando il Cielo tace?
“Dio mio, io grido di giorno, ma tu non rispondi, e anche di notte, senza interruzione.” (Salmo 22:2)
Voglio incoraggiarvi a capire che la Bibbia è assolutamente onesta (probabilmente più di noi) riguardo all'apparente silenzio di Dio. I salmi sono certamente pieni di grida che chiedono a Dio di alzarsi e rispondere.
Ma se il silenzio fosse qualcos'altro, come dice Pete Greig: "Il silenzio di Dio non è la sua assenza, ma piuttosto la sua presenza in un'altra forma"? E se lo vedessimo non come un'assenza di Dio, ma piuttosto come un tempo di attesa? Diamo uno sguardo ad alcune Scritture.
“Il Signore è buono con quelli che sperano in lui, con chi lo cerca.” (Lamentazioni 3:25 )
“Spera nel Signore! Sii forte, il tuo cuore si rinfranchi; sì, spera nel Signore!” (Salmo 27:14
“Quanto a me, io volgerò lo sguardo verso il Signore, spererò nel Dio della mia salvezza; il mio Dio mi ascolterà.” (Michea 7:7)
Viviamo in un mondo di gratificazione istantanea: lo voglio, lo voglio subito. Il fatto che possiamo essere connessi agli altri 24 ore su 24, 7 giorni su 7 - abbiamo persino un acronimo, FOMO (“Fear Of Missing Out”, che vuol dire paura di perdersi qualcosa) può sembrare che la pazienza e l'attesa non siano necessarie e certamente non sono più virtù. Eppure il frutto dello Spirito comprende la pazienza.
Ma quando l'attesa continua, e continua, e continua, è davvero facile che l'attesa diventi un luogo di incertezza. Ciò che ci aiuterà a superare questo periodo è una “memoria muscolare” ben sviluppata di "sante abitudini".
- Leggere
- Cantare
- Ricordare
- Sperare
Leggete la Bibbia! Ci viene promesso che la Parola non torna mai vuota a Dio; le frasi possono essere confuse e nel presente senza conforto, ma qualcosa sarà all'opera in noi nel profondo della nostra anima.
Cantate! Il Salmo 145:2 dice "Ogni giorno ti loderò", non quando ne ho voglia o quando mi sento felice, ma ogni giorno;
Ricordate! e pensa a tutte le volte che Dio ha risposto alle tue preghiere - io tengo un diario e quando mi sento scoraggiata amo leggere i modi in cui Dio ha operato in me e attraverso di me in passato; aggrappatevi alla speranza
“Manteniamo ferma la confessione della nostra speranza, senza vacillare; perché fedele è colui che ha fatto le promesse.” (Ebrei 10:23)
Tenere duro richiede uno sforzo, è un atto della nostra volontà. Può non avere senso per noi, ma lo facciamo, perché? Perché ci si può fidare di Dio. L'attesa non deve essere per forza un periodo in cui non succede nulla, ma può essere un momento in cui incontriamo Dio in modi nuovi e più profondi.
E la domanda finale:
Quando saranno esaudite le mie preghiere?
Spero che questa panoramica necessariamente rapida e breve di questo argomento così importante non vi abbia lasciato sconcertati. E spero davvero che quello che sto per dire non sembri banale, o una sorta di scappatoia cristiana.
Vivere nel periodo delle preghiere non esaudite può essere profondamente doloroso. Quando possiamo aspettarci che finisca e sentire Dio?
Lo dico con cautela, ma a volte non sarà in questa vita.
“Egli venne e prese il libro dalla destra di colui che sedeva sul trono. Quando ebbe preso il libro, le quattro creature viventi e i ventiquattro anziani si prostrarono davanti all’Agnello, ciascuno con una cetra e delle coppe d’oro piene di profumi, che sono le preghiere dei santi.” (Apocalisse 5:7-8)
Questa è un'immagine di Gesù alla fine dei tempi - è il colui del versetto 7 - al momento di porre fine a questa vecchia terra e alle sue vie. È a questo punto che ogni preghiera sarà esaudita.
Così ha spiegato il teologo Herrbert Lockyer: "I veri odori (l'incenso profumato nelle coppe del cielo) sono le preghiere del cuore dei figli di Dio... Ogni preghiera che è scoppiata in un singhiozzo da un cuore agonizzante, ogni sospiro del cristiano isolato ed in difficoltà, ogni gemito di chi tende verso Dio, si mescola qui con i canti di chi è felice e dei trionfatori". Nelle coppe d’oro ci sono le preghiere profumate dei santi in attesa di risposte.
È un'immagine davvero bella, ma quale conforto e quale significato possiamo trovare nel qui e ora?
Dobbiamo tornare al primo punto che ho sollevato tre settimane fa, ossia che la preghiera consiste nel sedersi con Dio e vedere la realtà dalla sua prospettiva. Come dice Peter Greig, "Forse noi vogliamo che sia riparata, ma Dio vuole che sia benedetta".
Nel qui e ora potrebbe non esserci nessuna guarigione, nessun marito, nessuna risoluzione della situazione.
Dobbiamo chiederci: "Come può essere redento, se non può essere rimosso?".
La mia amica Ruth era una maestra di scuola elementare e un pastore di successo nella mia chiesa battista locale, amava il suo lavoro e il suo ministero, entrambi erano fiorenti e lei stava facendo un ottimo lavoro. Poi un giorno si è svegliata e non riusciva a parlare, i medici non sapevano perché. La conseguenza fu che dovette lasciare sia l'insegnamento che il ministero e soffrì di un forte esaurimento nervoso di fronte a questa perdita.
Poi un giorno ci ha mandato un messaggio chiedendo di smettere di pregare per la guarigione, ma di iniziare a pregare per una rinnovata visione di ciò che Dio stava facendo.
Ora è a capo di un'associazione da lei fondata, Renew Wellbeing, che conta 150 spazi sicuri gestiti dalle chiese in collaborazione con professionisti della salute mentale; ha scritto tre libri e, pur dovendo ancora prendersi cura della sua voce, è in grado di tenere corsi di formazione e di parlare in pubblico.
Noi volevamo che fosse riparata, Dio voleva che fosse benedetta; noi volevamo che fosse rimossa, Lui voleva che fosse redenta.
Vivere con una preghiera non esaudita non è facile, ma credetemi, è fattibile!
Eugene Peterson scrive: "La fede si sviluppa dagli aspetti più difficili della nostra esistenza, non dai più facili".
Lasciatemi dire questa preghiera di Ignazio su di noi:
“O Cristo Gesù, quando tutto è buio e sentiamo la nostra debolezza e impotenza, dacci il senso della Tua presenza, del Tuo amore e della Tua forza. Aiutaci ad avere perfetta fiducia nel Tuo amore protettore e nel Tuo potere che rafforza, affinché nulla ci spaventi o ci preoccupi, perché, vivendo vicino a Te, vedremo la Tua mano, il Tuo scopo, la Tua volontà in tutte le cose.”
Amen.
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